Le analisi del Test-Salvagente, effettuate su una cinquantina di alimenti che mangiamo tutti i giorni, dimostrano la presenza di tracce del pesticida al centro di un dibattito scientifico e politico sulla sua tossicità. Ma i residui sono entro i limiti di legge
Dalla materia prima al prodotto finito la contaminazione è facile. Tracce di erbicida sono state trovate in alimenti, in oggetti di uso comune e perfino nelle urine umane. Il Test-Salvagente lo ha cercato nei prodotti a base di cereali (pasta, farina, biscotti, fette biscottate e corn flakes).
Il volume totale di glifosato spruzzato nel 2014 è sufficiente per trattare tra il 22 e il 30% dei campi coltivati al mondo. Nessun pesticida è mai stato irrorato in maniera così vasta.
Il glifosato in numeri
Nel 2015 abbiamo prodotto 4.398.326 tonnellate di grano duro e ne abbiamo importate 2.357.241, di cui 1.656.375 solo da Usa e Canada; abbiamo poi prodotto 2.996.168 tonnellate di grano tenero e ne abbiamo importate 4.324.377, di cui 281.730 dal Canada e 174.353 dagli Usa
Tracce del pesticida nella pasta:
Prodotti destinati all’alimentazione
Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo. Dal 1992 al 2012 il suo uso è aumentato di 140 volte solo negli Stati Uniti. Oggi, inoltre, è il fitofarmaco più collegato alle coltivazioni Ogm.
A marzo del 2015, l’Agenzia per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato il glifosato come un “probabile cancerogeno per l’uomo” e come tale lo ha inserito nel gruppo delle 66 sostanze a rischio.
Prodotti a base di farina:
Fonte: Test- Salvagente
Elaborazione dati a cura di Paola Cipriani
Il Test | Mensile dei Diritti, dei Consumi e delle Scelte
Glifosato, primo test in Italia: tracce in pasta e biscotti
Il Salvagente rivela residui dell’erbicida – al centro di un dibattito scientifico sulla sua tossicità – in una cinquantina di alimenti a base di cereali. Ma fortunatamente nei limiti di legge. I produttori: “Nessun rischio neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”
di Monica Rubino
ROMA – Dalla pasta ai biscotti, dai corn flakes alle farine fino all’acqua che arriva nelle nostre case: il glifosato, l’erbicida sviluppato dalla Monsanto (che lo distribuisce con il nome commerciale di Roundup) sembra essere dappertutto. A poco più di una settimana dal discusso voto del Parlamento Europeo che, il 13 aprile scorso, ha chiesto alla Commissione di rinnovare l’autorizzazione all’uso del diserbante per altri 7 anni in agricolura (contro i 15 inizialmente previsti), il Test Salvagente ha illustrato i risultati delle prime analisi italiane effettuate, da laboratori accreditati, su una cinquantina di alimenti che mangiamo (e beviamo) tutti i giorni e che saranno pubblicate sul numero in edicola dal 23 aprile. Svelando quanto sia difficile per i consumatori italiani trovare prodotti senza tracce di questa sostanza.
Una querelle scientifica (e politica). Sconosciuto fino a un anno fa, oggi il glifosato è al centro di una delicata querelle scientifica e politica. Da un lato c’è la posizione dello Iarc (agenzia dell’Oms di ricerca sul cancro), che a marzo del 2015 lo ha classificato come “probabile cancerogeno per l’uomo” in uno studio uscito su The Lancet Oncology. Dall’altro quella dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che invece a novembre dello stesso anno lo ha assolto e ha fissato la dose massima di assunzione giornaliera in 0,5 mg per kg di peso corporeo. In mezzo c’è la Commissione europea che, tra qualche settimana, dovrà decidere se tenere conto o meno delle richieste dell’Europarlamento in merito alla proroga dell’autorizzazione. E intanto in molti Paesi si allarga la schiera di chi è contrario all’uso del pesticida. Stiamo parlando dell’erbicida più diffuso al mondo, sintetizzato per la prima volta nel 1950. Da allora viene irrorato con numeri impressionanti: con 8,6 miliardi di chilogrammi spruzzati nel 2014, il volume di glifosato utilizzato è sufficiente a trattare tra il 22 e il 30% dei campi coltivati nel mondo. Mai nessuna sostanza è stata aspersa su una superficie mondiale tanto vasta.
Le analisi del Salvagente. Ma quanto glifosato, dai campi, finisce sulle nostre tavole? Dopo i residui ritrovati nelle birre tedesche e poi in quelle svizzere, il Test Salvagente ha condotto le prime analisi italiane per scoprire il livello di contaminazione in corn flakes, farine, biscotti, fette biscottate e pasta. Il risultato? “Una roulette russa – spiega il direttore Riccardo Quintili – in cui né le aziende né i consumatori possono stare tranquilli. Per una stessa marca, infatti, sono stati trovati lotti in cui è stato rintracciato l’erbicida accanto a lotti che non lo contenevano. I residui, fortunatamente sempre inferiori ai limiti di legge, testimoniano però una contaminazione diffusa, quasi ubiquitaria”.
