Insulti, bullismo, violazione della privacy, fino ad arrivare a vere e proprie campagne diffamatorie. L’Iraq va al voto per rinnovare il parlamento nazionale, nelle prime elezioni dopo la sconfitta dello Stato Islamico.
Ma quello che poteva essere un momento di rinnovamento e ritrovata unità nazionale rischia invece di finire per incancrenire il clima di divisione e arretratezza che, in alcune parti del paese, era arrivato al parossismo durante l’epopea terrorista del Daesh.
Sono ben 2.600 le donne candidate a queste elezioni: a loro la costituzione irachena riserva il 25 per cento dei seggi, ma per molte la campagna elettorale si sta rivelando un evento traumatico. Oltre ai manifesti strappati e ai messaggi di insulti sui social network, alcune candidate sono state bersagliate con la diffusione di filmati a sfondo imtimo o sessuale. E’ ad esempio il caso di Intidhar Ahmed Jassim, professoressa di economia all’Università di Baghdad, costretta a ritirarsi dalla lista del premier uscente, lo sciita Haider al -Habadi, per via di un “sex tape” giudicato peraltro non autentico.
Quello di Jassim non è un caso isolato. A Sulaymaniyah, nel Kurdistan iracheno, Heshu Rebwar Ali, un’altra docente e dottoressa di ricerca in Economia ha visto pubblicare su diverse piattaforme di video-sharing in rete un video che la ritraeva in tacchi e abito corto, durante una cena privata con suo marito. Il filmato, della durata di pochi secondi appena, era custodito nel telefono cellulare che le era stato rubato poco prima. Rebwar Ali però non si è lasciata impressionare: “quel video non contiene nulla di cui dovrei vergognarmi” ha dichiarato. “E’ un semplice momento d’affetto tra me e mio marito, e non ho idea di chi mi abbia rubato il telefono per impossessarsene, ma se me lo avessero chiesto gli avrei mandato io stessa il file, perché è qualcosa di cui sono orgogliosa. La verità è che ci sono persone che non sono felici dei miei traguardi professionali, e si attaccherebbero a qualsiasi cosa pur di screditarmi. Anche a qualcosa di cosÌ insignificante”.
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