di Antonia Chimenti
Poliziano è un dolce ricordo della mia adolescenza italiana, che riscopro nel suo immutato fascino, rileggendo e riproponendo un passo delle sue “Stanze”:
Candida è ella, e candida la vesta
ma pur di rose e fior dipinta e d’erba;
lo inanellato crin dall’aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Rideli a torno tutta la foresta,
e quanto può suo cuore disacerba;
nell’atto regalmente è mansueta
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoran gli occhi d’un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose;
l’aer d’intorno si fa tutto ameno,
ovunque gira le luce amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose…
Nel leggere e rileggere questi versi, la cui scansione metrica à perfettamente in armonia con la dolcezza dei suoni e la bellezza delle immagini, vien dato di pensare che la bellezza non è all’esterno di noi, ma all’interno del nostro cuore, della nostra mente, della nostra anima.
Angelo Poliziano ricrea, esterna e ricalca nella scrittura il suo mondo interiore.
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