Non mi vergogno di rivelare che, mentre sto scrivendo queste poche righe, ho le lacrime agli occhi. Per la rabbia, lo sdegno e il dolore nel vedere le facce addolorate e piene di grande dignità di due donne nella trasmissione di Michele Santoro: la sorella e la moglie di due morti sul posto di lavoro.
Donne che hanno perso una sorella e un marito, che lasciano nel dramma esistenziale e umano le rispettive famiglie, e soprattutto i figli ancora piccoli.
Nel giorno dei funerali delle 4 (per ora) vittime della Thyssenkrupp, Santoro e Anno Zero stanno evidenziando, con un giornalismo “serio” e diretto, le testimonianze del dolore e della rabbia di operai e familiari. Di gente che vive del proprio lavoro, remunerata da miseri salari, in luoghi ed ambienti dove si può anche perdere la vita. Per il cattivo funzionamento di una macchina, per una semplice disattenzione, per mancanza di “investimenti” sulla sicurezza degli ambienti e degli impianti, delle macchine e delle attrezzature.
E nei giorni dei funerali delle vittime il solito “coro” di dichiarazioni tanto rituali quanto inutili e provocatorie. Dal Capo dello Stato che continua a dire “basta”…. al Capo del Governo, dal Presidente di Confindustria….. ai Dirigenti sindacali, dai Partiti politici….. ai vari rappresentanti delle Istituzioni….. Parole…parole…parole….
Nel 2006 si contano 1300 morti “bianche”. Una vera e propria guerra con il rischio e la morte. Decine di migliaia di infortuni non mortali che portano all’invalidità totale o parziale… Sono cifre allucinanti, inammissibili, inaccettabili.
La Thyssenkrupp negli ultimi dieci anni ha aumentato i suoi profitti del 90%. I suoi operai, sempre negli ultimi dieci anni, solo il 5%! In queste cifre c’è la ragione di fondo, in queste cifre c’è lo scandaloso divario tra le condizioni economico-sociali dei poveri operai e dei ricchi industriali!
Anche la Chiesa continua a denunciare e deplorare il sistema consolidato dell’esclusivo conseguimento del “profitto” a discapito della dignità sociale e della vita di chi vive “offrendo” il proprio lavoro per lo sviluppo della società umana.
Mi accorgo che anch’io rischio di aggiungere parole a tante parole già dette e scritte. Mi racchiudo di nuovo nel silenzio e nel dolore pensando a tutti gli operai che nei vari posti di lavoro continuano a lavorare per far crescere i figli e farli studiare.
Come ha fatto mio padre, la persona che mi ha dato la vita e mi ha insegnato a vivere con fierezza e dignità, scomparso esattamente due mesi fa, dopo cinque anni di sofferenze inerarrabili per una grave malattia e tutta la vita trascorsa a lavorare da operaio in Italia e all’estero.
Un operaio, nato povero, in una famiglia numerosa, il secondo di 11 figli. E morto povero. Con una pensione di 500 euro al mese, dopo una vita passata a lavorare per far studiare e crescere i suoi figli con enormi sacrifici.
Umile, mite e pieno di dignità. Come tutti gli operai. Mi diceva, quando ero ancora bambino delle elementari: – “Studia figlio mio, mi raccomando, altrimenti i ricchi e i potenti ti sfrutteranno – e mostrandomi le sue mani ruvide piene di calli continuava: – ” Non voglio vedere le tue mani come le mie! –
L’umiltà, la modestia, la forza d’animo e la dignità di un operaio continuano a trasmettere esempi di vita e valori di vera umanità. Allora basta con le parole! Si passi ai fatti!
Eduardo Rina
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