Solo da qualche ora è stata diffusa dalle agenzie di stampa la notizia della morte di Donatella Colasanti. Giovanissima, riesce a sopravvivere, nell’ottobre del 1975, al massacro del Circeo, uno degli episodi più bui e violenti della storia criminale italiana. In quella occasione, l’amica di Donatella, Rosaria Lopez, muore mentre Donatella riesce a sopravvivere soltanto perchè i suoi carnefici la abbandonano, pesta e sanguinante, credendola morta. Una storia di stupro, violenze e torture, con la precisa finalità di brutalizzare o poi uccidere le due vittime di quel branco. Uno dei primi branchi della storia italiana, composto da persone quali Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido, tre giovani neofascisti romani i cui nomi sarebbero poi apparsi in diverse occasioni nelle cronache italiane, anche molto recentemente.
La famiglia Ghira era all’epoca proprietaria di una villa al Circeo: in quella casa ebbe luogo uno degli episodi più tragici di violenza contro le donne.
Sono passati 30 anni da allora: Donatella è morta il 30 dicembre scorso, solo oggi ne è stata data notizia. Con immenso coraggio, cercò di superare il trauma dello stupro: rilasciò interviste, divenne testimone e quindi spietata accusatrice dei suoi torturatori, fino a provocare la loro condanna.
Di certo, nessuno, ne allora nè negli anni successivi, si è mai preso cura di lei. Donatella e la sua famiglia hanno dovuto vivere 30 anni con un trauma mai completamente superato, tra stenti, solitudine e amarezza. Fino ad una fine che, di certo, è stata precoce.
Non sappiamo esattamente quante Donatelle ci sono in Italia e nel mondo: secondo i dati più recenti, sono diversi milioni. Ognuna di loro con la propria storia, il trauma, la solitudine e a volte anche l’indifferenza.
Anche quando il coraggio consente di accusare e di far condannare i propri aguzzini, rimane quel vuoto interno che inevitabilmente conduce a sopravvivere, perlomeno fin quando si può: di certo non a vivere come è diritto di ogni persona.
Non si deve commemorare una martire, anche se di certo lo è stata: ma con lei vogliamo ricordare tutte le vittime e tutti coloro che, con indifferenza, assistono senza far nulla alle violenze, agli stupri, agli orrori contro le donne lasciando che bambine, ragazze o donne adulte vivano con il peso insopportabile della violenza subita.
Come a dire che i colpevoli delle violenze contro Rosaria e Donatella sono stati condannati, anche se purtroppo la loro storia criminale non è finità a quel tempo. Ma ci sono i colpevoli di allora e di oggi che lasciano nel silenzio e nell’indifferenza tutte le donne che non solo sono vittime di stupro, ma anche dei silenzi e dell’indifferenza della gente, delle istituzioni, della società tutta.
Lella Menzio (Presidente Telefono Rosa Torino)
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