di Cinzia Amagatto
“Dove? Ma sei sicura? Di tutte le città, tutte le possibilità in tutta Italia è proprio lì dove vorresti andare?”
Era nel 2006. Da 5 anni cercavo di convincere Grazia Pia a fare un viaggio qualsiasi con me. Ma lei aveva paura di volare, paura di essere nel mare, paura di essere in cielo fra le nuvole, non va in nessun tipo di barca. Hmmmmmm. Allora – perché non in Italia? Forse sì.
Lei è la nostra padrona a Ficulle e non ha mai viaggiato. Mai. E’ nata a pochi kilometri dall’azienda agricola [podere] dove vive con suo marito e suo figlio dal 1968. Si è sposata a 19 anni, e nel 2006 aveva 53 anni. Governava i polli, le anatre, le oche, i conigli, i tacchini e i maiali innumerevoli – tutto come e solo come l’alimento per la famiglia. Insieme a suo marito aiutava con le cento pecore, un orto enorme, circa 250 olivi e una vigna che produce l’uva per produrre abbastanza vino per la famiglia ed un po’ di più. Mangiavano soltanto le cose fatte in casa tranne il caffè, lo zucchero la farina, il sale e gli aranci in inverno. La sua giornata cominciava alle 6.00 e finiva alle 11.30 a meno che le pecore non (partorissero gli agnelli) partorivano. Si è presa cura della sua amata madre per anni fino a che Gina è morta 3 anni fa. Due anni fa è nato il suo primo nipote e adesso Grazia Pia si prende cura di lui oltre al suo lavoro quotidiano a tempo pieno. Prima ha cresciuto un figlio, adesso è grande e padre e abitano ancora con Grazia Pia e Pasquale, insieme con la sua compagna e suo figlio da due anni – il grande Matteo.
Arrivo fra qualche riga al viaggio – pazienza.
Affittiamo annualmente il vecchio casale sulla loro proprietà dal 2001. Siamo in Italia ogni anno, di solito per circa tre mesi in autunno durante i quali aiutiamo con le raccolte ed un mese in primavera per visitare il nostro gatto, il grande Massimo. Inoltre, viaggiamo per l’Italia – molto e dappertutto. Grazia Pia ed io parliamo sia per telefono che a tu per tu – spesso. Ogni tanto passeggiamo insieme nella zona del podere; raccogliamo le castagne ogni novembre insieme con Willard e Pasquale, suo marito e cerchiamo i funghi dopo le piogge d’ottobre. Andiamo abbastanza spesso al cimitero per pulire le tombe e mettere i fiori freschi – una faccenda di solo una mezz’ora. E ogni tanto, la convinco a venire con me dal parrucchiere per un taglio e una tinta dei capelli. Grazia Pia non guida. Guido io. Compriamo le poche cose di cui hanno bisogno al mercato di Orvieto. Più spesso faccio io le spese da sola. Grazia Pia rimane al podere e lavora. Lavare, stendere e stirare il bucato per tutta la famiglia richiedono molte ore. Fare la passata di pomodoro, le marmellate, il formaggio, le salsicce, pulire i funghi, i pasti, seminare e badare all’orto, trovare e preparare la cicoria dai campi, pulire la casa, e, ancora governare gli animali…… i suoi giorni sono veramente strapieni.
Ma aveva sempre voluto fare un viaggio. Ripeto – uno. Ne avevamo parlato spesso, e non solo per ingannare il tempo o scherzare “magari”, ma quasi seriamente e poi davvero sul serio. Non aveva mai visto Venezia né Firenze o Milano o Roma, ovviamente. Non aveva mai messo (un) piede dentro un museo o un duomo. Mai aveva mangiato in un ristorante o aveva dormito in un albergo. Non avevano avuto mai i soldi per fare una luna di miele e poi………… la sua vita di contadina e mamma le rubava gli anni. Quando siamo qui con loro, le cose cambiano per un breve periodo, ma soltanto un po’. Nonostante tutto questo, il mio invito rimaneva buono e valido. E Grazia Pia aveva pensato bene su dove le potrebbe piacere andare e che cosa potrebbe valere la pena a vedere. Le ho offerto tutta l’Italia. Qualunque cosa avrebbe voluto fare, vedere, gradire. Avremmo pagato noi tutte le spese.
Dopo tanto, nel 2006 un giorno di settembre del 2006, Grazia Pia mi ha espresso i suoi pensieri e i suoi desideri. Dove sarebbe voluta andare con me? “Voglio andare a Pietrelcina dove nacque Padre Pio”.
