di Alba De Pascali
Che il Salento sia una terra ricca di meraviglie e molto ancora ci sia da scoprire, è un pensiero che riempie di gioia ma più di ogni altra cosa dovrebbe solleticare la curiosità dell’intera collettività. Se questo spesso non avviene, uno dei motivi credo si possa rintracciare nell’appartenenza del singolo ad una società utilitaristica ed antropocentrica che quotidianamente ci logora. Il gran da fare che abbiamo, da mattina a sera, in ogni giorno della settimana rende difficile godere del contatto con la natura: gli habitat naturalistici così ci sfuggono e di conseguenza ci sfugge anche la conoscenza delle relative specie autoctone che li popolano. Talmente presi nell’inseguire il potere, soddisfare i nostri bisogni, prevalicare l’uno sull’altro, che il paesaggio naturale, laddove non soggetto a tutela, sovente viene da noi distrutto o fortuitamente, in alcuni casi, dimenticato. Ed è proprio in uno smarrito angolo di paradiso che, poche settimane fa durante un’escursione, ho avuto la fortuna di osservare e fotografare una particolare chicca botanica… A prima vista un giardinetto di macchia arcaica popolato dalle consuete specie, ma a guardar bene tra cisti, querce spinose, lentisco e perastri, ecco far capolino numerosissimi fiori che esulavano dall’ordinarietà: quasi bramavano d’essere riconosciuti e si affacciavano fieramente azzurri!
Mai prima d’allora avevo osservato questo fiore, motivo per cui decido di condividere uno degli scatti che avevo realizzato, su facebook, nel gruppo pubblico “Fra le Scrasce”: uno spontaneo e partecipato laboratorio a cielo aperto in rete, dove si condividono bellezze e conoscenze del territorio e ci si incuriosisce nell’identificazione delle piante salentine e non solo. Amanti della natura, fotografi e naturalisti partecipano attivamente e nei casi di identificazione più complessi si può godere, con fortuna, anche del parere di esperti. Nello specifico, anche in questo caso, grazie al prezioso contributo del prof. Piero Medagli, è stato possibile identificare la pianta che si osserva in foto come:
Iris unguicularis subsp. cretensis.
Un’identificazione di notevole importanza se si tiene presente che in diversi luoghi in Italia si può individuare l’Iris unguicularis, specie originaria del nord Africa ed introdotta nella nostra penisola come pianta ornamentale, ma nel caso in questione, nel nostro Salento, la questione è ben diversa trattandosi invece dell’Iris unguicularis subsp. cretensis che cresce nella vicina Grecia, soprattutto nelle isole di Creta e Corfù, e si distingue per le foglie più discrete, corte e sottili, e per il fiore a lacinie più strette e di un colore un po’ più inteso, molto vicino al viola-malva.
Al riguardo,scrive infatti il prof. Piero Medagli: “ Secondo le ultime acquisizioni la subsp. di Iris unguicularis presente nel Salento è proprio la cretensis. In effetti la presenza in aree antropizzate come la periferia di Otranto e villa Tamborrino a Maglie hanno fatto ipotizzare ad alcuni studiosi trattarsi di specie introdotta e spontaneizzata, ma trattandosi proprio della subsp. cretensis di provenienza balcanica il tutto andrebbe riconsiderato partendo dal presupposto che il Salento è ricco di specie trans-adriatiche e trans-ioniche.”
Per l’Iris unguicularis subsp. cretensis sembrerebbe dunque si possa parlare di origine spontanea e non è poco considerando che si tratta di una sottospecie balcanica tipica della Grecia segnalata in Italia, ad oggi, nel Salento. Non a caso la penisola salentina è la regione che più di tutte guarda e si protende a oriente, attirata dal richiamo arcaico di quelle terre al di là del canale d’Otranto, dove son le nostre radici identitarie e culturali oltre che botaniche.
Curiosa e singolare poi come coincidenza, se si pensa che il nome di questo genere deriva dalla parola greca Iris (dea della mitologia greca, il cui compito era quello di consegnare le missive degli dei dall’Olimpo sulla Terra) e significa arcobaleno: quale ponte più bello per antonomasia si potrebbe mai sognare quale ricongiunzione simbolica di due terre tanto vicine, quanto lontane che si guardano e si cercano da sempre ma son separate dal mare?
Considerazioni personali e riflessioni mitologiche a parte, mi ritrovo qui a scrivere perché credo e spero fortemente nel radicarsi nel Salento di una cultura naturalistica essenzialmente volta a migliorare la gestione del territorio con l’obiettivo di contrastare il degrado ambientale in favore della salvaguardia della biodiversità. Mi auguro si possa comprendere che l’Iris unguicularis supsp. cretensins è da considerarsi una specie botanica di pregio, dall’alta valenza fitogeografica, facente parte della vegetazione spontanea autoctona salentina da tutelare e specialmente ridiffondere. E’ nostra responsabilità civica preservare e tutelare le risorse e i valori paesaggistici che il territorio ci offre. Salvare il paesaggio rurale salentino, così come lo conosciamo, farlo conoscere, con la sua caleidoscopica diversità è quanto si deve fare, e si può fare, per conservare la ricca biodiversità del nostro territorio insieme alla nostra identità storica e culturale.
Alba De Pascali
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