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di M. Bellocchio
recensione di Angela Diana Di Francesca

Oppresso da una crisi esistenziale e creativa, Franco Elica sogna una fuga.
Che per incanto lo porti, solo, davanti al mare.
E quali sogni può sognare un ateo ossessionato dal cattolicesimo, un artista insidiato dal silenzio delle emozioni?
Una Lucia che è anche un po’ Gertrude, un matrimonio forzato, il Principe-padre, scioglimenti altri per l’Innominato, bagliori di vita dove ogni appuntamento avviene in una chiesa, un succedersi di sorprese fantasmagoriche e viscerali.
E naturalmente un non-luogo dove tutte queste possibilità, queste ossessioni, queste figure possono mescolarsi e prendere vita, il non luogo come Paese delle Meraviglie -la Sicilia, per l’uomo del Nord realtà indecifrabile, rutilare di passioni, serenate, principi, mafiosi, ville di mostri, pistole, fuochi d’artificio, processioni.
Qui Elica (anagramma di Alice) scoprirà un giardino segreto da violare, nonsense da impersonare più che da risolvere, cripte, rocce in cui esperire mondi ipogei (le viscere, l’abisso), mari custodi di odissee minime dove tornare a respirare, strani personaggi tra cui se stesso e il suo doppio;e qui incontrerà la principessa bella e triste per definizione di cui innamorarsi (ma non è vero, è solo fiction, e gli unici momenti d’amore nel film sono il velo sollevato di forza alla figlia, e la carezza commossa e timida che accompagna il “brava” alla piccola, esaltata Lucia del provino).
Elica ha bisogno di uscire da se stesso, di non essere più “l’esteta gelido, il sofista” ma l’uomo semplice e innamorato che salva la principessa, l’eroe della fiction e del reality, capace di cantare un’assurda serenata, dall’altra parte, finalmente, dell’obiettivo, “diretto”, ripreso, forse spiato e perciò ancora più protagonista.
Finalmente è lui che deve offrirsi e affidarsi. Perché il vero regista non è Elica ma il Principe, l’ambiguo principe di Gravina ritratto dallo straordinario Sami Frey. E’ il Principe che architetta, che dà spessore al sogno impazzito di Elica conducendolo da un frammento all’altro di un puzzle dove si accostano tutti gli elementi che assediano la sua coscienza e il suo subconscio:la rabbia per il conformismo e per l’impossibilità di esprimere la propria visione ed essere capiti, il bisogno di normalità, l’incapacità ad abbandonarsi, la presenza di un passato irrisolto dove urgono storie che nessuno vuole ascoltare- v. il colloquio con Smamma- (e dove la realtà narrata dall’arte è sconfitta dalla finta verità della vita), il suo odi et amo per la fede degli umili(e alla processione mariana sulla spiaggia, ”Bella tu sei qual sole”, Elica manda il suo alter ego di colore, quello che gli ha regalato un non abbastanza magico braccialetto).
Il più surrealista e borgesiano dei film di Bellocchio privilegia sentieri che si biforcano e contraddittori orologi, le trasparenze del velo che foscolianamente “scherma” e distanzia la realtà, i riflessi degli sguardi e dei vetri a significare la tripla visione dell’occhio, dello sguardo interiore, del mezzo, ma anche il distacco feroce dalla realtà per cui niente è più spontaneo e vero, tutto diventa immagine mediata e mediatica.
La crisi d’identità, la desertificazione interiore hanno bisogno di un demiurgo che nobiliti e dia senso al reale – richiesta di arte e bellezza troppo spesso non esaudita.
Perciò gli sposi accettano acriticamente, con fede “perinde ac cadaver”, di inseguirsi e farsi inseguire e di fare l’amore sulla spiaggia, purchè qualcuno gli assicuri che quel frammento di esistenza avrà un senso.
“Il regista di matrimoni” è un film di poche e molte parole, un film sull’immagine che diventa film sull’immaginare, dove le cose “succedono” con fluidità onirica, con vitalità incongrua, ridondante e barocca.
Il mosaico, per fortuna, non si compone, il melodramma è eluso e i due protagonisti partono sorridendo del riso consapevole e senza allegria di chi “ha capito il gioco” -o sono già molto prima partiti, separatamente, in due storie parallele.
Perché la vita è sogno
Un sogno picaresco e postmoderno di cui parlare a lungo al risveglio, quando si riaccende la luce.

Angela Diana Di Francesca

* sul set… per commenti email - IL REGISTA DI MATRIMONI

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