Il Parlamento europeo,
– viste la relazione periodica 2004 e la raccomandazione della Commissione sui progressi ottenuti dalla Turchia sulla via dell’adesione del 6 ottobre 2004 (COM(2004)0656) e la propria risoluzione del 15 dicembre 2004 su tale relazione,
– vista la decisione del Consiglio europeo del 17 dicembre 2004 di avviare i negoziati con la Turchia per l’adesione all’Unione europea,
– visto l’acquis comunitario nel settore dei diritti della donna e dell’uguaglianza di genere,
– visto l’articolo 45 del proprio regolamento,
– vista la relazione della commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (A6-0175/2005),
A. considerando che l’avvio dei negoziati di adesione della Turchia all’Unione europea è previsto per il 3 ottobre 2005, ai sensi delle decisioni del Consiglio europeo del dicembre 2004,
B. considerando che la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) fa parte del diritto internazionale e prevale sul diritto nazionale turco, come riconosce l’articolo 90 della Costituzione turca; considerando inoltre che la Turchia è Parte della CEDAW del 1985, nonché del suo Protocollo opzionale dal 2002,
C. considerando che il recepimento dell’acquis comunitario è obbligatorio per i paesi candidati che intendono aderire all’Unione europea,
D. considerando che i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere fanno parte dell’acquis comunitario,
E. considerando che le recenti riforme legislative varate in Turchia nel campo dei diritti della donna rappresentano un passo importante nell’attuazione dell’acquis, ma che la messa in pratica di queste riforme e di questi cambiamenti e il conseguimento di risultati concreti continuano ad essere un problema considerevole,
F. considerando che il nuovo Codice penale è entrato in vigore il 1° giugno 2005 e che tale esempio di progresso legislativo deve essere ora messo in pratica;
G considerando che la summenzionata relazione periodica individua fra le altre le seguenti aree di maggior preoccupazione per quanto concerne la situazione delle donne: la violenza contro le donne, in particolare la violenza domestica e i delitti “d’onore” e “tradizionali”, un elevato indice di analfabetismo, una scarsa presenza delle donne in parlamento e negli organi di rappresentanza locali, il basso livello di partecipazione femminile e la diffusa discriminazione nel mercato del lavoro,
H. considerando che il sottosviluppo economico e sociale in alcune regioni urbane e rurali in generale e nelle regioni svantaggiate della Turchia, la migrazione e i problemi ad essa connessi, come la povertà, e le privazioni all’interno delle città aggravano i problemi delle donne in tali regioni e ne indeboliscono la posizione, che è ostacolata anche dalle strutture sociali prevalentemente patriarcali,
I. considerando che in alcune regioni della Turchia la registrazione dei neonati non avviene immediatamente, e che tramite la prassi della registrazione successiva l’età delle giovani donne può essere fissata arbitrariamente, per cui ragazze minorenni vengono dichiarate maggiorenni per legittimare “de facto” matrimoni coatti,
J. considerando che centinaia di casi di tortura sono stati segnalati ad organi statali turchi e ad organizzazioni di difesa dei diritti umani sia nel 2003 che nel 2004, e che nel 2003 sono state accolte da Stati membri oltre 2000 richieste di asilo da parte di cittadini turchi (tra cui molte donne),
K. considerando che, a causa della mancanza di una strategia integrata per venire incontro alle necessità economiche, sociali e culturali delle donne curde, queste soffrono di un’accumulazione cronica di problemi (analfabetismo, deterioramento della salute, povertà, esclusione, ecc.),
L. considerando che in una situazione di discriminazione negativa contro le donne talvolta la soluzione più adeguata risiede in misure temporanee di discriminazione positiva, quali consentite, fra l’altro, dalla CEDAW, e che vi è un’assoluta necessità di modelli di ruolo femminile in posizioni di potere e decisionali, anche al massimo livello,
M. considerando che il governo turco non ha ancora concluso i negoziati con la Commissione in merito alla partecipazione al programma Daphne II volto a contrastare la violenza contro le donne, e appare restio a dare un proprio contributo finanziario,
N. considerando che secondo stime UNICEF ogni anno sono 600-800.000 le bambine che non frequentano la scuola pur avendo raggiunto l’età dell’obbligo, o perché le famiglie impediscono loro di farlo o perché mancano le infrastrutture che consentirebbero ai bambini di frequentare le scuole nelle zone rurali,
O. considerando che vi è una grave carenza di dati precisi sulla situazione delle donne in Turchia, soprattutto per quanto riguarda la violenza contro le donne, e che i dati esistenti non coprono ancora tutti i problemi concernenti i diritti delle donne,
P. considerando che si registra una crescente diminuzione della partecipazione delle donne al mercato del lavoro in Turchia,
Q. considerando che la partecipazione politica delle donne agli organi decisionali in Turchia è bassa in misura impressionante, in quanto le donne rappresentano appena il 4,4% dei deputati al Parlamento e solo l’1% circa dei rappresentanti nelle assemblee locali, ed anche la loro partecipazione ai centri di decisione economica e politica è numericamente scarsa,
R. considerando che l’indipendenza economica delle donne è essenziale affinché esse possano affermare i propri diritti,
S. considerando che i 14 centri di assistenza e accoglienza per le donne vittime di violenze esistenti in Turchia non coprono i bisogni di una popolazione di quasi 70 milioni di abitanti e che anche le modeste possibilità fornite dalla legge in vigore, ossia un centro per ogni comune con oltre 50.000 abitanti, non vengono sufficientemente utilizzate,
T. considerando che il 6 marzo 2005 la polizia ha sciolto in modo violento una dimostrazione che era in corso a Istanbul in relazione alla Giornata internazionale delle donne, arrestando le donne che manifestavano,
1. sottolinea che il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle donne, costituisce una conditio sine qua non per l’adesione all’Unione europea, e chiede alla Commissione europea di inserire la questione dei diritti dell’uomo, ivi compresi i diritti delle donne, come punto prioritario nell’agenda dei negoziati con la Turchia;
2. sottolinea che lo Stato turco deve tenere in modo accurato – e dove necessario creare – l’anagrafe dei matrimoni e delle nascite coprendo tutto il territorio nazionale, in modo da garantire ad ogni uomo e ad ogni donna pieni diritti di cittadinanza e la possibilità di godere appieno dei propri diritti umani, ad esempio l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria;
3. chiede alla Commissione di agire, nel quadro dei negoziati di adesione con la Turchia, per garantire che la registrazione dei neonati avvenga immediatamente per evitare ogni abuso, con particolare riferimento alla prassi di far fissare a posteriori ai tribunali turchi della famiglia, su richiesta, l’età delle giovani donne, allo scopo di farle dichiarare ufficialmente maggiorenni evitando così di subire un procedimento penale per matrimonio coatto;
4. esprime apprezzamento al governo e al parlamento turchi per le recenti riforme legislative aventi attinenza con la situazione delle donne, riforme che hanno toccato fra l’altro la Costituzione, il codice civile, il codice penale e il codice del lavoro, ma esprime la propria preoccupazione per la mancanza di progressi sufficienti nell’applicazione e nell’attuazione della legislazione in materia di diritti delle donne, e si attende pertanto concrete misure sensibili alle specificità di genere, programmi e progetti di attuazione, nonché un costante monitoraggio dell’attuazione della legislazione, ad esempio mediante periodiche valutazioni dell’impatto di genere;
5. esprime apprezzamento al governo turco per le recenti riforme giuridiche che rendono i delitti d’onore punibili con l’ergastolo e consentono di punire la complicità in tali delitti; esprime apprezzamento ed approvazione per il riconoscimento quale reato dello stupro commesso nell’ambito del matrimonio, invitando i governi degli Stati membri a seguire tale esempio;
6. sottolinea la necessità di un’attuazione piena ed efficace delle nuove norme e chiede al governo turco di dotare la direzione generale per la condizione femminile di un mandato chiaro nonché di sufficienti risorse finanziarie e di personale;
