Un ricordo di Antonio Cassese
pubblicata da Diana Di Francesca il giorno domenica 23 ottobre 2011 alle ore 20.15
E’ morto oggi 23 ottobre 2011 a Firenze Antonio Cassese, l’uomo che ha osato il sogno più alto e più luminoso, il rispetto dei diritti umani.
Giurista, scrittore, docente di diritto internazionale, dedicò la vita a combattere contro ogni violazione dei diritti fondamentali delle persone ricoprendo con impegno e passione civile prestigiosi incarichi tra cui quello di presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti, e di primo presidente del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia. Nel 2004 era stato nominato da Kofi Annan alla presidenza della Commissione internazionale d’inchiesta dell’Onu sui crimini del conflitto del Darfur.Nel 2009 era diventato presidente del Tribunale speciale per il Libano, carica dalla quale aveva dovuto ritirarsi per ragioni di salute lo scorso 9 ottobre. Il neozelandese David Baragwanath, che lo ha sostituito, ha affermato: “La morte del giudice Cassese è una tragedia…La sua famiglia era in tutto il mondo ovunque ci fosse ingiustizia”.
Antonio Cassese è autore di numerose pubblicazioni tra cui “Diritto internazionale” (ed. Il mulino, 2005), “I diritti umani oggi” (ed. Laterza, 2005), “Lineamenti di diritto internazionale penale” (ed. Il mulino, 2005), “Il sogno dei diritti umani”, in cui racconta il percorso dell’Onu dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, con prefazione di Antonio Tabucchi,e l’opera più recente, del settembre 2011, un vero e proprio testamento spirituale, “L´esperienza del male. Guerra, tortura, genocidio, terrorismo alla sbarra, conversazione con Giorgio Acquaviva ” (il Mulino). Qui alla domanda di Acquaviva se, come Presidente del Tribunale Speciale per il Libano, non temesse per la propria vita, aveva risposto . “Alla mia età è meglio morire per una buona causa piuttosto che di infarto o di tumore”.
Come dice Adriano Sofri su Repubblica, “Cassese aveva voluto sperimentare il male, uscendo dal proprio mestiere di studioso e di professore, a Firenze soprattutto, e alla Sorbona, a Oxford, alla Columbia di New York. Nomi illustri di università mescolati a quelli degli inferni di cui la terra è disseminata, il Cile e la Bosnia, il Darfur e la Cambogia. Raccontava, rubando al fratello Sabino la citazione dal Piccolo Principe sul geografo che non si muove dalla sua stanza e l´esploratore che va alla scoperta di luoghi e cose, di aver cominciato da “geografo” e di essere corso presto fuori, a “esplorare” il mondo, con le sue carceri e le sue camere di sicurezza, le sue guerre e le sue torture”.
Sapeva quanto il suo sogno fosse difficile da realizzare, sapeva che ogni guerra, ogni conflitto risveglia negli uomini la tentazione della ferocia, ma sapeva anche che è dovere di tutti lottare contro la barbarie, contando sugli organismi internazionali e contemporaneamente sull’opinione pubblica, sulla sua capacità di ricordare, di conoscere, di indignarsi, di reagire, perchè nessun essere umano sia espropriato della propria umanità e condannato a una battaglia perenne e lacerante per riconquistare la normalità della vita, perchè cessino le umiliazioni, le sofferenze, le torture che nessun diritto, nessuna finalità, nessun obiettivo può giustificare.
“La fiducia nell’umanità, già incrinata dal primo schiaffo sul viso, demolita poi dalla tortura, non si riacquista più”
(Jean Améry, filosofo austriaco deportato ad Auschwitz, citato in “I sommersi e i salvati” da Primo Levi).
memorial a Villa Grimaldi, Santiago
Diana Di Francesca
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