New York, riuniti da una serie di coincidenze nel 1980. Uno si è ucciso.
Il responsabile dell’esperimento non si è mai pentito
Da sinistra: Eddy Galland, David Kellman, Robert Shafran, tre gemelli separati alla nascita
(foto della famiglia/studio Neon/Ap)
di Leonard Berberi – lberberi@corriere.it
Non si fosse iscritto a quel college, nell’autunno di 38 anni fa, loro e noi forse non avremmo saputo mai nulla. Del resto i protagonisti di questa storia erano stati posizionati a una «distanza di sicurezza», nel raggio di un centinaio di chilometri, proprio per evitare incontri fortuiti. Il destino, però, aveva altri piani. Nel 1980 Robert Shafran, ragazzone dal sorriso contagioso, i capelli ricci, un QI di 148 (sopra i 140 l’intelligenza viene considerata quasi geniale) e il fisico ben delineato frutto di un’intensa attività fisica si presenta per la prima volta nei corridoi del Sullivan County Community College, Stato di New York. È timido e impacciato. Non conosce nessuno. Ma tutti conoscono lui. I ragazzi gli danno le pacche sulle spalle. Le ragazze lo baciano. Lui è incredulo. Anche perché lo chiamano «Eddy». Compreso Michael Domitz, il suo nuovo compagno di stanza. Che poi gli racconta che Robert era identico a Eddy Galland, un ragazzo che aveva frequentato lo stesso istituto fino all’anno prima.
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