di Anna Camposampiero

domenica 19 luglio 2009
da SOCIALPRESS

I golpisti

La dittatura sta portando avanti una campagna per giustificare di fronte alla comunità nazionale e internazionale la repressione violenta delle manifestazioni pacifiche contro il colpo di stato e i suoi dirigenti. Per questo è stato dichiarato che “in Honduras si stanno organizzando gruppi armati appoggiati dai nicaraguensi, cubani e venezuelani” e accusano Chavez di stare preparando una cospirazione per provocare un magnicidio (ndt omicidio di personaggio importante, generalmente politico).
Daniel Ortega ha respinto le segnalazioni che la dittatura ha fatto su un possibile intervento armato del Nicaragua in Honduras e afferma che non ha inviato né invierà truppe alla frontiera. Nella notte ha accusato l’esercito dell’Honduras di aver spostato nelle ultime ore “carri armati, cannoni e artiglieria antiaerea” come parte di uno “spiegamento militare impressionante” lungo il confine comune.
La dittatura ha chiesto l’intervento del Consiglio di Sicurezza della ONU, argomentando minacce e atti di provocazione del governo venezuelano.

Reazioni nel mondo

La comunità internazionale continua a reagire, con diversi approcci, davanti allo sviluppo del colpo di stato in Honduras:
Fidel Castro ha identificato la responsabilità degli Stati Uniti nel colpo di stato e come i negoziati che iniziati dal presidente del Costa Rica, Oscar Arias, beneficiano la dittatura nel rimandare l’esigenza di reinserimento immediato del presidente Zelaya.
La proposta del presidente Arias per i negoziati contiene tre elementi: un governo di riconciliazione con la partecipazione del presidente Zelaya e rappresentanti dei settori golpisti; amnistia per i diletti politici che mette sullo stesso piano quello che ha commesso la dittatura con le accuse che si imputano a Zelaya; abbandono di qualunque intento di riformare la costituzione in Honduras.
Il 15 luglio c’è stato un dibattito nel Parlamento Europeo nel quale la commissaria Catherina Ashton, in qualità di rappresentante della Commissione Europea, ha menzionato che non si è deciso ancora di interrompere la cooperazione ma che sono stati interrotti (put on hold) i pagamenti del Piano di Cooperazione 2007-2013. Non ha annunciato che si pensa di interrompere le facilitazioni commerciali SPG+ che sono condizionate a 27 convenzioni internazionali sui diritti umani e ambientali, nonostante che vari eurodeputati lo abbiano chiesto, così come la Confederazione Europea dei Sindacati.
Negli Stati Uniti gli analisti criticano il ruolo della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) sulla situazione in Honduras. Affermano che imponendo sanzioni immediate si è autoesclusa come possibile negoziatore e che questo sottostà all’alleanza di Josè Miguel Insulza, il Segretario Generale, con i paesi a favore di Chavez per assicurarsi la rielezione della sua carica il prossimo anno. Nello stesso tempo alcuni componenti repubblicani del congresso hanno firmato la dichiarazione Connie Mac, appoggiando il colpo di stato. Dall’altra parte, fino ad oggi 22 componenti del congresso degli Stati Uniti hanno sottoscritto una dichiarazione nella quale sollecitano il presidente Obama e il Dipartimento di Stato una dichiarazione formale che in Honduras c’è stato un colpo di stato.
I settori produttivi centroamericani sono “enormemente preoccupati” per la “governabilità di alcuni paesi” e per “tutto quello che ha significato ingerenza manifesta di altri paesi nella regione”.
In Bolivia la cancelliera dell’Honduras, Patricia Rodas, ha domandato agli Stati Uniti di intraprendere azioni incidenti e definitive per frenare il colpo di stato perpetrato contro il suo paese e contro il presidente costituzionale Manuel Zelaya. Ha denunciato il saccheggio delle riserve del suo paese ad opera dei golpisti e ha annunciato, in accordo con la Associated Press, che Zelaya pretende installare una sede alternativa del governo per poter, da lì, “dirigere quello che chiama la battaglia finale contro i golpisti”.
Le cancellerie dei paesi del Nord America hanno riaffermato la fiducia nella mediazione di Arias e chiedono che non ci sia l’intervento di altri paesi. Non hanno fatto menzione del rientro di Zelaya come condizione per restaurare la democrazia in Honduras.
Il governo di Panama ha annunciato che non imporrà sanzioni economiche. Nonostante abbia ritirato il suo ambasciatore da Tegucigalpa, mantiene canali di comunicazione con il governo di fatto. Nello stesso spirito del presidente Arias, ha chiesto come elementi di soluzione del conflitto la realizzazione delle elezioni e “riconciliazione nazionale con amnistia per tutti”.
I paesi membri dell’ALBA chiederanno alla OEA di non riconoscere le elezioni che verrebbero convocate dai golpisti in Honduras e la realizzazione di una nuova assemblea generale affinché eserciti ancora più pressione sul governo di fatto dell’Honduras.
Rafael Correa si è appellato al governo degli Stati Uniti affinché assuma una posizione più dura contro il colpo di stato in Honduras, e ha segnalato che “possono esserci settori della destra che stanno sostenendo questo colpo di stato e il Comando Sur ha basi in Honduras (ndt base degli Stati Uniti conosciuta come “Palmerola” del Comando Sur)”.

Solidarietà centroamericana

Giovedì 16 luglio, circa un centinaio di attivisti del Movimento Sociale Nicaraguenze “Otro mundo es posible”, Capitulo Nicaragua della ASC, hanno bloccato le attività commerciali nel posto di frontiera di Las Manos, nel dipartimento a nord di Nuova Segovia, per più di 4 ore. La chiusura di questa frontiera, in piena strada panamericana, era parte di una serie di blocchi frontalieri coordinati tra movimenti sociali e popolari del resto del paese del Centroamerica, in solidarietà con la lotta di resistenza al colpo di stato.
In El Salvador, il 17 luglio ci sono stati blocchi alla frontiera di Amatillo e nel Poy, convocati dai movimenti sociali.

La resistenza

La resistenza popolare alla dittatura continua nel paese, nonostante la comunità internazionale abbia ridotto la pressione su Micheletti. Il Fronte di Resistenza contro il colpo di stato ha realizzato blocchi sulle strade in uscita dalla capitale, a Juticalpa, Catacamas, Olancho, Colon, Atlantida, Comayagua, Santa Barbara, El Paradiso, Copan e Choloma Cortes, che sono “vie strategiche per impedire il trasporto di prodotti e mercanzie e in questo modo dare un duro colpo all’economia delle imprese oligarchiche”. Ci sono stati incidenti gravi con l’esercito e alcune zone sono fortemente militarizzate.
Il deputato e candidato alla presidenza dell’Honduras per il partito di sinistra Unificacion Democratica (UD), Cesar Ham, è rientrato nel paese per aggiungersi alla lotta contro il regime golpista.
Dirigenti del movimento popolare e sociale dell’Honduras hanno dichiarato che dal Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato si sta organizzando uno “sciopero generale” in tutti i settori, se entro questo fine settimana non si ristabilisce l’ordine costituzionale.
Alcuni dirigenti del Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato si recheranno in Costa Rica per partecipare alle riunioni di mediazione.

Segreteria. Alianza Social Continental (ASC)
Tegucigalpa, 17 luglio

(traduzione a cura di Anna Camposampiero)

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