di Anna Rossi
Il principio fondamentale dell’onestà è probabile non sia molto gettonato ultimamente.Le popolazioni industrializzate che si vantano di aver fatto passi da giganti in ordine di qualità della vita, alfabetizzazione, libertà personale, tecnicizzazione, civismo etc, incontrano non poche difficoltà quando il suono di certe verità irrompe nelle loro vite.
Avendo “l’occidente” molto da nascondere e raggirare, ammettere che evitiamo di essere onesti per sopravvivere al malcostume capillare da cui dipendiamo è una delle tante verità che non ci vogliamo raccontare. La democrazia chiede chiarezza e dove quest’ultima è solo un’ istanza priva di contenuto è umiliante e scomodo, se non addirittura imbarazzante, chiamare per nome i misfatti che impregnano le nostre comunità.
Il nostro paese è attraversato da orde di prostituzione inverosimili, pezzi di territorio sono stati ceduti alle mafie, il moltiplicarsi disgustoso delle sanzioni ingoia i cittadini dietro la scusa di un diritto che resta tale su carta ma non nella sua nobile applicazione. Potrei continuare non-stop ma mi fermo.
L’idea di “progresso” si è rotta davanti ai continui attacchi alle conquiste femminili.
La riaffermazione del meccanismo dei modelli maschili a far sì che le donne debbano compiacere per trovare affermazione negli interstizi di questa società è una realtà conosciuta anche fra le donne più emancipate.
Le immagini di libertà che noi esportiamo “democraticamente” stridono nella mercificazione dei nostri corpi come fossimo pezzi di carne e senza la minima difesa di un pudore legittimo agli occhi delle future generazioni..
In Iran invece il regime oscurantista di Ahmadinejad vorrebbe ricacciare nel buio le donne iraniane che proprio attraverso il CHADOR , trent’anni fa, andarono a scuola in massa e scesero in piazza contro lo Scia per avere il diritto di uscire da sole. Chador simbolo di liberazione un tempo e ora di oppressione.
Sono dell’idea che le donne iraniane, e non solo, siano attivissime sul terreno della conquista del poter essere “liberamente” quel che sono.
Non è il velo di per sé una costrizione (piuttosto l’uso politico che se ne è fatto) come non lo è la taglia 42 (nonostante il voler apparire sempre belle e giovani abbia corroso molti spiriti).
Certa che le ragazze iraniane che manifestano con il chador rivendicano lo stesso principio di indipendenza delle donne consapevoli di un mondo durissimo verso loro perché incapace di leggere nel nuovo protagonismo femminile l’unico futuro di riparazione dei danni patriarcali.
Gli esseri umani che non hanno colto l’intuizione della ricchezza femminile “per intero” già da ora lasciano pochezza dietro loro.
“Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere dei mescitori che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, allora accade che, se i governanti resistono alle richieste dei cittadini sempre più esigenti, sono denunciati come tiranni.
E avviene che chi si dimostra disciplinato è definito un uomo senza carattere; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come un suo pari e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui.
In questo clima di libertà ed in nome della medesima non vi è più riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia”. PLATONE
Anna Rossi
Resp.Rel.Esterne ONERPO
agosto 10th, 2009 at 13:42
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