Oltre a un aumento delle pene, viene introdotta la confisca dei beni, l’arresto in flagranza e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori
ROMA – La Camera ha approvato in via definitiva la nuova legge contro il caporalato, voluta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Dopo l’approvazione al Senato dello scorso agosto (con 190 voti favorevoli, nessun contrario e 32 astenuti), Montecitorio ha dato l’ok alle norme che prevedono il carcere fino a sei anni per chi sfrutta i lavoratori dell’agricoltura con 346 voti a favore (Pd, Si, M5s, Fdi, Socialisti, Ap) e nessun contrario. Si sono astenuti i deputati di Forza Italia e della Lega.
La responsabilità del datore di lavoro. Il provvedimento riscrive la norma precedente indicando un inasprimento delle pene, la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull’azienda che consentirà di non interrompere l’attività agricola e la semplificazione degli indici di sfruttamento. Vengono inoltre inserite disposizioni sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e un piano di interventi a sostegno dei lavoratori che svolgono attività stagionale di raccolta dei prodotti agricoli.
Si stabiliscono la confisca dei beni come avviene con le organizzazioni criminali mafiose, l’arresto in flagranza, l’estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l’allargamento del reato anche attraverso l’eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l’applicazione effettiva della norma. (18 ottobre 2016)
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