“Dove?”
“Mi hai sentito.”
“Ma sei sicura?”
“Sicurissima.”
“Guarda, è la tua scelta, ma hai pensato perlomeno a San Giovanni Rotondo se parliamo di Padre Pio?”
“Non voglio andare a San Giovanni Rotondo – vanno tutti lì – fa schifo.”
“Ma ci sono le spoglie del santo esposte nella cripta del convento di Santa Maria delle Grazie ed il monumento di Periale Fazzini, e….”
“No e no. Voglio andare al suo villaggio.”
Il suo villaggio, ho scoperto, era descritto più o meno così: E’ qui che Padre Pio ha mosso i primi passi nei vicoletti del quartiere dove è nato, è qui che ha manifestato la Sua precoce intenzione di consacrarsi a Dio; è qui che per la prima volta ha ammirato la bellezza della Sua Madonnella e ha cominciato ad avere per Lei una devozione tutta particolare; è qui che ha dovuto subire tanti “scontri” con il maligno; è qui che si è formato; è qui che per la prima volta ha ricevuto le Sacre Stimmate ai piedi dell’Olmo di Piana Romana. Era vicino a Benevento.
Per dire che sono stata sorpresa sarebbe…… non ci sono le parole. Sono rimasta con la bocca aperta. Non andiamo al Vaticano? No. A vedere il duomo di Milano? No. A dare una prima vista all’arte degli Uffizi e tutta Firenze? No. Neanche a Venezia – una città storica e unica nel mondo per i suoi canali e le sue chiese di Palladio? No.
Mi ha spiegato che lei pensa di essere una donna semplice della campagna, aveva frequentato la scuola fino alla quinta elementare e non sapeva nulla delle belle arti. Non praticava la sua religione e il Vaticano sembrava troppo……. troppo. La sua vita era sempre ed era sempre stata controllata dalla natura e dalle stagioni; la sua guida nelle difficoltà era sempre stata Padre Pio [anche il suo nome……..]. E allora – Che cosa le avrei potuto dire? Alla fine, ero molto felice che lei avesse deciso di lasciare la sua vita quotidiana e andare via dal podere! Per caso, avevamo degli amici che erano di Benevento! Che combinazione! Ma – Grazie Pia aveva le sue condizioni. Non voleva lasciare il podere per più di un giorno e lei non avrebbe dormito dai nostri amici perché…… russava ed era imbarazzata! E neanche in un albergo.
Ho mosso mari e monti e ho trovato un modo per organizzare il tutto, tenendo conto delle sue condizioni. Ma se avessi avuto una bacchetta magica……
E così (dopo due giorni di preparazioni — tutt’un’altra storia), siamo partite alle 2.00 di un martedì mattina, abbiamo guidato fino a Orvieto, ed abbiamo preso il treno, con una coincidenza a Roma senza vedere Roma, e siamo arrivate a Benevento mentre la gente andava a lavorare. I nostri amici ci hanno incontrato alla stazione di Benevento e ci hanno portato a Pietrelcina dove abbiamo passato un giorno lunghissimo per vedere tutti i posti di Padre Pio – la casa dove nacque, la scuola che frequentava da bambino, l’albero sotto il quale ha ricevuto le stimmate, ecc.
Grazia Pia era vestita a festa con i suoi capelli tinti di recente. Aveva una bottiglia d’acqua nella sua borsa insieme con quattro panini in caso di fame. Era una donna tutta diversa da quella contadina di Orvieto ed era incantata dalla stranezza dell’esperienza.
Abbiamo avuto un piacevole incontro e una meravigliosa cena dai nostri amici. Poi siamo salite sul treno dopo il tramonto, e siamo arrivate a casa alle 4.00 il giorno seguente, con ogni tipo di ricordi in vendita come la prova del viaggio.
Grazia Pia è diventata, per qualche giorno, il centro dell’attenzione del villaggio per la sua grande fortuna di aver fatto questo viaggio e, ancora oggi, sfrega un medaglione d’oro con l’immagine di Padre Pio, pendente da una collana intorno al suo collo (il mio regalo) – non meno di dieci volte al giorno. E non ha per niente il desiderio di fare un altro viaggio. Dice che morirà contenta, che quel viaggio a Pietrelcina era più che abbastanza per lei ed è sollevata d’essere al suo posto nel mondo. Niente più treni. Le galline hanno bisogno di lei. Punto e Basta.
P.S. – Nel 2011 posso dire che Grazia Pia non è andata da nessun altro posto nel mondo da quel giorno.
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