(03-11-2006)
ROMA – La realizzazione di tale evento è stata possibile grazie alla collaborazione tra la Direzione Generale dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa e la Presidenza del Dipartimento per le Pari opportunità del Consiglio dei Ministri italiano. Hanno aperto il seminario il ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini, e il senatore Andrea Manzella, membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, i quali hanno messo in primo piano la situazione in Italia – stato membro del Consiglio d’Europa – dove il fenomeno della tratta degli esseri umani ha subito un brusco aumento negli ultimi dieci anni. Il traffico di esseri umani, infatti, e’ una delle maggiori fonti di guadagno illecito della criminalità organizzata che gestisce con enormi profitti (32 miliardi di dollari, terzi solo dopo armi e stupefacenti), anche il mercato del sesso e dello sfruttamento lavorativo. Basta pensare che oggi la prostituzione e’ stata quasi interamente sostituita dalla schiavitù; si è affermato che non esistono più prostitute sui marciapiedi ma schiave. Secondo le stime degli organismi internazionali, le persone coinvolte nella tratta superano i 2,45 milioni in tutto il mondo. Si tratta per lo più di donne e bambini. La maggior parte sono vittime del traffico per sfruttamento sessuale (43%) o economico (32%).«La tratta – ha detto il ministro Pollastrini – è un fenomeno ripugnante che ha assunto dimensioni enormi in Europa. E’ una battaglia che non va fatta in modo solitario ma condotta a livello europeo e con altri paesi del mondo”. Il senatore Manzella ha sottolineato l’importanza del riconoscimento della condizione di vulnerabilità della vittima di tratta; una considerazione specifica per i minori; il principio del periodo di riflessione per facilitare il recupero fisico e psicologico; e la lotta contro la domanda oltre che contro l’offerta dei soggetti coinvolti nella tratta. Jan Kleijssen, direttore della Direzione generale dei diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa, ha presentato il punto di vista dell’organizzazione. “Le forze di polizia, le ONG e le organizzazioni internazionali concordano nel ritenere che, per quanto le cifre di cui si dispone non siano precise, ci sia purtroppo la certezza che i mercati degli schiavi esistono ancora nell’Europa del 21° secolo” ha affermato il direttore. Un’attenzione particolare ha poi rivolto alla promozione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani, firmata a Varsavia nel 2005, che costituisce un nuovo ed efficace strumento, in ambito europeo, per la lotta di questa nuova forma di schiavitù. Parla di diritti umani e si focalizza su tre p: prevenire, proteggere, perseguire. La Convenzione, si applica a tutte le forme di tratta degli esseri umani, sia in ambito nazionale, che internazionale, collegate o meno alla criminalità organizzata, e a tutte le vittime, siano esse donne, bambini o uomini. La Convenzione non riguarda unicamente la tratta a fini di sfruttamento sessuale, ma anche il lavoro forzato e altre pratiche di traffico illecito delle persone.” Il confronto con altri testi internazionali esistenti permette di rilevare che contiene un valore aggiunto sotto numerosi aspetti” a continuato Jan Kleijssen, citandone alcuni: – anzitutto, pone in risalto il fatto che la tratta degli esseri umani costituisce una violazione dei diritti umani e un affronto alla dignità e all’integrità delle persone e che in tal senso occorre intensificare la protezione di tutte le sue vittime; – nessun altro testo internazionale contiene una definizione di vittima, e viene lasciato a ciascun Stato il compito di definire chi debba essere considerato una vittima e possa quindi usufruire delle misure di tutela e di assistenza. Nella Convenzione del Consiglio d’Europa, si definisce vittima ogni persona oggetto di tratta; – viene stabilito inoltre un elenco di disposizioni obbligatorie di assistenza a favore delle vittime della tratta; in modo particolare, le vittime della tratta devono ottenere un’assistenza materiale e psicologica e un supporto per il loro reinserimento nella società. Tra le misure previste, sono indicate le cure mediche, le consulenze legali, le informazioni e la sistemazione in un alloggio adeguato. Deve inoltre essere dato un risarcimento. – un periodo di ristabilimento e di riflessione di almeno 30 giorni: è una disposizione che migliora nettamente il modo in cui verranno trattate le vittime della tratta nei paesi di destinazione; – la possibilità di rilasciare dei permessi di soggiorno alle vittime della tratta, o per ragioni umanitarie, oppure nel quadro della loro cooperazione con le autorità giudiziarie- la penalizzazione dei “clienti” (tra virgolette) e – la possibilità di non punire le vittime per il loro coinvolgimento in attività illegali, nella misura in cui vi siano state costrette. Ha poi continuato con una sollecitazione: “ La Convenzione del Consiglio d’Europa entrerà in vigore al momento in cui sarà stata ratificata da 10 Stati. Fino ad ora, è stata ratificata dall’Austria, dalla Moldavia e dalla Romania, e firmata da altri 29 Stati. Cinque degli otto Stati presenti al nostro seminario l’hanno finora firmata. [Albania, Grecia, Italia, Malta e Portogallo]. Nessuno degli Stati presenti l’ha ancora ratificata. Perché possa entrare rapidamente in vigore, vi invito ad adoperarvi per ottenere la firma e la ratifica della Convenzione da parte dei vostri paesi”. L’incontro si è avvalso, anche, degli interventi di relatori esperti nell’ambito dei diritti umani, del diritto e della procedure penali, oltre a rappresentanti di ONG, si è discusso oltre situazione alla Italiana anche dei provvedimenti adottati da altri paesi (Albania, Grecia, Malta, Portogallo, Spagna e Turchia). Il quadro normativo italiano in materia peraltro è tra i più avanzati al mondo, e già include misure in linea con quanto auspicato dalla Convenzione, con particolare riferimento all’art. 18 del T.U. immigrazione. Italia, secondo i dati del ministero delle pari opportunità, fra il marzo 2000 e il marzo/aprile 2005, il numero di persone coinvolte ed assistite nei progetti art. 18, è stato di 9.398, di cui 482 minori di 18 anni. Nello stesso periodo, il numero di vittime contattate ed accompagnate ai vari servizi sociali sono state 37.716; il numero delle vittime inserite nei progetti di protezione sociale 9.398; il numero delle vittime avviate a corsi di formazione o alfabetizzazione o borse di studio o lavoro 7.039. 4.625 sono gli inserimenti lavorativi realizzati.
La Convenzione di Varsavia costituisce oggi uno degli strumenti internazionali più completi ed aderenti alla complessità del fenomeno, affiancandosi al Protocollo aggiuntivo alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla criminalità transnazionale di Palermo del 2000 e alla Decisione Quadro del 2002 dell’Unione europea. La stessa UE ha in più occasioni richiamato la necessità di fare riferimento a questo testo per lo sviluppo dell’azione nel settore, in armonia con il ruolo del Consiglio d’Europa, centro di analisi e punto di riferimento per la riflessione sui diritti e la democrazia nello spazio europeo. (Francesca Mascellini-Inform)
Fonte: www.mclink.it
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