note di backstage riportate da Angela Diana Di Francesca

Inizio la mia collaborazione per la sezione spettacoli parlandovi di un film in super-anteprima… Si tratta infatti di un film che non è ancora uscito, ma che attualmente è in fase di montaggio: “Il Regista di Matrimoni”, di Marco Bellocchio, di cui molte scene sono state girate a Cefalù.
Partecipare a questa esperienza mi ha dato l’opportunità di scrivere alcune note di backstage.
Se cercate “Il Regista di matrimoni” su un motore di ricerca, vedrete che il regista è molto riservato nel tratteggiarne il soggetto; è un film di cui si sa ancora pochissimo, perciò queste note rappresentano una gustosa anticipazione… di cui spero che il Maestro non venga a sapere niente!:)

Al provino per i ruoli vengo scartata per incompatibilità tipologica. Non è la prima volta che mi succede: i film fatti qui in Sicilia prevedono siciliani classici, di aspetto mediterraneo, e io ho colori nordici e “erre” francese. Però mi propongo comunque come figurante, per il piacere di vedere dall’interno come nasce il film, di respirare l’aria del set.
Non dovendo fare niente di impegnativo, la mia mente spazia libera nel grande gioco, e posso osservare i particolari, i comportamenti, i personaggi, i caratteri.
Posso studiare da vicino Marco Bellocchio, con giaccone impermeabile blu scuro e cappuccio, gentile, sorridente, positivo. E’ diverso da come lo immaginavo vedendo i suoi film, duri, scomodi, provocatorii. Non segue il metodo della “sceneggiatura di ferro”, ma più un metodo da nouvelle vague, lasciando una certa flessibilità, modificando o tagliando scene sul posto, spesso ascoltando il parere di Sergio Castelletto (il protagonista maschile). Posso vederlo trasformarsi da dr Jekyll in Mister Hyde, e urlare parolacce a un tecnico delle luci che non ha capito le indicazioni, per poi rasserenarsi subito dopo e spiegare la scena con appassionata serenità.
In genere Bellocchio lascia agli attori una certa libertà nell’interpretazione, nel modo di “sentire” la scena, ma se si mette in testa qualcosa a cui tiene particolarmente, è irremovibile. Ci sono stati giorni in cui si è cominciato a girare a mezzogiorno invece che alle nove, perché gli era venuta in mente una diversa impostazione della scena, o perchè si doveva assolutamente trovare un certo oggetto secondo lui indispensabile, ed ecco i responsabili della scenografia sguinzagliati qua e là per il paese per cercare di risolvere il problema.
Sedendo su una panchina, in un momento di pausa, può capitare di scambiare due chiacchiere con Castellitto, e ascoltarlo mentre parla al telefonino e raccomanda al figlio di fare gli esercizi di matematica prima di andare in palestra.
E si può stare 10 ore a rifare 20 volte ogni scena, perché dentro il cerchio magico il tempo si dilata e sfuma fino a scomparire, si vive in una dimensione altra, e non importa se fa un freddo glaciale e noi figuranti donne siamo in tailleur primaverile leggero e sono le 11 di notte, e se di questa scena che giriamo 20 volte si vedrà forse solo una panoramica sfuocata sullo sfondo.
Gli addetti ai lavori non vogliono che si conosca la trama del film, e così si susseguono ipotesi e ricostruzioni sulla base di stralci della sceneggiatura e delle scene a cui ciascuno ha partecipato, e che si tenta di ricomporre come un puzzle.
Ecco quello che abbiamo potuto scoprire: un regista in crisi (Sergio Castellitto) va a trovare un amico che abita in Sicilia e vive realizzando video per matrimoni. Proprio in quel periodo dovrà svolgersi un matrimonio in grande stile tra Bona, (Donatella Finocchiaro), la figlia di un principe decaduto, e un giovane avvocato molto ricco. Ma qualcosa di imprevisto succede, il regista e Bona si innamorano…
