Aborto in Italia significa ancora trattamenti discriminatori, medici obiettori, attese paradossali: ecco cosa abbiamo scoperto

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 ITALIA UNA DONNA E' DAVVERO LIBERA DI ABORTIRE?

di Adelaide Barigozzi

L’aborto in Italia significa ancora trattamenti discriminatori, città con quasi il 100% di medici obiettori, attese paradossali: un diritto per il quale le donne si sono battute troppo spesso non viene rispettato. Siamo andate a vedere che cosa sta succedendo. Perché è tempo di cambiare.
Di solito, chi c’è passata non lo dice. Conserva dentro di sé quella ferita. Perché abortire è sempre una sofferenza, una scelta estrema segnata dal dolore, dall’ansia, dalla disperazione. Dalla scoperta che il feto è affetto da una grave malformazione. Dal semplice fatto di non sentirsi pronta per prendersi la responsabilità più grande, quella di mettere al mondo una vita troppo presto, troppo tardi, senza un progetto d’amore intorno. Come enorme conseguenza di un gesto sbadato, una dimenticanza, una leggerezza, una violenza.
Ogni caso è una storia a sé, ma per tutte debbono valere i diritti riconosciuti dalla legge italiana, la 194, che dal 1978 regolamenta l’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) stabilendo che “l’aborto entro i primi 90 giorni dal concepimento è rimesso alla libera determinazione della donna”. Parole importanti. Ma corrispondono alla realtà? Oggi una ragazza è davvero libera di fare la sua scelta consapevole come dice la legge? E nel caso decida per una Ivg, la sua salute e dignità sono tutelate?
Forse non lo sai, ma l’Italia è l’unico Paese al mondo dove pur essendoci una legge sull’aborto, la maggioranza dei ginecologi può rifiutarsi di rispettarla. Il 70% di loro (e il dato è in crescita rispetto al 2013), infatti, è obiettore di coscienza (in Gran Bretagna lo è solo il 10%, in Francia nessuno). Percentuale che sale in molte regioni tra cui il Molise (93,3%) e la Basilicata (90%), mentre in Lombardia tocca il 63,6%. In alcune città, poi, lo sono tutti i ginecologi: è il caso di Ascoli Piceno che per questo è stata ripresa dal Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa. Vivere in queste zone per una ragazza può essere una sfortuna… continua a leggere

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