7. invita il governo turco a procedere alle necessarie riforme – e alla loro corretta attuazione – riguardo alla protezione e alla dignità delle minoranze nel paese, in particolare delle comunità curde della Turchia sudorientale, dove la situazione dei diritti delle donne permane preoccupante (analfabetismo, esclusione sociale e professionale, povertà, ecc.); invita il governo turco a cooperare con i sindaci di queste regioni nell’elaborazione e promozione di programmi mirati per le pari opportunità e i diritti delle donne;
8. sottolinea che il governo, con l’ausilio della direzione generale e in collaborazione con le ONG femminili, deve definire un approccio olistico, con obiettivi qualitativi e quantitativi, per garantire i diritti delle donne, e che tale approccio deve pienamente rispettare e riconoscere i diritti umani delle donne quali diritti degli individui, a prescindere dai loro ruoli tradizionali di mogli e di madri, con pieno impegno politico; sottolinea che il governo deve attuare il mainstreaming di genere in accordo con l’articolo 10 della Costituzione, deve fare opera di sensibilizzazione sulle questioni femminili e tutelare i diritti delle donne, deve istituire un bilancio di genere (gender budget) a livello nazionale e locale e deve sistematicamente varare e sviluppare progetti sui diritti delle donne;
9. riconosce il ruolo positivo svolto dalla società civile nella realizzazione delle recenti riforme legislative e riconosce che per attuare i cambiamenti democratici occorre l’informazione e la mobilitazione di tutta la classe politica, della società civile, delle comunità religiose e dei mass media;
10. invita la Commissione nonché il governo turco a riconoscere il ruolo delle organizzazioni per i diritti delle donne quali partner del governo, a sostenerle, a fornire loro finanziamenti adeguati e a garantirne l’indipendenza in linea con quanto accade nell’Unione europea;
11. invita il governo turco a proseguire un dialogo produttivo con la società civile, a cooperare ove possibile e a consolidare tale cooperazione attraverso strutture e istituzioni ufficiali e stabili, nonché a coinvolgere le ONG nel processo negoziale per l’adesione all’UE;
12. sottolinea l’importanza di una cooperazione strutturata fra le parti sociali e tra ONG turche e ONG dell’Unione europea, ad esempio attraverso programmi di scambio e gemellaggi fra tali organizzazioni;
13. afferma che nelle prospettive finanziarie dell’UE per il periodo 2007-2013 dovranno essere previsti fondi adeguati per le ONG che operano in Turchia, nel quadro dell’Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell’uomo;
14. chiede alla Commissione, alla luce del terzo pilastro della sua strategia di adesione e in cooperazione col governo turco, di avviare e sostenere dibattiti in seno alla società turca sui diritti delle donne, organizzando discussioni in particolare sulla violenza, l’analfabetismo e il diritto all’istruzione, specialmente nelle zone rurali e svantaggiate;
15. condanna l’uso eccessivo della forza da parte di membri della polizia nel corso di dimostrazioni e accoglie con favore l’impegno recentemente espresso dal governo di confermare la circolare del ministero dell’Interno del 17 agosto 2004 sulla prevenzione e la punizione dell’eventuale uso sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza; sollecita il governo a fare opera di sensibilizzazione sui diritti delle donne e ad assicurare la necessaria formazione di cui al paragrafo seguente;
16. rileva che la tutela dei diritti della donna è ancora insufficiente sul piano concreto, soprattutto per quanto concerne la violenza contro le donne, ed esorta il governo a dedicare maggiore attenzione all’attuazione della legislazione, tra l’altro istituendo con urgenza centri di assistenza e accoglienza, sostenendo le iniziative della società civile e fornendo adeguati finanziamenti, a carico dei bilanci nazionali e municipali, ai centri di assistenza sia governativi che gestiti da ONG, nonché predisponendo una formazione obbligatoria in materia di sensibilità alle questioni di genere e alla violenza per gli amministratori pubblici, la polizia, la magistratura e il personale addetto alla sanità e all’istruzione;
17. invita il governo turco ad emendare la legge municipale n. 5215 relativa ai centri di assistenza e accoglienza in modo da introdurre l’obbligo di istituire centri multipli in tutti i comuni con oltre 50 000 abitanti, assicurare che tutti i suddetti centri siano costruiti e mantenuti in conformità alle norme internazionali, ed agevolare e sostenere le ONG che istituiscono tali centri e strutture analoghe;
