Baghdad, 23 gen.(Adnkronos/Los Angeles Times) – Molti candidati alle elezioni irachene del 30 gennaio, soprattutto le donne, sono costretti a correre in segreto per motivi di sicurezza. Sulle schede elettorali appariranno le 111 liste in lizza, ma figureranno soltanto i nomi di alcuni candidati, che già sono personalità ufficiali e beneficiano di protezione. La situazione è particolarmente difficile per le donne, alle quali sono garantiti il 25% dei 275 seggi dell’Assemblea Nazionale: una candidata è stata uccisa in dicembre, un’altra è stata rapita e una terza, Salam Khafaji, è sfuggita ad un attentato in cui è stato ucciso il figlio 17enne che ha tentato di difenderla.
L’assurda situazione in cui si trovano i candidati è stata evidenziata da un recente incontro di due giorni organizzato ad Amman fra venti candidate irachene e una delegazione del Congresso degli Stati Uniti. Gli americani sono arrivati con l’armamentario classico delle campagne elettorali- magliette, spille e adesivi- pronti a dispensare i loro consigli. Ma quando le candidate hanno iniziato a parlare, è apparso chiaro che era meglio sorvolare su questo aspetto del voto. ”Se non fosse stato fuori contesto in maniera così imbarazzante , sarebbe stato quasi buffo”, ha commentato la deputata democratica Ellen Tauscher. Solo un quarto delle irachene venute ad Amman corre pubblicamente, le altre hanno chiesto di non diffondere i loro nomi.
Le candidate sono prese di mira sia dal clero conservatore che da chi si oppone al voto. Molte non dicono neanche agli amici di essere in corsa e a decine, dopo aver ricevuto esplicite minacce, hanno ritirato il loro nome, continuando ad essere candidate in segreto. C’è anche chi ha fatto partire i propri cari all’estero, nel timore che vengano colpiti per rappresaglia. Le poche candidate che continuano a correre in pubblico, sono già note ma la loro campagna elettorale è estremamente limitata. Maysoon Damluji, vice ministro della cultura nel governo ad interim, è la prima donna della lista dei Democratici Indipendenti dell’ex ministro degli Esteri Adnan Pachachi. Racconta di non essersi mai avventurata in incontri con gli elettori al di fuori da quelli organizzati dal partito. ”Non posso camminare da sola per strada, nemmeno sotto protezione”, afferma la donna, un’architetto, tornata in Iraq nel 2003 dopo 22 anni all’estero. La sua famiglia è divisa fra l’orgoglio e la preoccupazione per la sua sorte.
Soingul Chapuk, che era nel Consiglio di governo iracheno che ha concluso il suo mandato in giugno, e un’altra candidata, Raja Azzawi, sono apparse in un raro incontro elettorale la settimana scorsa al ministero del Petrolio. Erano presenti solo funzionari del dicastero perchè l’incontro non era stato pubblicizzato per motivi di sicurezza. Per quanto a rischio le donne candidate appaiono molto determinate nel loro impegno e sono corteggiate dai partiti iracheni, dato che a loro è garantito il 25% dei seggi. Hassan Bazaz, analista politico iracheno, racconta che una sua amica è stata avvicinata da ben 50 diversi partiti che volevano candidarla.
Commenti