L’assuefazione alla violenza è il vero dramma. Non si sente più dire: “guai a chi tocca i bambini”
di Wanda Montanelli

Definire barbarie quanto avviene a danno dei minori è un termine inadeguato. Non ne trovo però di adatti ad esprimere il disgusto e lo sdegno di fronte a notizie su bambini schiavi, sfruttati, abusati. Bambini usa e getta in questa società globalizzata dei consumi e della criminalità trans-nazionale contro la quale si fa troppo poco e quel poco si fa male. Aumentano ad ogni sondaggio le cifre della vergogna. Nel mondo lavorano 246milioni di bambini, e tra questi, secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, 180milioni sono esposti alle peggiori forme di sfruttamento: schiavitù, pornografia, prostituzione e guerra. Bambini oggetto. Non solo all’estero. In Italia i piccoli schiavi sono trentamila. Gli abusati sono troppi anche da noi. Non si può far finta di niente.
Secondo una ricerca del Centro Demoscopico Cierre, negli anni tra il 1999 e il 2002, il più alto numero di delitti denunciati è stato raggiunto in Sicilia, con una incidenza pari al 41,7% sul totale nazionale, seguita dalle grandi regioni del Centro-Nord: Lombardia (12%), Piemonte (6,5%), Lazio (6,2%), Emilia Romagna (5,2%) e Toscana (4,8%). Il grande strumento che aiuta i criminali a perpetrare l’abuso sui bambini è il computer. Internet rappresenta oggi, secondo i ricercatori, il vero alleato della pedopornografia. La lotta e il contrasto allo sfruttamento sessuale dei bambini deve perciò orientarsi in maniera decisiva verso la conoscenza del mezzo, allo scopo di impedire la diffusione e la commercializzazione dei prodotti pedopornografici via internet. Non c’è violenza più crudele dell’abuso all’infanzia. Non esiste delitto più efferato. Gli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine sono ancora da perfezionare. Le leggi altrettanto. Il contrappasso adatto a tali delitti non s’è ancora inventato. Oggi non si sente più dire “Guai a chi tocca i bambini”. Ci stiamo abituando, nella lenta infiltrazione delle immagini di violenza quotidiana, al più intollerabile dei delitti. Ingoiamo le brutalità dei tg tra l’antipasto e la frutta, o nel dormiveglia delle ultime notizie. Non osiamo nemmeno proporci strategie difensive. Passa su di noi inerti il diritto altrui di invaderci con somministrazioni di violenza ripetuta, tutte uguali e diverse tra loro. Oggi i bambini, domani le donne, poi di nuovo i bambini, il che è anche più facile da mettere in atto. Una volta questi disturbati mentali si nascondevano. Perché se fossero venuti allo scoperto avrebbero avuto una ben triste esistenza. Forse anche breve. Oggi invece la proliferazione e la propaganda dei delitti contro i bambini ha l’obiettivo di reiterare gli abusi, quindi la pubblicazione su internet, e la diffusione a mezzo stampa. Poi di nuovo ampliare le notizie di abusi, la pubblicazione su internet, e l’adescamento di minori tra le pagine web dei fumetti. In questa giostra di notizie frequenti e ripetitive, si ha lo scopo di farle apparire ogni giorno meno orribili, per assuefare il mondo a tali comportamenti. Fino alla pubblicazione di teorie deliranti che prospettano addirittura una possibile legittimazione della violenza. E’ la solita tecnica di chi, sentendosi un verme, cerca di costruire una teoria secondo la quale sia possibile ribaltare i concetti e trasformare il normale in retrivo, facendo apparire il delitto come una forma di nuova filosofia comprensibile solo da alcuni eletti. Insomma si cerca di spiegare che ognuno può avere i propri punti di vista. E nessuno osteggia queste teorie con le stesse tecniche. Mettendo cioè in evidenza che esistono dei luoghi in cui curare gli squilibrati e altri in cui segregare chi commette delitti nei confronti dei bambini. Spiegando che le pene detentive per gli abusi non sono patteggiabili e che l’unico modo ottenere il rispetto di se stessi è andare da uno specialista neuropsichiatra e curarsi. Si è gridato allo scandalo in questi giorni all’ipotesi di castrazione chimica per i violentatori di donne. Non c’è da alzare alcun polverone. Basta cambiare il termine “castrazione” che appare troppo crudo, e spiegare che si tratta solo di un medicinale dato a chi ha impulsi feroci verso donne e bambini. E’ solo un modo scientifico per contenere la sessualità malata di persone che definire infermi è un termine conciliativo e generoso. E’ un metodo di cura usato in paesi avanzati d’Europa e degli Stati Uniti. Talvolta la medicina è richiesta dagli stessi violentatori quando un barlume di lucidità fa loro capire che devono trovare un modo per entrare a far parte della razza degli esseri umani. Per evitare turbamenti basta cambiare la definizione del rimedio. Anziché castrazione chimica definiamolo de-condizionatore dell’aggressività, oppure farmaco salva impulsi, o vattelapesca. Anche qui non dobbiamo ribaltare la faccenda. Il problema è di salvare i bambini e le donne da esperienze distruttive, non certo quello di prevenire la possibilità che i delinquenti si spaventino. Della suscettibilità degli aggressori possiamo anche fregarcene. Preoccupiamoci invece del fatto che la pedofilia si trova dappertutto e di che cos’altro si può fare per impedirla. Possiamo forse ideare nuove mosse nell’offensiva contro la pedo-pornografia infantile su internet, prendendo a modello ciò che si fa all’estero. In Australia per esempio i provider di servizi internet sono colpiti da multe fino a 55.000 dollari australiani (33.500 euro) se vengono usati per accedere a siti di pedopornografia. E’ considerato reato federale, punibile con 10 anni di carcere, usare internet per accedere, trasmettere o rendere disponibile pedopornografia o altro materiale simile. La polizia australiana ha inoltre una task force internazionale per prevenire questo tipo di crimini on line. In Francia, il ministro dell’ Interno, Dominique de Villepin, ha ideato le cyberpattuglie di poliziotti e gendarmi contro la pedopornografia e l’odio razziale su internet. E da noi che si fa? Il ddl governativo 4599 e le numerose proposte connesse, contiene provvedimenti e inasprimenti di pene, tra cui l’esclusione della possibilità di patteggiamento. Questo provvedimento, secondo l’onorevole Marcella Lucidi, che è relatrice del testo, rafforza nel nostro Paese il sistema normativo di contrasto alla pedopornografia, e completa le due importanti leggi già esistenti in materia, la 66/96 contro la violenza sessuale e la 269/88 contro lo sfruttamento sessuale dei minori. Basterà a fermare la violenza sui minori? Sicuramente no. Il problema è anche culturale. Consiste nell’insegnare con immagini, esempi e propaganda sociale il rispetto dell’infanzia. Si risolve trasmettendo idee e parole sull’inviolabilità dell’innocenza dei bambini. Si vince divulgando l’inconvertibile consapevolezza che nessuno può permettersi impunemente di sfiorare con gesti indecenti l’infanzia. Si debella con azioni culturali di alto livello, trasmesse da spot previsti per la pubblicità-progresso, in cui si insegni la poesia degli occhi fiduciosi di un cucciolo d’uomo che osserva il mondo. E se tutto questo non basta ad educare i depravati, si annienta, riappropriandoci del diritto di tuonare: “Guai a chi scandalizza i bambini… Sarebbe meglio per lui legarsi una macina al collo e buttarsi nell’oceano”.

Wanda Montanelli – Responsabile nazionale dipartimento Pari Opportunità di IDV

fonte “Orizzonti Nuovi”

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