di ITALO MOSCATI

QUALCHE giorno fa, in attesa di essere nominato (forse) senatore a vita, per sedersi accanto a Giulio Andreotti e ai padri della patria, il grande Mike Bongiorno ha compiuto le tremila puntate di uno dei suoi programmi, La ruota della fortuna. Qualche giornale ha ricordato il primato ma in genere il fatto è passato inosservato: l’ombra dello scanno a Palazzo Madama illumina già Mike e le sue messe in scena? A me è capitato di vedere la trasmissione celebrativa alla quale hanno partecipato numerose stelle di Mediaset. Era una festa sincera e commovente: una di queste stelle, un poco opaca, ha detto “grazie” al superconduttore per avergli insegnato a recitare le promozioni pubblicitarie e magari faceva dell’inutile ironia.
Ma la cosa che mi ha colpito è stata la simpatia e la tenuta di Mike, addirittura la sua avvenenza pur stagionata, accanto alle vallette e alle altre collaboratrici di ieri e di ieri l’altro, anche di quelle di cui si è sentito citare appena il nome. Non alludo a un fenomeno trans: il genio del telequiz porta meglio l’età di tante donne che entrano nel video e cercano di camparci dentro come topini nei buchi del formaggio, mettendo presto le rughe. Ed è di questo che voglio occuparmi, lasciando Mike alla sua gloria meritata solo però sul piccolo schermo.
Egli mi ha quasi obbligato a tirare uno stringato bilancio sulla figura della donna da tubo catodico.
essuna sembra poter eguagliare nella durata un eroe dei quattro pollici casalinghi come Mike, Pippo, Biscardi, Vespa, Costanzo, Biagi (per ora in panchina). Le trasmissioni di maggior successo sono oggi più che mai, al di là delle apparenze, un vero e proprio monopolio degli uomini maturi. Di fronte a costoro c’è un pacchetto di mischia – Maria De Filippi, Luisa Corna, Simona Ventura, Daniela Poggi, Mara Venier- le gentili signore cercano di allontanarsi, e spesso ci riescono, dal ruolo di soubrette più o meno impegnate nei contenuti; ma nessuna di loro è un’editorialista nel senso che sale in cattedra e fa lezione di savoir faire ideologico-politico-culturale. Le colleghe dei telegiornali, anche le più famose come Maria Luisa Busi e Lilli Gruber, sono sulla stessa linea e, belle e brave come le altre, sfilano sulla passerella delle notizie, ma nessuna le ha mai chiesto di esprimere un pensiero.
Anni fa ci provò a fare l’editorialista Lucia Annunziata, con scarso futuro, e adesso Sabina Guzzanti la sottopone a una feroce, deformante satira. Non vorrei che in relazione al sacrificio delle suddette ragazze Alda D’Eusanio, quella della scritta “Dalla” sulla maglietta e del toto-amante fatto da un ragazzino alla madre, avesse inteso di proporre con la scritta stessa una plateale protesta pubblica e irriverente, guadagnandosi comprensibili reprimende e stigmatizzazioni a getto continuo. Infine, tornando al numero delle puntate della Ruota della fortuna, non ricordo che nella lunga storia della tv italiana si possa citare una donna che abbia raggiunto record altrettanti prestigiosi e duraturi. E’ “l’effetto ruga” che sembra trafiggere in modo inesorabile le sole donne o invece siamo di fronte a una manifestazione di scarsa fiducia di fondo che associa le donne a soubrette o a bella presenza trovasi? Forse Iva Zanicchi, una delle poche che sfida la prova dello specchio tv e anzi ne ha fatto una sua bandiera, potrebbe dare una risposta. Ma di lei conosciamo allegria e immediatezza, nostalgiche canzoni, amarcord a tutto campo; e poco altro. I gerontocrati applaudono, soddisfatti: a mescolare idee, si fa per dire, bastano loro.

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