Faten Mahmoud: Segolene e Hillary modelli da seguire

Roma, 28 feb. (Apcom) – Indossa un copricapo bianco di seta, ha poco più di trent’anni e un viso dolce e disteso, forse perchè è in attesa del secondo figlio: è la ministra per la PariOpportunità irachena, Faten Mahmoud, sunnita, esponente dell’Iraqi islamic Party, una delle quattro donne del governo di Nouri al Maliki. L’abbiamo incontrata oggi, al termine di un workshop, in una saletta riservata dell’Ambasciatori Palace Hotel a Roma. “Sotto Saddam Hussein non c’erano donne al governo o in altri posti di rilievo nella società – spiega la signora Mahmoud – la sua presenza era secondaria, non come oggi, poichè le cose stanno cambiando”. Per lei essere ministro significa “dare importanza alla donna irachena, dopo un lungo tempo in cui è rimasta in secondo piano” e promette: “Oggi stiamo lavorando per creare una donna che sia presente nella politica in tutti i settori della società”. Mahmoud racconta: “Dopo il 2003 c’è stato un cambiamento molto veloce, che ha, ad esempio, reso possibile una presenza delle donne del 25% nel Parlamento iracheno, ma anche in altri settori,anche importanti, nella società in Iraq”. Al Parlamento a Baghdadsiedono oggi 75 deputate su 250 seggi. Al governo ci sono quattroministri donne, tra cui lei, sui 35 totali. Ma quanto ci vorrà prima che la donna acquisti un ruolo determinante per il paese? “Sono molto ottimista e credo che la donna irachena stia prendendo e prenderà un posto sempre più di primo piano e ancora più in fretta che non in altri paesi usciti da un conflitto: questo è il momento della
rivincita”. Sull’atteggiamento dei colleghi maschi in Parlamento, Mahmoud spiega che c’è grande rispetto: “Le proposte fatte da noi vengono prese in considerazione, il dibattito c’è ed è intenso”. E’ una domanda sullo stupro etnico che fa invece arrabbiare il ministro. Perché, dice, gliel’hanno fatta tutti i giornalisti in Italia e la conversazione si scalda un po’: “Non vogliamo e non esiste precisamente una divisione in Iraq. Di fatto la violenza sulle donne esiste dappertutto – ribadisce – ma al di là della distinzione settaria”. Mahmoud fa capire che la situazione politica irachena influisce
parecchio sulla questione e “non sipuò e non si deve” sottolineare le differenze tra sunniti contro sciiti. Poi se la prende con i giornalisti: “Il giornalismo nel mondo di oggi sta esagerando tanto che sta quasi creando questo problema, che storicamente non esisteva”, afferma la ministra,mentre ricorda di quando all’Università cristiani, musulmani,sciiti e sunniti, convivevano senza problemi. Oggi invece “ilgiornalismo, l’occidente in genere, influisce nelle sue queste idee, creando queste divisioni, rendendole più evidenti”. Se Segolene Royal e Hillary Clinton siano due candidate ideali, la ministra irachena risponde con un tocco di ‘saggezza araba’: “Io presento le donne e so che se la donna non ha la capacità e l’intelligenza per arrivare al punto di essere eletta dalla gente, non ci arriva. Sono ovviamente contenta che le donne arrivino al governo e prendano posizione”. E ribadisce: “Certo che ammiriamo queste donne e le prendiamo in considerazione perchè noi stiamo entrando ora in politica e per noi rappresentano un modello da seguire”. Dispiaciuta per non aver potuto incontrare la sua omologa italiana, Barbara Pollastrini (la ministra capisce che è colpa della crisi di governo), Mahmoud dice di apprezzare, assieme a tutto il popolo iracheno, “la simpatia e l’atteggiamento degli italiani, non solo in questo momento, verso gli iracheni, e tutto ciò che l’Italia ha fatto per l’Iraq, a Nassiriya in particolare”. Faten Mahmoud, accompagnata dal marito e dal fratello, ha concesso l’intervista al termine di una tavola rotonda, nel quadro del workshop italo-iracheno sulle Pari Opportunità, intitolato “Il lungo cammino verso la pace e la democrazia”. Tra le donne presenti, questa mattina, molte parlamentari irachene. Alcune di loro convinte che se non fosse stato per l’intervento delle Nazioni Unite, oggi non sarebbero qui a discutere di questi problemi. Al termine dell’incontro hanno chiesto di potersi riunire in preghiera. Nel pomeriggio le attende un altro round di discussioni alla Camera dei Deputati. Domani si riparte per Amman.

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