Pane, amore e fantasia

On.SALVO RAITI
(deputato regionale Sicilia)
fonte: Orizzonti Nuovi

La formula, in fondo, è una formuletta. È semplicissima e altrettanto facile sarebbe la sua applicazione se solo, in Italia, si avesse la volontà di metterla in pratica. È la ricetta per la pacifica e costruttiva convivenza tra indigeni e immigrati in territorio italiano e in Europa. Ma non si applica. Si preferiscono, piuttosto, leggi oltremodo e dannosamente restrittive o “leggine” tappabuchi. Si fanno anche giuste battaglie morali (politiche? scientifiche?) per stabilire lo stato di persona degli embrioni e si fa fatica a considerare persone gli extracomunitari che arrivano – rischiando e spesso perdendola, la vita, ancor prima di approdare – sulle nostre coste. Ricordiamo, per esempio, i tristi anni dell’aggressione alla Serbia di Milosevic? Dicevano, che bisognava difendere i poveri kosovari albanesi. A dirlo erano le stesse autorità che, contemporaneamente, proponevano di sparare sui gommoni carichi di …kosovari albanesi. Discrasia, follia o “perbenismo interessato o realtà fatta di vuoto”?
I nostri Cpt sono (perdonate la banalità) dei lager veri e propri. Basti pensare che l’Ue ha chiuso quello in contrada S. Benedetto ad Agrigento, perché non ritenuto idoneo secondo le basilari regole umanitarie! Piuttosto che riconoscere lo status di profughi di decine e decine di poveri cristi, non si effettuano i reali e necessari controlli, si decide per una sorta di dichiarazione di clandestinità di massa e, con operazioni altrettanto di massa, si rimpatriano. Parola grossa, “rimpatriano”, visto che poi vengono tutti caricati su qualche cargo militare della destinazione del quale ben poco si sa e, bene che vada, finiscono in Libia anche albanesi, rumeni, ruwandesi, nigeriani, profughi dal Sael, dalle guerre etniche del Corno d’Africa, eccetera.
Deputati e senatori del centrosinistra, alla fine di ogni visita ai centri di accoglienza (ma cambiamolo, ‘sto nome!) finiscono con il presentare esposti in procura, visto che le denuncie politiche – e umanitarie – lasciano il tempo che trovano. “Medici senza frontiere” chiede il commissariamento di alcuni cpt e a gestire gli stessi (45 euro al giorno pax) è, quasi in toto, una organizzazione che fa capo al fratello gemello del ministro Lunardi (lo stesso che è proprietario della ditta, intestata alla propria moglie, che ha fatto i lavori a villa Certosa). Business su business.
La soluzione? Una sola. Anche il premier, se pur in modo politicamente peloso, ha espresso questo stesso concetto: affrontare il problema alla radice: intervenire nei paesi d’origine per cercare di eliminare i motivi, non soltanto economici, che spingono alla fuga verso quei Paesi, magari in piena recessione, che le tv via satellite fanno loro credere tutti lustrini e donne lustre, e uomini satolli d’ogni cosa. Intervenire non andando a concludere affari sulla pelle dei poveracci, non comportandoci come ci siamo già comportati per decenni in Somalia ove abbiamo peggiorato la situazione, non esportando la democrazia a colpi di cannone, tanto poi ricostruiamo noi e facciamo altri affari su affari. Per innescare un circolo virtuoso finalizzato a ciò, occorrono leggi ad hoc e menti adatte, interventi e piani di lavoro: in poche parole, mandare a casa, alle prossime politiche, gli oscurantisti della politica, sarebbe un buon inizio.
E, se malgrado tutto, continuerà il flusso migratorio verso l’Italia e l’Europa? Semplice: basta applicare il principio multiplo di Vittorio De Sica. Pane, appunto, amore e fantasia. E ricordarci che siamo stati emigranti pure noi, che su questa Terra siamo tutti provvisori e clandestini e che Italia e Ue sanno bene che, di questi migranti, in fondo, abbiamo bisogno, sia per il mercato del lavoro sia per crescere culturalmente. Per questo, occorre che l’Ue diventi presto una unione politica, e non solo economica, e forse i “No” di Francia e Olanda, fuori dal paradosso apparente, possono aiutarci, per accelerare il cammino.

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