Da Orizzonti Nuovi del 1 Marzo 2003

La modifica all’articolo 51 della Costituzione, il muro abbattuto, le attese delle donne di Wanda Montanelli

Era il 2 giugno 1946, molti di noi non erano ancora nati. Le donne votavano per la prima volta alle politiche. Due anni più tardi, nel 1948 entrava in vigore la Costituzione che sanciva l’uguaglianza di diritti tra i sessi.
Da allora ad oggi questa agognata uguaglianza non si è realizzata, non almeno nei termini previsti dalla Costituzione: “Tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”. Negli uffici pubblici la presenza femminile è numerosa. Pare che le donne siano più abili a vincere i concorsi, le dirigenze maschili superano però di gran numero gli incarichi affidati alle donne. Per ciò che riguarda il Parlamento, siamo, con il 9,2 % di presenze femminili, all’ultimo posto in Europa e al sessantanovesimo nel resto del mondo. Ci precedono, manco a dirlo, tutti i paesi del nord Europa con dati di presenza femminile, per esempio in Svezia del 42,7%. Siamo superati nelle percentuali anche da paesi asiatici e africani come il Congo, Laos, Mozambico e Zimbawe.
La modifica all’articolo 51 della Costituzione, appena approvata, aggiunge al testo appena citato “A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Può bastare? Marina Piazza, presidente della Commissione Nazionale parità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sollecita l’applicazione della modifica attraverso leggi elettorali. “altrimenti sarebbe una vittoria di Pirro” afferma. Stefania Prestigiacomo, attuale ministro per le pari opportunità sottolinea il fatto che realizzare la modifica con un governo di centrodestra significa davvero aver abbattuto un muro. Non sono d’accordo con lei alcune senatrici della Margherita che lamentano la scarsa presenza dei parlamentari del Polo in aula.
La Costituzione che si tinge di rosa è, secondo la maggioranza delle donne, solo un primo passo per cambiare la struttura di quei “club maschili” che sembrano essere oggi i luoghi di decisione e di potere. Alle Camere attualmente gli uomini sono il 90 per cento degli eletti. Le senatrici solo 26 contro 298 colleghi uomini con un elettorato femminile che è il 52% del totale.
Nel 1994 erano state previste “quote rosa” nelle liste proporzionali. La Corte Costituzionale un anno dopo le cancellò. Nessuno però sembra volere le “donne panda”, che al pari di animali in via di estinzione vengono tutelate e protette. Molte donne rifiutano questa forma di agevolazione alla partecipazione femminile. Tra queste Katia Bellillo, ex ministro delle pari opportunità, che suggerisce una modifica della legge sul finanziamento pubblico ai partiti e penalizzazioni con tagli fino al 10% per quelli che dimostrano di non avere adeguata rappresentanza di donne negli organismi dirigenti e nelle rappresentanze istituzionali. Ma quali sono i governi che hanno maggiormente operato in favore dell’eguaglianza? L’attuale governo Berlusconi non ha fatto granché. Siamo ai minimi storici della rappresentanza femminile. I picchi più altri li rammentiamo nel governo Ciampi, con 91 donne alla Camera e 29 al Senato, Irene Pivetti nominata Presidente della Camera, ed Emma Bonino prima donna Italiana alla Commissione Europea. Un vero record .
D’alema, nel 1994 mise in piedi un governo in cui le donne ministro erano sei e le sottosegretarie dieci.Oltre a ciò, Rosa Russo Iervolino fu il primo ministro dell’Interno donna. Non male.
Da sondaggi realizzati in più occasioni pare che gli elettori non diano troppa importanza al sesso del candidato. Si sceglie in base ai programmi o alle ideologie. Allora come mai le donne non emergono? E’ opinione diffusa che le “azioni positive” per aumentare la democrazia paritaria debbano essere compiute dai partiti che scelgono i candidati e i collegi. Potrebbe bastare assegnare i buoni collegi a candidate e candidati in numero pari. Naturalmente in presenza di pari capacità. Non è difficile farlo

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