Come finirà? Qualcuno, che ha girato sul treno la scena del ritorno di lui a Roma, giura che finisce male, perché lui è solo sul treno e piange. Altri sostengono che hanno invece girato una scena alla stazione dove lui e lei corrono insieme verso il treno, quindi ci dovrebbe essere il lieto fine. Probabilmente è stato girato un doppio finale. E c’è di tutto, in questo film… Una festa popolare, la corsa dei sacchi, la processione, gli artisti girovaghi, una canzone d’amore, un delitto durante il matrimonio (ma forse è una scena onirica) -si parla di una scena hard in una chiesa, che naturalmente ha dovuto essere girata in una chiesa sconsacrata. Ci sono parecchie figure caricaturali; dall’ apparenza si potrebbe sospettare il solito film che dà una visione grottesca della Sicilia. Ma Bellocchio non è il tipo di regista che indulge ai luoghi comuni.
Avendo collaborato nel reperire degli elementi scenografici e nel risolvere qualche situazione logistica, ho avuto l’occasione di assistere alla “visionatura del girato”. E’ un grande privilegio, perché, come il prestigiatore non mostra gli attrezzi di scena che racchiudono il segreto delle sue magie, così il regista non permette che a pochi elementi dello staff di essere presenti a questo delicato momento, dove la magia è ancora da costruire, dove il film è ancora informe e indifeso, senza ordine, senza logica, senza struttura. Le scene si susseguono separate e individuate dai ciack che ne indicano il numero, assieme al momento della giornata in cui sono state girate (giorno, sera, tramonto…). Non c’è sonoro, si sentono solo i rumori di fondo del nastro, i fruscii, che riportano alla mente ricordi di filmini familiari di tanto tempo fa. La mancanza del sonoro permette di concentrarsi di più sui visi, sulle gestualità, sulle espressioni.
Noto che Bellocchio non fa osservazioni sulla recitazione, ma è molto attento alla luce. Chiede a Pasquale Mari, il direttore della fotografia, se una particolare scena potrà essere resa più luminosa in laboratorio, ma poi conclude : “è meglio girarla di nuovo”.
Si entusiasma ad una scena di interno che si svolge in chiesa, con la luce delle candele che proiettano sui visi le loro fiammelle.
Usa molto i primi piani. C’è una lunga scena con Donatella Finocchiaro; è seducente ed intensa, ma mi sembra un po’ trattenuta e controllata nel gesto e nella mobilità del viso, e questo le sottrae naturalezza. Quando ci sarà il sonoro non si noterà.
Resto impressionata dai primi piani di Castellitto. Il suo sguardo può mutare di espressione molte volte nello stesso piano sequenza, con un effetto di assoluta autenticità. E’ uno sguardo che sgorga dal profondo, regalando sfumature e sensazioni, di volte in volta inquietante, curioso, sprezzante, dolente, stranito. Sergio Castellitto è uno strano mix di sensibilità e ombrosità, è simpatico e gentile ma “non lascia entrare”; in genere quando si trova sul set e non gira se ne sta in disparte, e quando finisce va subito a rifugiarsi nella roulotte. Ma sullo schermo comunica senza diaframmi, è come se in quella dimensione trovasse uno spazio psicologico dove potersi aprire all’altro senza paura.
Anche questa è una magia del Cinema, una magia che coinvolge, stavolta, non lo spettatore ma l’attore. L’attore si trasforma nel suo personaggio, e in questa trasformazione accede a parti di se stesso che forse lui stesso non conosce, o che ha messo in ombra. Nel donarsi agli altri, l’attore si ritrova diverso e molteplice -si ritrova intero. Come fa dire Pirandello al personaggio di Donata, nella commedia “Trovarsi”, uno dei più interessanti lavori sul teatro e sul rapporto finzione-realtà:
“Perché finzione? No, è tutta vita in noi, vita che si rivela a noi stessi”.

Il film Il Regista di Matrimoni di Marco Bellocchio dovrebbe uscire nel Dicembre di quest’anno, quasi sicuramente a Natale. Tra gli interpreti, oltre a Sergio Castellitto e Donatella Finocchiaro, c’è anche Sami Frey.

Angela Diana Di Francesca

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