stecc - GLI 
 STECCATI DELLA MENTE

di Fausta Genziana Le Piane

 

Vincitrice del premio
Le rosse pergamene

“Il verso di Fausta è quello sguardo adulto capace di smantellare gli steccati della psiche e scavare l’anima bambina”

Anna Manna
poetessa, presidente del premio “Le rosse pergamene”

 
 

Edizioni Penna d’Autore

La parola poetica: una parola riparatrice. E di immagine in immagine, di sentimenti in emozioni, il vero protagonista delle poesie sembra essere la parola, la parola poetica che ripara la perdita; la parola poetica che sembra preesistere all’esistenza stessa dell’io poetante. In fondo, non è al Poeta e alla parola poetica che questa raccolta vuole essere un inno? Si ritrova la doppia idea di poeta come difensore della parola e di scrittura come elogio del silenzio – ricostruzione di un mondo in cui il silenzio nascerebbe dall’equilibrio. Un silenzio interiore: la pace ritrovata. Grazie alla parola poetica, alla scrittura, si passa dall’io poetante al poeta, da una solitudine dolorosa ad una solitudine placata, dal desiderio del desiderio dell’altro – che non avviene – a un desiderio reinvestito nell’atto stesso dello scrivere e che si rivela fecondo e nutritivo. Virtù magnifica, dono della scrittura”.

PatricK Blandin – Università di Bordeaux

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Con che criterio un autore mette insieme le poesie di una raccolta? Non è detto che tutti adoperino gli stessi criteri. E allora mi domando: con che criterio lo fa Fausta Genziana Le Piane? Proviamo a ragionare su questo quesito utilizzando come traccia la raccolta “Gli steccati della mente” (Edizioni Penna d’Autore – 2009). Italo Evangelisti, che ha predisposto una interessante prefazione al libro, è stato un critico che ha raggiunto vette tecniche notevoli. Lascio allora alle sue parole, appunto, l’analisi nelle sue forme più tecniche e mi limiterò a cercare di capire e classificare le emozioni di Fausta che l’anno condotta a regalarci il libro in questione. (Ciao Italo, troppo presto ci hai privato di tutto ciò che ci davi, a partire dalla tua simpatia).
E allora partiamo; e Fausta lo fa con un guizzo di pessimismo sanguinario in un deserto di sentimenti. Cosa non ti fa talvolta la vita? Fortuna che c’è la poesia per compensare. Poi, continuando a urlare solitudine, ecco che si sconfina nell’eterna schermaglia fra Amore e Morte. Forse… Mica è detto che il compagno debba essere di necessità sempre tanto tragico.
Scopriamo poi il bisogno di perdersi irrimediabilmente in dimensioni oggettivamente diverse e lontane,ma, come sempre, intimamente percepite da Fausta come molto proprie. Ed ecco che l’autrice ci accompagna nel lebirinto dei suoi temi preferiti: Dimensione onririca che consente dolorose vie di fuga da una realtà troppo misera, concetto di maschera che rivela piuttosto che nascondere, cerchio magico dentro cui inseguire tutto ciò che manca alla vita reale. La forza creativa della poesia trascende i limiti delle parole e consente mete alltrimenti irraggiungibili: A chi ama la natura, ad esempio – e Fausta non v’è dubbio che l’ami – consente contatti intimi ed intimistici con l’oggetto dell’amore, complici immancabili divinità pagane che si fanno ruffiane per l’occasione.
Altro tema prediletto dall’autrice, le stazioni, consentono o promettono lunghi viaggi verso le illusioni, talvolta verso un destino letto nei fondi di stanche tazzine di caffè. Già, i caffè tanto amati.
L’amore al femminile può riguardare una figura genitoriale o l’altro sesso, magari soltanto implicitamente evocato, ma causa comunque di continue e impetose autoverifiche, prima di concedersi intimità interne alla pelle. Delicati pensieri avvolgono l’essere donna, visto da Fausta, prima che il desiderio approdi a lidi dove avviene lo scambio d’amore. Ma poi, quasi a non voler esagerare nei godimenti, ci si ritrae dall’imagine erotica per rifugiarsi in più rassicuranti esperienze che sanno di terre natie: amicizie fidate? Antichi sentori? Ma è solo un attimo. Si va fra guizzi di femminilità esotiche e di bellezze universali aqttraversando – in fuga – l’anima, per ripiombare in grembo alle inquietudini di un corpo violato. Da cosa? Da chi? Non è dato saperlo. Il cuore, tuttavia, rimane inviolato, forse unico sopravvissuto unitario alla primordiale scissione fra bene e male, bello e brutto, destra e sinistra, su e giù e, forse anche, fra maschio e femmina. E a un certo punto la contrapposizione si fa netta, spingendo ad additare lui, Casanova, giudicato un po’ prepotente e un po’ bambino. Poi per purificarsi dalle scorie dell’altro polo, ecco il tuffo in nuovi versi di femminilità, intrisi tuttavia di forti tracce corporali…
Ma incalzano anche altri titpi di amore, familiari, vegetali, fruendo di scenari di terrore, giocando con gli oggetti più comuni, nutrendosi dell’unitarietà prepotente di un sentimento forte.
E allora? Qual è il responso? Con che criterio Fausta ha messo insieme le poesie di questa raccolta? Il titolo forse inganna, rimanendo il sentimento dell’amore la chiave di lettura unitaria di questi versi. Esistono, è vero, tutti riproposti, i consueti temi di Fausta, ma si diluiscono nel più poetico di tutti, cantato con le note più armoniose che l’arte matura dell’autrice consente. E’ poco quel sentimento per giustificare le scelte di Fausta? Forse non è tutto, ma mica si più violare l’anima del poeta più di tanto… Quel che rimane non spiegato, in fondo, non fa altro che aumentare la bellezza di questi versi e il godimento che se ne può trarre.

Tommaso Maria Patti

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LA FALCE, STANOTTE

La falce stanotte
ha crudelmente reciso
greggi di pensieri
allo sbando
nei recinti della mente.

Ha duramente sgozzato
nebulose di sogni impazziti
alla deriva
nei cieli infiniti.

Senza pietà
ha sterminato lupi
alla rincorsa d’innocenti prede.

Urlando
ha snodato
danzando
i suoi netti contorni
lungo spiagge deserte
e ha deposto
stanca
la lama insanguinata.

Fausta Genziana Le Piane
http://www.faustartepoesia.org

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