(DIRE) Roma, 26 feb. – Piu’ che stracci volano querele nell’Italia dei valori tra Wanda Montanelli, responsabile Donne del partito, e il suo leader Antonio Di Pietro. Che dovra’ comparire al tribunale di Milano- stando a quanto riferisce, in una nota, Montanelli annunciando di averlo citato in giudizio- per rispondere “delle somme accantonate negli ultimi anni ai sensi della legge 157/99 e non destinate alla promozione delle donne”.
Montanelli, gia’ protagonista di uno sciopero della fame contro la penuria di candidature ‘rosa’ nel 2006, ritorna dunque alla carica contro Di Pietro, che “finge di non sapere -accusa- che all’interno dell’Idv e’ aperta da anni una questione femminile ed e’ a tutt’oggi irrisolta”. La responsabile del dipartimento Politiche di genere e’ netta: l’ex pm -denuncia Montanelli- persevera ‘diabolicamente’ la sua “dissennata politica di discriminazione o di premiazione dell’ultimo/a arrivato/a a scapito di tutte quelle donne che da anni lavorano indefessamente per costruire l’Italia dei valori”. Insomma, anziche’ premiare quelle donne che si sacrificano per la crescita del partito, Di Pietro punta su “chi considera Idv come un taxi su cui salire all’ultimo momento per raggiungere uno scranno parlamentare”.
Montanelli ci vede malizia da parte del leader di Idv: “Io capisco che il ricorso estemporaneo, a poche ore dalle urne, a quelle che l’onorevole Di Pietro chiama ‘donne della societa’ civile’ possa tornar utile per non impegnare i finanziamenti che il partito riceve annualmente per la promozione della componente femminile”. E pero’, se cosi’ e’, “si abbia almeno la coerenza- dice Montanelli- di non indicare quelle somme a bilancio, visto che ne’ a me, come responsabile nazionale delle Consulta femminile, ne’ alle esponenti regionali del partito da me consultate risulta che tali cifre siano mai state rese disponibili in questi anni”.
E di qui la decisione di citare Di Pietro in giudizio, di chiedergli conto dei bilanci puntando a farlo dichiarare “inadempiente rispetto al perseguimento degli scopi e delle finalita’ proprie del partito indicati nello Statuto in merito alle pari opportunita’”. Con tanto di indennizzo- sintetizza Montanelli- “per l’insieme di attivita’ gravemente discriminatorie, ma vorrei dire persecutorie, poste in essere dal presidente Di Pietro nei miei personali confronti”.

MONTANELLI (IDV) CITA IN GIUDIZIO DI PIETRO:
SU CANDIDATURE DONNE OSTINATO A ‘PERSEVERARE DIABOLICUM’

IN CENTINAIA DI DOCUMENTI E CITAZIONI A TESTIMONIARE IL “J’ACCUSE” DELLA LEADER DELLE DONNE DEL PARTITO CHE CHIEDE DI ACCEDERE AI FONDI DELLA 157 E PUNTA A DICHIARARE L’EX PM INADEMPIENTE DELLO STATUTO

Roma, 26 feb 2008 – “L’on.le ministro Antonio Di Pietro finge di non sapere che all’interno dell’Italia dei Valori è aperta da anni una questione femminile ed è a tutt’oggi irrisolta”. A lanciare il proprio monito contro il presidente dell’Idv alla vigilia della presentazione delle candidature per il Parlamento è la responsabile nazionale del Dipartimento Politiche di Genere, e della Consulta Nazione Donne del partito, Wanda Montanelli.
“Nonostante l’errore commesso dal Presidente alle Elezioni Politiche del 2006, quando mi vidi costretta a ricorrere a un prolungato sciopero della fame per far rilevare che l’unica candidata donna interna al partito collocata nelle liste in condizione di reale eleggibilità era la tesoriera Silvana Mura, mi pare si sia deciso di perseverare ‘diabolicum’ in questa dissennata politica di discriminazione o di premiazione dell’ultimo/a arrivato/a a scapito di tutte quelle donne che da anni lavorano indefessamente per costruire l’Italia dei Valori. E’, invece, proprio a tutte queste donne, ai loro talenti, al loro impegno e ai loro sacrifici, che si deve la crescita del partito e non certo a chi considera Idv come un taxi su cui salire all’ultimo momento per raggiungere uno scranno parlamentare. Tra l’altro – aggiunge la Montanelli – oggi sappiamo, purtroppo, che riguardo alle ultime elezioni i fatti mi diedero poi ragione. L’on.le Mura fu effettivamente, come da me facilmente profetizzato, l’unica deputata tra le 3 donne elette in Parlamento a provenire dal partito (su un totale, si badi bene, di 25 parlamentari), mentre le “cooptate” Gasparrini e Rame, entrambe non cresciute politicamente nell’Italia dei Valori, abbandonarono poi l’on.le Di Pietro al suo destino.
Io capisco che il ricorso estemporaneo, a poche ore dalle urne, a quelle che l’on.le Di Pietro chiama “donne della società civile” possa tornar utile per non impegnare i finanziamenti che il partito riceve annualmente per la promozione della componente femminile, però, allora, che si abbia almeno la coerenza di non indicare quelle somme a bilancio, visto che né a me, come responsabile nazionale delle Consulta Femminile, né alle esponenti regionali del partito da me consultate, risulta che tali cifre siano mai state rese disponibili in questi anni per alcuna delle innumerevoli iniziative da noi proposte, a livello nazionale o locale.
Ecco perché – conclude Montanelli – proprio in queste ore all’on.le Antonio Di Pietro, ministro della Repubblica e presidente del mio partito, viene notificato una citazione in giudizio che, facendo riferimento a centinaia di documenti depositati al Tribunale di Milano e chiamando in causa 174 testimoni, chiede ragione delle somme accantonate negli ultimi anni ai sensi della legge 157/99, e non destinate alla la promozione delle donne. Un atto particolarmente articolato, che non si limita a richiedere una ricostruzione, mediante CTU, dei bilanci partitici ma intende, tra le altre cose, dichiarare l’on.le Di Pietro inadempiente rispetto al perseguimento degli scopi e delle finalità proprie del partito indicati nello Statuto in merito alle Pari Opportunità e richiede un indennizzo per l’insieme di attività gravemente discriminatorie, ma vorrei dire persecutorie, poste in essere dal presidente Di Pietro nei miei personali confronti nel corso di tutti questi anni e lesive della mia stessa esistenza e dignità, anche in qualità di responsabile Donne Idv”.

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