Hanno studiato ad Harvard, vinto medaglie alle Olimpiadi o guidato grandi aziende. Uno staff (femminile) di numeri uno per una missione: portare la Clinton alla Casa Bianca
di Costanza Rizzacasa d’Orsogna
Il mercoledì indossano tailleur-pantaloni, aveva ironizzato Elle Usa, che ad alcune aveva dedicato un servizio. Sono la squadra al femminile di Hillary Clinton. Tostissime e con curriculum di peso. Vanno ad aggiungersi a sussurratrici storiche come Neera Tanden e Cheryl Mills (che però non hanno un ruolo ufficiale in questa campagna elettorale). Ecco il “Chi è chi” rosa di Hillaryland.
Il braccio destro
Musulmana, 38enne, cresciuta in Arabia Saudita, Huma Abedin, numero due della campagna elettorale, è la persona più vicina a Hillary. Che conosce da quando entrò alla Casa Bianca di Bill Clinton da stagista e fu assegnata allo staff della first lady. Non si sono più lasciate. Gli stilisti l’adorano e Hillary, che le è rimasta accanto durante lo scandalo sessuale che ha coinvolto il marito Tony Weiner, ha detto di lei: «Se avessi due figlie, l’altra sarebbe Huma».
Le coordinatrici
Prima tra i latinoamericani capo dello staff di un senatore, la 40enne Amanda Renteria, ex campionessa di basket e figlia di un contadino messicano, è la political director di Hillary. Studi a Stanford e Harvard, è stata analista finanziaria in Goldman Sachs e candidata democratica al Congresso. La sua vice, la 30enne Brynne Craig, aveva giurato già bambina che se un giorno Hillary si fosse candidata presidente le sarebbe stata accanto. Indispensabile per la vittoria in Nevada nel 2008, era poi entrata nello staff di Obama, convincendo gli elettori porta a porta. E ora si ripete.
Le ragazze digital
Stephanie Hannon, 40 anni, è il chief technology officer di Hillary, prima donna a conquistare questo ruolo in una campagna elettorale nazionale. Bambina prodigio, a 16 anni realizzò un ginocchio artificiale. Da lì Stanford, Harvard e poi Google, dove ha contribuito allo sviluppo di Gmail e Google Maps. Nel tempo libero fa triathlon e nuota con gli squali. Katie Dowd, sociologa, è la digital director, ovvero Hillary sui social. È lei che ne ha confezionato la famosa bio di Twitter (“hair icon, pantsuit aficionado”), curando poi, con uno staff di 150 persone, lo sbarco su Instagram e la playlist di Spotify. La sua vice è Jenna Lowenstein di “Emily”: la lobby rosa, primo finanziatore della Clinton, che si adopera per eleggere candidate dem a favore del diritto all’aborto.
Le secchione del legislativo
Figlia di un’immigrata indiana, luminare della ricerca sul cancro al seno, e sorella del procuratore generale della California, l’attivista per le donne di colore Maya Harris, 48 anni, è stata, a 29, la preside più giovane di una scuola di legge americana. Già dirigente dell’Aclu (American Civil Liberties Union), ha sposato Tony West, numero tre del dipartimento di Giustizia. Il suo apporto, osservava Fortune, è già evidente nei discorsi di Hillary contro l’incarcerazione di massa e la tutela legale dei lavoratori clandestini. Lavora insieme ad Ann O’Leary, 43 anni, specializzata in politiche economiche. Figlia di un sindacalista, sposata a un giudice della Corte Suprema della California, affianca i Clinton dagli anni Novanta, quando seguì una campagna nazionale di successo per la prevenzione delle gravidanze minorili. Le sue priorità: congedo parentale pagato, sostegno ai genitori single e aumento del salario minimo.
Portavoce & consigliere
Jennifer Palmieri, 48enne del Mississippi, per seguire Hillary si è dimessa da direttore della comunicazione della Casa Bianca e con lei spera di tornarvi. Carriera iniziata con Leon Panetta, ex numero uno della Cia, ha lavorato nei due mandati di Bill Clinton ed è amica di John Podesta, capo supremo della campagna di Hillary. La sua vice, Karen Finney, è anche portavoce, ha 47 anni e discende da una famiglia di schiavi. Già numero uno della comunicazione per la Direzione nazionale del partito democratico, ha condotto un talk politico su Msnbc.
Mandy Grunwald, 57 anni, confeziona gli spot e i messaggi elettorali. Figlia di noti giornalisti, frequentava già bambina Barbara Walters (popolarissima conduttrice tv, tra le sue interviste più seguite quella a Monica Lewinsky nel 1999, ndr), e la sua scuola, femminile, aveva per motto “Batti i maschi”. Vicinissima da sempre ai coniugi Clinton, nel 1992, giovane consulente per i media, difese lui in tv dalle prime accuse di infedeltà. Architetto della vittoria di Hillary al Senato nel 2000, è stata consigliere di quasi tutte le senatrici democratiche in carica.
A curare l’immagine pubblica di Hillary (leggi, umanizzarla) è Kristina Schake, 50 anni, già artefice della popolarità di Michelle Obama. È stata lei – ex capo della comunicazione di L’Oreal Usa e consulente di Maria Shriver e Al Gore – a suggerire alla First Lady il “ballo della mamma” al talk show di Jimmy Fallon (23 milioni di visualizzazioni su YouTube). Ora, dicono, l’aspetta la sfida più difficile.
Il genio del marketing
A gennaio Wendy Clark, capo del marketing di Coca-Cola Nord America, ha preso tre mesi di sabbatico per aiutare Hillary a sviluppare il proprio brand. Più volte citata da Fortune tra le persone più influenti del mondo degli affari, nel tempo libero continua ad assisterla e sui social è la sua prima fan.
La nazional-popolare
Da pattinatrice ha vinto quasi tutto. Scelta da Hillary per popolarità e origini cino-americane, Michelle Kwan, classe 1980, ha un’autobiografia bestseller, contratti con la Disney ed è un modello per le ragazzine. Dopo il ritiro dalle gare ha iniziato una carriera diplomatica, diventando inviata in Asia del Dipartimento di Stato.
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