di Antonia Chimenti
Giuseppe Ungaretti vedeva con una certa apprensione il trasfrimento della memoria fuori dalla testa dell’uomo e la sua collocazione in una macchina.
Evidentemente non condivideva l’entusiasmo per il progresso della tecnologia!
Ma, fortunatamente, non ha avuto il tempo di vedere come le possibilità di comunicazione con i nostri simili sono sempre più ridotte in un’era in cui le performances delle telecomunicazioni hanno raggiunto il loro livello più alto.
Se si vuole parlare al telefono con qualcuno la segreteria telefonica risponde che il Signore (la Signora) non c’è… Si deve lasciare un messaggio e sicuramente il Signore (la Signora) vi chiamerà non appena sarà possibile…
Si chiedono informazioni e si ricevono opuscoli, volantini, biglietti da visita.
Si evita di parlare.
Esiste la possibilità di “chiacchierare” su temi alla moda, ma si tace l’essenziale.
Gli oratori producono parole; il pubblico consuma parole.
Fino a quando si dovrà attendere il ritorno del dialogo, inteso come lo sforzo dell’intelligenza di ogni individuo che cerca di comprendere e di condividere le sue conquiste con gli altri attraverso uno scambio di parole, senza pregiudizi e senza timori?
L’arte della maieutica socratica potrebbe essere esercitata proficuamente anche ai giorni nostri. Ne abbiamo bisogno!
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