18. riconosce che la Turchia ha già fatto un primo passo attuando la legislazione e prende atto dei singoli progetti già impostati; riconosce inoltre il ruolo positivo svolto dalla Commissione per quanto riguarda questi progetti;
19. invita il governo della Turchia a creare nuovi asili nido per favorire l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro;
20. accoglie con favore – come un primo passo – il recente annuncio del governo secondo cui entro il 2005 saranno aperti circa cinque nuovi centri di assistenza e accoglienza;
21. chiede al governo turco di prendere seriamente in considerazione una partecipazione al programma Daphne II volto a contrastare la violenza contro le donne;
22. condanna i casi di poligamia, matrimoni forzati, delitti “tradizionali”, delitti d’onore e in generale la violenza contro le donne, comprese le molestie sessuali sul lavoro, e chiede al governo turco nel suo complesso e ai singoli membri del gabinetto e del parlamento di fare altrettanto, individuando strumenti per prevenire e far cessare tali reati, punendo con pari severità i delitti “tradizionali” e i delitti d’onore, organizzando e partecipando a campagne di sensibilizzazione su tali temi e sostenendo finanziariamente le campagne delle ONG su questi problemi;
23. esorta il governo a prendere provvedimenti per garantire la sicurezza delle vittime e dei testimoni nel corso dei procedimenti giudiziari su casi di violenza contro le donne;
24. plaude alla sanzione penale di test di verginità ed esami dei genitali non volontari; rileva l’eccezione prevista in caso di ordinanza del tribunale, ma sottolinea che anche in presenza di una tale ordinanza l’assenso della donna interessata dev’essere imprescindibile;
25. invita il governo ad assicurare alle donne che sono state vittima di violenze, o che rischiano di esserlo, un’assistenza sanitaria e legale adeguata e facilmente accessibile, a fornire loro protezione, nonché a istituire help line telefoniche per consentire alle donne di denunciare i casi di violenza e di chiedere aiuto;
26. esprime apprezzamento al governo turco per le recenti riforme giuridiche che rendono i delitti d’onore punibili con l’ergastolo e consentono di punire i complici di tali delitti; esprime apprezzamento per il riconoscimento quale reato dello stupro commesso nell’ambito del matrimonio, ed esige che il governo turco assicuri l’effettiva applicazione delle sanzioni penali previste; invita gli Stati membri a combattere i delitti d’onore sul proprio territorio;
27. chiede alla Commissione di sostenere la realizzazione di studi di prevalenza indipendenti ed esaurienti, che consentano fra l’altro di avere dati affidabili, soprattutto riguardo all’indice di analfabetismo tra le donne, ai problemi della partecipazione femminile al mercato del lavoro e alla violenza contro le donne, in particolare la violenza domestica e i delitti d’onore, in modo da aiutare le autorità responsabili a prendere le misure del caso;
28. esorta la Turchia, quale Parte della convenzione CEDAW e del relativo Protocollo opzionale, a ratificare il Protocollo aggiuntivo n. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che mira ad impedire le discriminazioni;
29. propone che i partiti politici rivedano le proprie strutture e adottino strategie adeguate per conseguire un maggiore equilibrio tra donne e uomini in seno alle assemblee elette, incluse misure positive quali le quote;
30. incoraggia i partiti politici in Turchia ad estendere il ruolo delle donne nelle loro gerarchie al di là delle organizzazioni femminili di partito, conferendo alle donne ruoli di spicco nella struttura organizzativa dei partiti, creando la consapevolezza dell’importanza della partecipazione politica delle donne, e impegnandosi nella ricerca, nella formazione e nel sostegno di donne candidate a funzioni politiche; è convinto che tali strategie possano essere rafforzate dalla cooperazione con partiti politici europei grazie allo scambio effettivo e reciproco di esperienze e punti di vista;
31. accoglie con favore la proposta di istituire al Parlamento turco una commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere con pieni poteri legislativi, sollecita l’adozione delle norme necessarie il prima possibile e invita tale commissione a tenere contatti regolari con la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo;
