La 25enne condannata per essere andata allo stadio: in isolamento da giugno. Mobilitazione mondiale.
Ghoncheh Ghavami.
La ragazza anglo-iraniana Ghoncheh Ghavami è stata arrestata a Teheran perché è andata a vedere una partita di pallavolo maschile (foto).
Il 20 giugno la 25enne, studentessa di legge a Londra e di madre inglese, avrebbe cercato (assieme a un gruppetto di donne) di entrare nello stadio Azadi, dove la nazionale di volley giocava contro l’Italia una partita della World League.
Qualcuno sostiene che le ragazze stessero partecipando all’ennesima protesta organizzata contro la proibizione di entrare nei palazzetti imposta alle donne dopo la vittoria di Khomeini, nel 1979.
IN CELLA A EVIN. Ghoncheh Ghavami è stata rilasciata nel giro di poche ore, ma dopo 10 giorni è stata portata in carcere da agenti in borghese che l’hanno prelevata da casa sequestrandole anche un computer. Ora si troverebbe nel famigerato carcere di Evin, dove tantissimi ‘dissidenti’ sono stati detenuti e tanti giustiziati.
NESSUNA ACCUSA FORMALE. La famiglia, che in un primo tempo non aveva diffuso la notizia del suo arresto, nella speranza di un suo rapido rilascio, adesso ha iniziato una campagna (anche su Facebook e Twitter) in suo favore, sostenendo che la ragazza è stata tenuta in isolamento per i primi 41 giorni, senza poter vedere un avvocato e senza accuse formali.
Dall’inizio della rivoluzione khomeinista, nel 1979, alle donne è vietato andare allo stadio per le partite di calcio. Un divieto esteso dal 2012 anche alla pallavolo, fa sapere Amnesty International.
Aiutatemi a riportare a casa mia sorella
Una manifestazione di solidarietà a Ghoncheh Ghavami.
«Aiutatemi a riportare a casa mia sorella», è l’appello che ha lanciato Amin Ghavami, 28 anni, sui social media e tramite le organizzazioni per i diritti umani, mentre Amnesty International annunciava che Ghoncheh va considerata una prigioniera di coscienza.
TENUTA IN ISOLAMENTO. «Ha 25 anni e studia legge all’Università di Londra, si trovava in Iran da due mesi per insegnare a leggere ai bambini di strada. Pensava che le donne potessero entrare allo stadio per le partite di volley, il Paese aderisce alla Federazione internazionale e sui giornali si diceva per volere del presidente le donne erano ammesse, mia madre e mia padre le avevano dato il permesso. Invece l’hanno arrestata e tenuta in isolamento per 41 giorni durante i quali il suo avvocato non ha potuto incontrarla né avere accesso al suo dossier. Siamo disperati, e non solo io e i nostri genitori, ma i nonni, gli zii, tutti quanti».
IL DOLORE DEI GENITORI. «Carissima Ghoncheh, i giorni senza di te sono intollerabili e sono già 74 da quando siamo stati privati del tuo viso radioso, per un crimine che non riusciamo a capire», ha scritto su Facebook in una lettera aperta la madre Soosan. «Tuo padre è invecchiato di colpo. Io, ogni mattina arrivo ai cancelli del carcere di Evin e mi cacciano via, senza darmi risposte. Se ancora resisto è per la speranza di udire presto le tue risate squillanti. Possibile che nessuno debba rendere conto del dolore di una madre?».
PROPAGANDA CONTRO LO STATO. La madre e la zia hanno potuto incontrarla brevemente una volta, ma nessuno ha capito esattamente il reato che le viene imputato. «Propaganda contro lo Stato» è il vago termine usato per giustificare la detenzione.
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