Violenza su donne, rapporto Nazioni Unite

A Ginevra viene presentato il documento stilato dal relatore speciale Rashida Manjoo sui dati raccolti nel nostro Paese. Nel 2011 le donne uccise sono state 127. La violenza domestica è la forma più diffusa. Le raccomandazioni per eliminare le discriminazioni

viol8 - IN ITALIA BUONE LEGGI, MA POCA PROTEZIONE

ROMA – Le leggi per tutelare le donne vittime di violenza in Italia ci sono, ma non sempre vengono applicate nel modo adeguato. L’allarme arriva dal rapporto elaborato da Rashida Manjoo, relatore speciale sulla violenza contro le donne delle Nazioni unite che, su invito del governo, ha visitato ufficialmente il nostro Paese lo scorso gennaio, incontrando i rappresentanti delle istituzioni italiane, gli esponenti della fondazione Pangea e le associazioni della piattaforma CEDAW, e ha stilato un documento che presenta oggi a Ginevra.

SPECIALE Fermiamo il femminicidio 1

Troppo silenzio. Dalla visita di Manjoo è scaturita una serie di richiami al governo italiano sulle azioni e le politiche da intraprendere per migliorare la condizione delle donne all’interno della società. Sono preoccupanti, infatti, i dati che emergono dal rapporo. In Italia e in Europa, la violenza in famiglia è una realtà molto diffusa, ma anche poco denunciata: il 76% delle violenze nel nostro Paese avviene tra le mura domestiche a opera di ex partner, mariti, compagni o persone conosciute ed è, stando all’Onu, la causa del 70% dei femminicidi.
In Italia, nel 2011, sette omicidi su 10 preceduti da violenze. Ogni giorno, in Europa, sette donne vengono uccise dai loro partner e in Italia, nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7% in più rispetto al 2010. Di questi omicidi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti o forme di violenza fisica o psicologica. E per il 2012 i dati non sono confortanti: fino a giungno sono 63 le donne uccise.

Violenza domestica. Stando ai dati raccolti nei centri di assistenza, la violenza domestica è la forma più pervasiva di violenza, con un taso del 78,21% e colpisce donne in tutto il Paese. Il 34,5% delle donne ha segnalato di essere vittima di incidenti violenti. Eppure, solo il 18,2% delle vittime considera la violenza domestica un crimine, mentre per il 36% è un evento normale. Allo stesso modo, stando al rapporto, solo il 26,5% delle donne considera lo stupro o il tentato stupro un crimine.

L’impegno dello Stato. L’Italia ha sottoscritto una serie di trattati internazionali (tra cui la CEDAW – Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), ma la violenza contro le donne resta un problema rilevante. Nel nostro Paese, continua il rapporto, il quadro giuridico fornisce sufficiente protezione alle vittime, ma l’eccessiva frammentazione che lo caratterizza determina spesso inadeguate punizioni per i colpevoli. La conseguenza è che spesso la violenza resti nel silenzio: “l’estrema lungaggine delle procedure penali, il mancato rispetto delle misure di protezione civile, delle sanzioni pecuniarie e della detenzione inadeguata contro gli autori, indebolisce la natura protettiva di tale misura – si legge nel documento -. Inoltre, i ritardi nel sistema di giustizia possono incidere anche nell’esito di un caso. La legge di prescrizione, a causa dei ritardi del sistema, permette di far cadere nel dimenticatoio una causa. Inoltre, la mancanza di coordinamento tra giudici dei rami civile, penale e minorile, durante la gestione di misure di protezione, possono emettere sentenze contrastanti”.

Le raccomandazioni CEDAW. Dal rapporto emege una serie di raccomandazioni rivolte al governo italiano. Innanzitutto garantire alle vittime protezione economica e un rifugio sicuro. Poi sarebbe opportuno effettuare una raccolta dati puntuale su tutte le differenti forme d8i violenze e assicurare la formazione degli operatori che lavorano in questo settore. E ancora, si chiede al governo di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica. Infine, non meno importante, è la diffusione di campagne di sensibilizzazione su un problema così grave.

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