di Cristiana Bullita

Scrive Antonio Gramsci:
«La politica è azione permanente e dà nascita a organizzazioni permanenti in quanto appunto si identifica con l’economia. Ma essa anche se ne distingue e perciò può parlarsi separatamente di economia e di politica e può parlarsi di “passione politica” come di impulso immediato all’azione che nasce sul terreno “permanente e organico” della vita economica, ma lo supera, facendo entrare in gioco sentimenti e aspirazioni».

“L’idea di socialismo”, di Axel Honneth, attuale Direttore dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Francoforte, guida la presente riflessione su quello che alcuni considerano uno dei difetti originari del socialismo, ossia il fondamentalismo economicistico.

- IL 
 SOCIALISMO NON E' SOLO GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA
Axel Honneth

Nei primi socialisti l’attenzione era unicamente diretta alla sfera economica; la sfera politica veniva ignorata, e con essa i diritti civili e umani affermati dalla Rivoluzione francese, primo tra tutti la libertà di espressione, indispensabile nel processo di formazione della volontà politica. Quei pensatori intendevano la libertà unicamente applicata alla sfera economica individuale, e quindi unicamente e ingiustamente orientata alla costituzione di patrimoni privati. I primi socialisti perseguirono l’idea di democrazia economica ignorando quella di democrazia politica, che fu lasciata ai liberali e ne decretò la fortuna. Di qualunque cosa parlassero, i socialisti riducevano tutto alla questione dei rapporti di produzione.
È pur vero che dopo la Rivoluzione francese, con il superamento dell’Ancien régime, il mercato capitalistico rappresentava un insormontabile ostacolo all’uguaglianza. E così Owen e gli utopisti francesi misero in atto delle forme di cooperazione autogestita in un mercato controllato dallo Stato, ritenendo in tal modo di promuovere una libertà sociale il cui modello fu sviluppato soltanto per la sfera economica, e non per quella politica o delle relazioni private. Ernesto De Martino sembra fornire un autorevole sostegno a questo approccio monistico quando afferma che:
«la solidarietà degli oppressi può instaurare un ordine sociale in cui, con la conquista della libertà del [dal] bisogno, anche tutte le altre libertà possono diventare reali».

I primi socialisti attribuirono alla sfera economica anche funzioni politiche immaginando che la legislazione pubblica dovesse competere ai produttori nelle attività cooperative; intanto la nascente economia politica iniziava a distinguere fra Stato ed economia, per preservare questa da quello.
Ai primi socialisti e allo stesso Marx dovette sembrare artificiosa e oziosa, all’interno del sistema filosofico hegeliano, l’accurata distinzione tra famiglia, società civile e Stato, in seno all’eticità. La differenziazione funzionale tra la sfera privata -amore, amicizia-, quella pubblica -politica- e quella economica fu colpevolmente trascurata dai primi socialisti, il che segnò un ulteriore punto a favore del liberalismo. Una sorta di “cecità giuridica” portò i socialisti ad ignorare, ad esempio, il ruolo che diritti civili come la libertà di parola avrebbero potuto assumere nella sfera politica, opportunamente distinta da quella economica. Se fossero stati meno “ciechi” e avessero applicato il concetto di libertà sociale anche alla sfera politica, i primi socialisti avrebbero constatato come i diritti di libertà individuale possano condurre alla discussione collettiva di regole condivise, proprio come avviene nel modello “l’uno-per-l’altro” tipico delle cooperative.
Anche la famiglia è una sfera autonoma distinta dall’economia, in cui si sarebbe potuta applicare una peculiare libertà sociale; ma il socialismo ha rinunciato ad applicare il concetto di libertà sociale alle relazioni personali e così ha suggerito l’idea di voler perseguire unicamente la giustizia distributiva quando in realtà, fin dall’inizio, esso si è posto l’obiettivo d’istituire una nuova forma di vita comunitaria.
Il socialismo pensava la società come un tutto determinato costantemente dalla sfera economica e il proletariato come unico destinatario della propria teoria; però da tempo gli operai non mostrano più interesse per una trasformazione rivoluzionaria della società.
Honneth individua due possibili strade per il socialismo: o rinunciare al progetto di farsi prassi sociale per restare solo una teoria politica; oppure trovare un sostituto del referente perso, cioè del proletariato industriale. Può, tale sostituto, essere «quel sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli inabili» cui Marcuse affida il progetto rivoluzionario? Oppure la teoria socialista deve smettere di ancorarsi ad un unico gruppo, sia pur variegato, pena la rinuncia a rappresentare interessi non ancora articolati, come quelli del nuovo proletariato dei servizi? Basti pensare ai riders, ad esempio, cioè a quei fattorini che fanno consegne a domicilio nelle nostre città pedalando sotto il sole a picco o sotto la pioggia, i quali recentemente hanno posto all’attenzione di tutti la loro triste condizione di lavoratori senza tutele e le loro giuste rivendicazioni.
Forse i nuovi destinatari del messaggio socialista non sono più le soggettività in rivolta ma le cittadine e i cittadini riuniti nella sfera pubblica democratica. Banditi i movimenti, le classi, le soggettività collettive, il socialismo dovrebbe affidare la rappresentanza delle proprie istanze alle conquiste istituzionali che in molti Paesi hanno già determinato un sensibile progresso sociale, come il salario minimo garantito, per dirne una. Il socialismo dovrebbe appellarsi a chi ha a cuore il benessere di tutti, e non solo di alcuni; a chi aborrisce i pregiudizi e gli abusi di potere che limitano la libertà sociale in tutte le sfere della società. I bisogni di comunione emotiva e fisica, d’indipendenza economica e di autodeterminazione politica sono parimenti pressanti per ciascuno di noi e dalla loro soddisfazione dipende la possibile realizzazione della nostra felicità individuale e collettiva.

Cristiana Bullita

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