Non esistono più i geni eclettici ed universali, perlomeno della statura di un Leonardo da Vinci. A noi moderni, che arranchiamo nei nostri rispettivi ambiti di conoscenza, è necessario restare umilmente nei nostri ranghi, e riconoscere con il dovuto rispetto i meriti, quando sono oggettivamente riconoscibili. Oggi, tutttavia, è più difficile restare oggettivi, perché manca nella società lo stimolo a formare menti capaci di realizzare compiute sintesi tra i diversi ambiti del sapere e mancano, soprattutto, severi criteri coi quali stabilire le dovute gerarchie, quando si deve riconoscere la validità di un’opera artistica. Questa deleteria carenza è iniziata nel momento in cui la critica estetica ha spostato la sua attenzione dal valore stilistico a quello tematico. Il valore di un’opera non lo si misura solo a partire dall’attualità del messaggio o dalla vitalità sociale delle sue tematiche. Se non si realizza una compiuta sintesi fra contenuto e forma l’opera in questione può essere tutto, tranne che opera d’arte. Una critica irresponsabile può alimentare vane illusioni in coloro che si cimentano in presuntuose esibizioni, senza avere le qualità e senza avere la formazione lunga, paziente ed approfondita richiesta per poter imprimere a emozioni, affetti, riflessioni, stati d’animo soggettivi quella profondità ed universalità, che permettono di riconoscere il vero artista. Questa profondità si nutre anche di cultura e di preparazione tecnica. A sua volta il critico d’arte è un buon lettore solo se sa leggere nell’ animo umano, nella realtà che lo circonda, e se ha la preparazione culturale necessaria e l’equilibrio mentale che gli consentano di individuare la specificità ed unicità della creazione artistica (il “tic” poetico, lo stile). Non è sufficiente una riduzione dello stile in formule da Accademia, né l’elencazione delle tematiche predilette dall’Autore, per elaborare un giudizio critico. Il vero artista “sente” di trovarsi al centro di un flusso di vita cosmico e lo trasfonde a piccole dosi, interpretandolo con suoni, immagini, colori, ritmi e analogie. Il vero critico, a sua volta, è fruitore privilegiato di una trasfusione emozionale, proporzionale alla sua ricettività, e non fa che ripercorrere a ritroso l’itinerario dell’artista, mettendo a fuoco la fisionomia speciale dell?opera, in un processo di elaborazione che dalla fase passiva della mimesi si eleva a quella del giudizio di valore. In questo processo intuizione, sensibilità, analisi e sintesi razionali son tutt’uno.

Antonia Chimenti

Categorizzato in: