Un giornalista che conosce una notizia e non la scrive è
un giornalista che tradisce la sua missione.

Intervista a Marco Travaglio di Silvia Terribili
Radio Onda Italiana Amsterdam del 21 maggio 2007

La legge Mastella approvata di recente da una maggioranza bulgara alla Camera (447 voti a favore e 7 astenuti) è una legge sbagliata, che imbavaglia la stampa e toglie ai cittadini il diritto all’informazione. Se sarà approvata al Senato, ci saranno dei giornalisti che ricorreranno all’obiezione di coscienza contro una legge anticostituzionale che viola l’articolo 21 della Costituzione italiana.
Un appello a tutti i cittadini a informarsi e a impegnarsi per
salvaguardare la democrazia in Italia, sempre più minacciata da derive antidemocratiche.
Abbiamo incontrato il giornalista e scrittore Marco Travaglio che, tra l’indifferenza pressoché generale, è stata una delle poche voci a protestare fortemente contro una legge che lede decisamente gli interessi dei cittadini.

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Parliamo della legge Mastella sulla cronaca giudiziaria approvata di recente dalla Camera dei Deputati con 447 voti a favore e 7 astenuti. Una legge sbagliata.

Sì, perché è una legge che di fatto imbavaglia la stampa italiana proibendo ai giornalisti di scrivere alcunché a proposito delle indagini della magistratura e quindi di tutti gli atti che non sono più coperti da segreto, quelli già oggi non sono ovviamente né raccontabili ne pubblicabili, ma c’è un momento durante le indagini nel quale i magistrati notificano questi atti agli avvocati, agli indagati per interrogarli, per avvertirli che sono sotto inchiesta, per perquisirgli la casa o l’ufficio, per arrestarli, per fare delle cose che richiedono la consapevolezza degli indagati, in quel momento, quando le persone interessate vengono a sapere di che cosa sono accusate, l’atto non è più segreto, non è più coperto, e quindi anche i cittadini, se queste persone hanno una funzione, una rilevanza pubblica, devono venirlo a sapere, oggi lo possono venire a sapere grazie alla libera informazione. In futuro con questa legge non si potrà più pubblicare nulla di tutto questo e bisognerà attendere che si concludano le indagini, che venga iniziato il processo o addirittura per certi atti nel fascicolo del pubblico ministero, che si concluda il processo di appello. Quindi nella migliore ipotesi si può parlare delle indagini tre anni dopo che sono iniziate e nella peggiore sei o sette anni dopo. E soprattutto è un vantaggio incredibile che si dà a persone raggiunte da sospetti gravissimi che se si sapesse che cosa hanno combinato, verrebbero ovviamente costrette a farsi da parte, come è accaduto due anni fa al governatore della banca d’Italia Fazio grazie alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche contenute in un provvedimento non segreto perché notificato alle parti nel quale si sentiva il cosiddetto “arbitro della finanza italiana” che parteggiava smaccatamente per uno dei contendenti e cioè il banchiere di Lodi Giampiero Fiorani, contro i banchieri olandesi della ABN AMRO che cercavano legittimamente di scalare la Banca Antonveneta, ma non sapevano che l’arbitro giocava per la squadra avversaria.

Non è possibile bypassare la legge, pubblicando le intercettazioni su siti e media all’estero?

Credo che sia abbastanza complicato perché intanto la diffusione di tutto questo è estremamente limitata e poi comunque se qualcuno dall’Italia agisce sia pure tramite lo schermo di qualche sito estero, comunque il reato lo commette in Italia. Il reato nella legge è punito severissimamente con una multa che arriva addirittura a 100.000 euro; il che significa che per pubblicare una notizia di essenziale importanza bisogna trovare un giornalista disposto a rischiare di rovinarsi per tutta la vita. Cosa che naturalmente nessun giornalista e nessun editore sarà disposto a fare. Può darsi che qualche editore ricco per screditare un avversario o politico o aziendale, decida di investire una somma di questo genere per screditare il suo avversario, ma non è questa l’informazione, questa si chiama ricatto, si chiama guerra per bande. Noi dobbiamo essere in grado di pubblicare tutto ciò che abbiamo e tutto ciò che è di interesse pubblico, una volta verificato che è vero e che non è più coperto da segreto.

Quindi la notizia rimane pubblica, ma le intercettazioni non sono più pubbliche?

No, tutto rimane non coperto da segreto, quindi conoscibile e conosciuto dagli indagati e dai loro avvocati, dai giornalisti da molti politici, ma tutto nelle segrete stanze. Non si potrà più metterlo nero su bianco sui giornali o raccontarlo in televisione o su internet o alla radio. Non è segreto, ma non è pubblicabile e questo tra l’altro apre la strada strada a ricatti di tutti i generi. Perché se la notizia è segreta per tutti nessuno la sa, ma se non è più segreta la sanno gli addetti ai lavori, ma non possono più raccontarla ai cittadini.

Come si giustificano i parlamentari che hanno votato a favore di questa legge? Per lo meno quelli più vicini ai cittadini? Se ce ne sono ancora….

Tutti i deputati della Camera hanno votato a favore di questa legge salvo 7 che si sono astenuti e non hanno partecipato al voto. Tutti sostengono molto spesso, perché disinformati o in alternativa perché in malafede, che questa legge vuole impedire la pubblicazione di intercettazioni che non riguardano il processo penale, ma che finiscono all’interno delle carte del processo penale e quindi si vuole così tutelare la privacy dei cittadini ingiustamente tirati in ballo. In realtà tutto ciò non è vero perché una legge sulla privacy esiste da 15 anni. Se qualcuno si sente diffamato dalla pubblicazione di una notizia calunniosa o falsa ai suoi danni, già può presentare denuncia per diffamazione contro chi lui sostiene lo ha diffamato, se si vuole impedire che una persona citata o intercettata indirettamente in un procedimento nel quale non è indagata, basterebbe stabilire che non si possono pubblicare notizie private che si traggono da atti giudiziari riguardanti altri. Invece qui si mette il segreto assoluto su tutto ciò che è documentazione e atti giudiziari senza alcuna distinzione tra intercettazioni, verbali di interrogatorio fatti dall’accusa, fatti dalla difesa, risultanze di tabulati telefonici, risultanze di perquisizioni, testimonianze, tutto questo materiale non è più pubblicabile, né integralmente, né per riassunto, né nel suo contenuto addirittura, salvo gli arresti che non possono essere nascosti se no la gente sparirebbe nel nulla come nel Sud America degli anni 60 e 70 e quindi si può dire che una persona è stata arrestata ma non si può più dire perché e sulla base precisamente di quali accuse. Quindi se un magistrato sbaglia, se addirittura sbaglia apposta non c’è più la possibilità di confrontare la sua posizione con quella delle difese. Non c’è più alcuna possibilità di un controllo sociale e democratico sull’attività della magistratura.

Come si sono espressi gli altri politici durante la trasmissione di Santoro?

I politici quando vengono messi di fronte alla loro responsabiltà cercano di svicolare per cui c’era l’on. Mantovano di Alleanza Nazionale che sosteneva che qualcosa va fatto, ma forse si può emendare questa legge, Di Pietro chiedeva degli emendamenti, c’era il giudice Caselli che denunciava una grave limitazione della libertà di stampa. Nessuno ha il coraggio di rivendicare pubblicamente questa legge quando viene messo di fronte ai fatti e alle conseguenze, resta però la circostanza che alla Camera questa legge l’hanno votata tutti. Adesso vedremo. Se c’è qualche ripensamento c’è tutto il tempo per rivedere la cosa in Senato.

Quando si prevede la discussione in Senato?

Dovrebbe essere nel mese di giugno, anche se non è stata ancora fissata la data esatta della discussione.

Qualcuno si fa sentire? Qualcuno protesta in Italia?

Ci sono state flebili proteste delle associazioni di categoria, un po’ più forti quelle della federazione della stampa e dell’ordine dei giornalisti, qualche giornalista individuale, l’Unità ha criticato la cosa, la trasmissione Anno Zero di Santoro ha dedicato una puntata a questo tema, sono intervenuti parlamentari singoli come Furio Colombo, Beppe Giulietti, Gerardo D’Ambrosio l’ex-magistrato, l’ex-giudice Casson, Franca Rame, il blog di Beppe Grillo, ci sono state varie iniziative per ora ancora non sufficientemente coordinate. Ci sono cittadini che scrivono ai parlamentari per intimare loro di non votare questa porcheria al senato. Staremo a vedere se riusciremo a smuovere qualcosa. Certo è che che una maggioranza bulgara come quella della Camera 447 voti favorevoli, nessun contrario e 7 astenuti è dura da scalzare al Senato, bisognerebbe sperare che al Senato su 315 senatori quasi 200 votassero in dissenso con i loro partiti. Quindi prevedo che questa legge purtroppo passerà e bisognerà passare alla controffensiva subito dopo o raccogliendo firme per un referendum di abrogazione oppure, -cosa che credo faremo io e altri colleghi- violando questa legge apertamente per obiezione di coscienza visto che va a confliggere con la nostra deontologia professionale. Un giornalista che conosce una notizia e non la scrive è un giornalista a mezzo servizio, è un giornalista che tradisce il suo mestiere, la sua missione. Violeremo questa legge per obiezione di coscienza e chiederemo al tribunale che ci processa di sollevare un conflitto di illeggitimità costituzionale davanti alla Corte Costituzionale nella speranza che annulli questa legge in quanto viola l’articolo 21 della Costituzione che tutela la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati.

Che cosa si può fare a livello europeo?

Non si può fare niente direttamente.
Indirettamente si potrà nel ricorso eventuale alla Corte Costituzionale, fare riferimento non solo alla Costituzione italiana, ma anche ai trattati e alle dichiarazioni sui diritti dell’uomo e sul diritto all’informazione e dell’informazione, che hanno un valore ancora superiore rispetto alle leggi e alle costituzioni nazionali. Certamente questa legge va contro i dettami che presiedono alle varie democrazie per quanto riguarda la libertà di stampa. Visto che non si tratta di notizie segrete, ma si tratta di notizie non segrete che però diventano non pubblicabili.

Che cosa cambia con l’ingresso di Berlusconi in Endemol?

Cambia abbastanza poco, quello che doveva succedere è già successo in questi anni. La situazione è tale per cui nessun ingresso di Endemol la può peggiorare. Berlusconi è di fatto da cinque anni il padrone della RAI, l’ha imbottita di suoi uomini, tuttora controlla la maggioranza del Consiglio di Amministrazione della RAI, fa il bello e cattivo tempo, che poi sia anche il proprietario e il controllore di una delle società che producono o compravendono format questo è secondario. Se la RAI fosse un’azienda autonoma e indipendente sarebbe sufficiente che non acquistasse più prodotti dalla Endemol e che rompesse tutti i contratti avviati fino a questo momento visto che sono contratti che da oggi risultano stipulati con il suo diretto concorrente. Sarebbe come se la Fiat comprasse i modelli dalla Toyota. Basterebbe smettere di comprare i modelli dalla Toyota.
Il problema è che in questo momento la RAI è ancora nelle mani di Berlusconi e quindi con una mano prenderà dei soldi dei cittadini e con l’altra li passerà al proprietario di Mediaset, cioè al diretto concorrente del servizio pubblico.

Cosa si potrebbe fare per la RAI?

Credo che l’unica cosa da fare sia cacciare i partiti dalla televisione pubblica, renderla totalmente autonoma e indipendente dal potere politico, abrogare la commissione parlamentare di vigilanza che agisce come un plotone di esecuzione di marca politica nei confronti di chi ha voglia di fare programmi autonomi e scomodi per il potere, consegnare la RAI ai suoi utenti e cioè a una gestione affidata ai professionisti veri dell’informazione, dello spettacolo, della cultura che non debbano più rendere conto a organismi politici come il consiglio di amministrazione attuale, tutto di nomina politica, come l’Authority delle Comunicazioni, tutta di nomina politica, come la commissione parlamentare di viglianza, tutta di nomina politica. Basterebbe eliminare queste tre cappe politiche che gravano sul servizio pubblico, fare del servizio pubblico una società che di proprietà è dello stato, ma che, proprio per questo, è svincolata dal controllo dei partiti e quindi viene consegnata finalmente ai cittadini e trasmette programmi realizzati dai più bravi nei vari settori dell’informazione, dello spettacolo, della satira, della musica dell’arte. Nel qual caso è evidente che se l’azienda si affranca dal potere politico, l’azienda cercherà di fare una seria concorrenza a Mediaset. L’ultima cosa che potrebbe venirle in mente è comprare i programmi da Mediaset.

Cosa direbbe agli italiani all’estero?

Siamo in una situazione molto grave. La sconfitta di Berlusconi alle elezioni lo scorso anno non ha risolto i nostri problemi. I nostri problemi stanno in una partitocrazia sempre più vorace, sempre più impopolare, ma sempre più chiusa in se stessa e autoreferenziale che tutela innanzitutto le sue prerogative trasversalmente, senza lasciare ai cittadini alcuna voce in capitolo. Quindi tutti noi, sia che viviamo in Italia, sia che viviamo all’estero, ci dobbiamo impegnare a sapere quali sono i problemi e poi a cercare ciascuno nel proprio ambito di fare opera di informazione e persuasione affinché ci si ribelli a questo sistema sempre meno democratico.

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