Torno a te Roma, la mia breve vacanza è terminata e mi allontano dolente dai luoghi in cui ho potuto vivere il mio otium senza alcun limite di sorta. Mi attendi con la vita di sempre, tiranna ma pur sempre madre seppur severa, indifferente alle mie lagnanze poiché sai di dominare sempre su uomini e cose con tutta la tua possanza senza fine. Sono tornata a te, Roma mia che nulla mi concedi dei tuoi doni tranne sfiorare con lo sguardo i tesori che stringi al tuo seno e che consenti di prestare e non regalare. Mai. Eppure ti amo così come sei, splendente e altera, egoista e indomita, depositaria di una storia che sfida i millenni sonnecchiando sorniona. Rimpiango la tranquillitas ma mi rigetto a capofitto nel tuo ventre gravido di Caos, nelle tue viuzze del centro da cui palazzi impaludati occhieggiano i passanti frettolosi, nelle tue fontane che mitigano pietose la calura estiva, nei tuoi monumenti che vivificano quotidianamente un passato mai morto, nei tuoi parchi che cambiano colore con il rosso del tramonto, nelle tue chiese che racchiudono tesori d’infinita bellezza. Ritorno a te, Roma mia, come il figliol prodigo invocando perdono per averti calunniato e so già che tu mi accoglierai come sempre sul tuo seno per farmi sentire sulla pelle il respiro del ponentino ammaliatore. Torno per incontrare te, amico mio Catullo, che ho sempre amato di un amore viscerale e quasi malato per l’amore sensuale e raffinato che riesci a trasmettere nella mia pelle, per il senso d’impudicizia che sai risvegliare con i tuoi versi, per la timidezza malcelata che ti sottomette all’amore di Lesbia con voluttà e sofferenza, per il sarcasmo e l’audacia con cui sai ridere del prossimo vizioso e godereccio. Voglio leggerti, mio Catullo, nell’intimo più salace e mordente, in quei carmi che sfiorano l’impudicizia solleticando le curiosità più inconfessate che albergano in ciascuno di noi, ma voglio leggere anche del tuo torpore di uomo vinto dall’amore, sottomesso alla crudeltà di una donna che non t’ama ma a cui non ti ribellasti mai. Torno a Roma, Catullo, come facesti tu quando iniziasti, provincialotto, ad essere poeta novus; e come te guarderò la città in tutta la sua opulenta crudeltà e nel contempo superbo scrigno di immortali tesori.

Il mio amore dice che non sposerebbe nessuno
a ll’infuori di me,nemmeno se lo stesso Giove
a a desiderasse.
Certo dice cosi: però quello che sussurra una donna
a l focoso amante ,sarebbe bene scriverlo nel vento
e nella veloce acqua

Si,ti amo ma ti detesto.
p erché lo faccio?
Non lo so,così mi succede
e tutto ciò mi strappa le viscere

Tu, cuore mio, mi prometti un dilettevole amore
e tra noi senza tempo avrà vita.
Eccelsi dei, fate che senza inganno prometta;
sia franco il suo dire e peschi nel cuore,
e così per tutta la vita potremo
esser fedeli a questa intesa di sacra amicizia.

Maddalena Rispoli.Traduzione M. Rispoli

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