di Wanda Montanelli

Il più autorevole dei critici se n’è andato. Mi suggerì una originale tesi di laurea al confine tra cinema e teatro che comprendeva la metodologia verista di Luchino Visconti e Giorgio Strehler

Per chi ama il cinema e il teatro allo stesso modo scegliere uno dei due argomenti per scrivere la propria tesi di laurea diventa un vero dilemma. Fu Tullio Kezich a darmi il suggerimento prezioso per restare a cavallo tra le due arti e trovare elementi comuni nell’espressione artistica di due grandi registi come Strehler e Visconti.
“Tracce di cinema nel teatro di Giorgio Strehler”, è l’elaborato che ha messo in luce la passione per il cinema del regista del Piccolo di Milano. Me la indicò Tullio Kezich che da profondo conoscitore delle due arti espressive poteva spaziare nell’analisi critica e suggerire per esempio che nel metodo della ricerca sul campo e nell’acquisizione del linguaggio oriundo le “Baruffe Chioggiotte” adattate da Strehler potessero essere assimilate a ”La terra trema”, il film affresco wagneriano-verista del 1948 girato ad Acitrezza e tratto dai Malavoglia di Verga.
Incontrai Giorgio Strehler per parlargliene e lui confermò la contaminazione teatro-cinema perché da adolescente – mi raccontò – aveva trascorso interi pomeriggi nei cinema che suo nonno dirigeva assorbendo golosamente film uno dietro l’altro, a partire da tutti quelli Mack Sennet, Chaplin, e successivamente le pellicole di Carné, René Claire, Visconti e Fellini.
Nato a Trieste il 17 settembre 1928, concittadino di Strehler, Tullio Kezich è oltre che scrittore ed autore teatrale, il critico cinematografico che ha trasmesso la sua grande passione ad intere generazioni. Nel 1946 esordì come giornalista con delle recensioni per l’emittente ‘Radio Trieste’. In seguito, partecipò come sceneggiatore alla stesura degli adattamenti o di storie originali in diversi film, tra cui ‘La leggenda del santo bevitore’ di Ermanno Olmi, Leone d’oro al festival di Venezia del 1988; e in un’altra regia di Olmi, ‘Il posto’ del 1961. Nel corso della sua lunga carriera ha curato anche una cinquantina di spettacoli come autore, traduttore e adattatore, facendo conoscere al grande pubblico il teatro di Pirandello e Svevo. Oltre che dare l’avvio in Rai a produzioni importanti come ‘San Michele aveva un gallo’ dei fratelli Taviani e la fiction ‘Sandokan’ che ha dato enorme popolarità a Kabir Bedi.
Tullio Kezich è stato, tra l’altro, presidente onorario della Fondazione Fellini. Del regista riminese era stato grande amico e spesso amava raccontare aneddoti dei tempi della Dolce vita. Molti dei quali troviamo nel libro, pubblicato da Sellerio a sua firma “Noi che abbiamo fatto la Dolce vita”.
Lo rimpiangiamo come ogni grande personaggio che è vissuto trasmettendo l’amore per il suo lavoro e la passione per l’arte, lo spettacolo e la cultura. Quella del cinema soprattutto che accoglie tutto e lo rende estesamente fruibile.

Wanda Montanelli

Categorizzato in: