Mostra di Laura Pitscheider

controvento - I 
 COLORI DELLA SCRITTURA
Controvento

Laura Pitscheider espone, dal 7 al 21 marzo, alla Fondazione Marazza di Borgomanero (NO) un ciclo di opere su carta. Diversi sono stati, negli anni, i modi espressivi da lei utilizzati: pittura, incisione, fotografia, installazioni.
Nella mostra che verrà presentata alla Fondazione Marazza – coerentemente con le caratteristiche istituzionali della sede espositiva, che è Biblioteca Pubblica e Casa di Cultura – l’attenzione dell’artista si concentra sull’atto dello scrivere; sulla scrittura come segno e colore. “I colori sono l’anima della forma, le parole sono il corpo del suono. Colore è vibrazione, come parola è “pneuma”e l’incontro tra poesia e pittura è la loro fusione musicale. Nella mostra vi saranno anche alcuni “Libri d’Artista” che sono già stati presentati alla Biennale del “Libro d’Artista” della Città di Cassino nel 2007”, si legge nel comunicato stampa dell’evento.
Laura Pitscheider stessa descrive in questo modo il significato della propria ricerca: “Se pensassimo alla parola come origine della vita,allora la vorremmo coltivare in un luogo meraviglioso, ma protetto, occultato. E se a pensare questo fosse un pittore, per preservarla, le costruirebbe attorno un “paradiso” di carta, intessendo segni vibranti, interrotti da leggeri bagliori. Da questo nascerebbe un giardino immaginario,dove le parole potrebbero fiorire o rifiorire in luoghi sacri e inviolabili,dove il segno si fa parola, la parola colore,ed insieme poesia. Ma questi luoghi inviolabili,reclamerebbero un confine, perché laddove la vita è creazione continua, chi vi vuole accedere, o accetta di passare attraverso i luoghi dell’ombra, o accetta di osservare attraverso il velo. E’ un processo iniziatico e ogni poeta, ogni artista lo sa.
E Silvia Sereni così conclude un suo scritto: “Laura gioca con le parole, le trasforma in segni, che vivono autonomamente. Spesso si tratta di lettere cancellate: niente garantisce che il linguaggio coincida con la vera sostanza delle cose. Parole quindi come segni…”

Eleonora Bellini

 

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