Scrivono “ti amo” non sulla pietra, ma sul web e lo diffondono nel mondo. Con ritorno di like, follower e anche copie di libri. Gli “Insta poets” sono vere e proprie star dei social. Piacciono perché sono sintetici. E perché l’arte va condivisa
di Cristina Lacava
Sa guardarsi dentro: Non riconosco affatto/la persona che sono diventato/un anno può cambiare tante cose/ha cambiato me, profondamente. E nel romanticismo non lo batte nessuno: Vediamoci qui/sotto le stelle/vicino alla luna/al buio/ aspettavo/una come te.
Sono versi di r.h.Sin, autore di Whisky, parole & una pala (Rizzoli), primo volume di una collana dedicata agli Instagram poets: quei poeti cioè che incidono i loro epigrammi non sulla pietra ma sul web e li veicolano nel mondo, con ritorno di follower (r.h.Sin ne ha quasi due milioni) e di copie: lui ne ha vendute in America 300mila e ha monetizzato con il merchandising, pubblicando i distici anche sulle t-shirt. A maggio esce L’universo che noi siamo, dell’australiana Lang Leav, 34 anni, 890mila like su Facebook e una linea di moda all’attivo. L’altra star è Amanda Lovelace: La principessa si salva da sola (Sperling & Kupfer) è un cult tra le ragazze, come Milk and Honey, di Rupi Kaur.
Da fenomeno social a sociale, gli Insta poets vendono e diffondono il (breve) verbo poetico tra coloro che mai in libreria si avvicinerebbero agli scaffali specializzati: i giovani. Sono loro i fan del verso rapido, anche in Italia. Lo youtuber Francesco Sole con il suo #tiamo (Mondadori) per teenager con i cuoricini agli occhi è nella top ten dei libri più venduti, mentre la stessa casa editrice si prepara al lancio di un’autrice di 19 anni, Marzia Sicignano, 206mila follower, che pubblica il 24 aprile Io, te e il mare (Mi piaci un casino/ e da quando ti conosco/ è un casino/tutto).
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