32. chiede al Parlamento turco di garantire anche la presenza di deputati donne nella delegazione alla commissione parlamentare mista UE-Turchia;
33. ribadisce la richiesta alle autorità turche di raddoppiare gli sforzi volti a garantire il diritto delle donne all’istruzione e a fare in modo che quelle di loro il cui libero accesso all’istruzione è ostacolato da difficoltà provenienti dalla famiglia o dall’ambiente sociale o culturale siano informate dei loro diritti; suggerisce al governo turco di garantire il diritto all’istruzione primaria e secondaria e di rafforzare le misure di aiuto finanziario ai genitori, soprattutto nelle zone rurali o svantaggiate, in modo da incoraggiarli a scolarizzare i propri figli e in particolare le figlie femmine, visto l’elevato tasso di analfabetismo femminile;
34. chiede al governo turco di adottare le misure necessarie per combattere l’analfabetismo, specialmente nelle regioni rurali o svantaggiate, in particolare organizzando campagne d’informazione e di sensibilizzazione sull’importanza dell’istruzione e sull’apporto che essa può dare all’economia e alla società, con una particolare attenzione all’istruzione delle bambine;
35. ritiene che promuovendo un’istruzione sensibile alle specificità di genere e la partecipazione obbligatoria delle alunne e studentesse le cui famiglie vivono principalmente in regioni decentrate si contribuirebbe a migliorare gli standard sociali e ad aprire la società alle problematiche di genere; incoraggia perciò il processo volto a rendere l’istruzione più sensibile alle specificità di genere, ad esempio mediante una revisione del materiale didattico in accordo con l’articolo 5 della CEDAW, ed invita il governo ad assicurare che l’insegnamento impartito a ragazze e ragazzi comprenda le tematiche dei diritti della donna e dell’uguaglianza di genere;
36. invita la Commissione e il governo turco a lanciare campagne mediatiche (televisive e radiofoniche) che richiamino l’attenzione sull’importanza del rispetto dei diritti delle donne e sugli effetti positivi che ne derivano per la vita sociale e lavorativa;
37. sottolinea che la Turchia deve ottemperare pienamente all’acquis comunitario in materia di parità retributiva, pari opportunità e parità di trattamento per gli uomini e le donne nella vita lavorativa e nel mercato del lavoro, e deve migliorare l’accesso delle donne al mercato del lavoro e alla formazione permanente, con misure miranti fra l’altro a combattere le discriminazioni e ad assicurare la compatibilità fra vita lavorativa e familiare;
38. invita il governo turco a fornire informazioni sulla situazione dei diritti delle donne che lavorano in imprese familiari, nell’agricoltura o illegalmente;
39. invita il governo turco a promuovere scambi tra scuole, associazioni e altri enti cui partecipino giovani europei e turchi di entrambi i sessi;
40. invita la Commissione e il governo turco a continuare a creare e sostenere progetti in materia di lavoro e occupazione delle donne, compresi i progetti delle ONG, e invita il governo turco a realizzare piani d’azione nazionali riguardanti le donne e l’occupazione, come fanno comunemente gli Stati membri;
41. invita i sindacati e le altre parti sociali dell’Unione europea e della Turchia a cooperare per accrescere in Turchia la partecipazione delle donne alla forza lavoro e allo svolgimento di funzioni dirigenziali in vari settori del mercato del lavoro;
42. sottolinea la propria intenzione di seguire da vicino la situazione delle donne in Turchia e di redigere una relazione annuale sull’argomento attraverso la propria commissione per i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, ed esorta la Commissione a fare altrettanto;
43. invita la Commissione, nel contesto della sua prima relazione al Consiglio europeo del dicembre 2005 sul ritmo delle riforme – che determinerà anche l’andamento dei negoziati – a riferire in modo sistematico ed esauriente sui progressi fino allora compiuti in fatto di modifiche legislative e attuazione delle norme al fine di promuovere i diritti delle donne;
44. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, ai governi degli Stati membri, al Segretario generale del Consiglio d’Europa nonché al governo e al Parlamento della Turchia.
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