REPDATA – LE TABELLE CON TUTTI I PRODOTTI ESAMINATI
Discorso diverso sull’acqua che beviamo tutti i giorni. Il mensile dei consumatori ha analizzato 26 campioni provenienti da diverse città italiane e in due casi l’Ampa, un derivato del glifosato che con l’erbicida condivide la presunta tossicità e gli effetti a lungo termine sulla salute umana, è risultato superiore ai limiti di legge nei campioni raccolti a Brusnengo, in provincia di Biella, e a Campo Galliano, comune nel modenese. “Nessuna Regione italiana – denuncia il Test Salvagente – analizza la presenza di glifosato e del suo metabolita Ampa nelle acque potabili, nonostante le raccomandazioni comunitarie”. Unica eccezione è la Lombardia, che però effettua il monitoraggio non sulle acque di rubinetto ma su quelle di superficie e profonde.
“L’Europa non sacrifichi agli interessi di pochi – conclude Quintili – uno dei suoi principi fondamentali, quello di precauzione, che stabilisce che di fronte a un possibile pericolo per la salute si debba vietare un prodotto o una sostanza. È il caso, chiaro, del glifosato, un pesticida che rischia di avvelenare i simboli del made in Italy”. Un timore che sembra interessare anche l’industria e il nostro ministro per le Politiche Agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, contrario alla riconferma nell’Ue e impegnato con il suo dicastero nell’elaborazione del “piano nazionale glifosato zero” sulle produzioni italiane, a prescindere dagli esiti del confronto europeo.
La replica dell’industria. Da parte loro i produttori di pasta e prodotti da forno invitano a non drammatizzare: “Evitiamo allarmi ingiustificati che rischiano di disorientare tutti, non solo i consumatori, ma anche chi produce alimenti – rassicura Mario Piccialuti, direttore di Aidepi, l’associazione di Confindustria delle industrie del dolce e della pasta italiane della quale fanno parte colossi come Barilla – Le quantità rilevate sono così minime che non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno”.
E, all’obiezione che l’Italia per produrre la pasta importa grandi quantità di grano dagli Usa, dove si fa uso di glifosato con il trattamento preraccolta, Piccialuti risponde: “Possiamo garantire i consumatori che la pasta italiana è assolutamente sicura. Il nostro modo di operare lungo le filiere e le analisi di verifica, che i nostri pastai conducono regolarmente, confermano l’assenza di glifosato nella nostra pasta o, nel caso di eventuali presenze, valori estremamente bassi, enormemente al di sotto dei limiti fissati dalla legge. Il grano importato dall’estero (che rappresenta in media circa il 30-40% di quello utilizzato dai pastai italiani, visto che l’altro 60-70% è di provenienza nazionale) viene controllato ancora di più di quello nazionale: una prima volta dal produttore nel paese di produzione, poi quando arriva in Italia dalle autorità sanitarie e dalle dogane. Passa poi il vaglio dei produttori di semola e infine dei pastai, che verificano eventuali residui, sia sulla semola che sulla pasta”.
Glifosato, tutti i prodotti sotto esame
Le analisi del Test-Salvagente, effettuate su una cinquantina di alimenti che mangiamo tutti i giorni, dimostrano la presenza di tracce del pesticida al centro di un dibattito scientifico e politico sulla sua tossicità. Ma i residui sono entro i limiti di legge.
Dalla materia prima al prodotto finito la contaminazione è facile. Tracce di erbicida sono state trovate in alimenti, in oggetti di uso comune e perfino nelle urine umane. Il Test-Salvagente lo ha cercato nei prodotti a base di cereali (pasta, farina, biscotti, fette biscottate e corn flakes).
Il volume totale di glifosato spruzzato nel 2014 è sufficiente per trattare tra il 22 e il 30% dei campi coltivati al mondo. Nessun pesticida è mai stato irrorato in maniera così vasta.
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ABBIAMO 12 MILIARDI ALL’ANNO DI FONDI EUROPEI PER L’AGRICOLTURA DAL 2016 AL 2020
NE BASTANO 7 PER RICONVERTIRE TUTTA L’ITALIA ALLA COLTIVAZIONE BIOLOGICA, GARANTENDO AGLI AGRICOLTORI IL 30% DI REDDITO IN PIU’, COSI’ COME PREVISTO DALLE NORME EUROPEE, a fronte dei mancati raccolti e maggiori costi dell’agricoltura biologica.
MENTRE SPENDIAMO OLTRE CENTO MILIARDI ALL’ANNO PER MALATTIE DEGENERATIVE PROVOCATE DA OLTRE 300 PESTICIDI PRESENTI NEGLI ALIMENTI E NELLE ACQUE CHE BEVIAMO (1 miliardo di € è il fatturato di pesticidi in Italia). E IL PIU’ PRESENTE E’ PROPRIO IL GLIFOSATE…
Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo
Studio AGERNOVA – Servizi Avanzati per l’Agroecologia e la Ricerca
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG)
tel 075-8947433, Cell 347-4259872
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