(AGI) – Roma, 3 gen. – “Il modello di ‘matrimonio alternativo musulmano’, indirettamente accolto anche dalla sinistra italiana con il progetto di legge sulle liberta’ religiose, e’ da considerarsi solo un’ingannevole celebrazione del rito religioso islamico, nonche’ una scelta solo accessoria al loro stesso diritto di famiglia. La verita’ e’ che in Italia tende a manifestarsi un Islam un po’ villano, abbastanza fai-da-te, in cui ognuno si fa comodamente le regole a sua convenienza, contaminando i modelli di tolleranza culturale in Occidente. La notizia pubblicata su Libero, dell’Imam ‘poligamo’ di Segrate che convive in un Harem di donne e minorenni, risulta – come lo stesso incitamento lanciato in precedenza dall’UCOII – abbastanza incongruente con quanto detta il Corano, che parla di poligamia unicamente come atto di misericordia verso la vedovanza”. Lo afferma Michaela Biancofiore di Fi. “Al di fuori del territorio musulmano ed in assenza di istituzioni che ne facciano applicare le norme, la legge musulmana – aggiunge – in territorio straniero e’ affidata, di fatto, al senso etico dei singoli musulmani, in particolar modo di chi ha delle responsabilita’ alla dirigenza religiosa islamica – come l’Imam di Segrate. Vi e’ una crescente contaminazione culturale cui l’Italia sta assistendo, incoraggiata tra l’altro dagli incauti provvedimenti di una sinistra al governo che tace su questo ‘avvelenamento ideologico’ proponendo anch’essa dei modelli di declino della famiglia tradizionale. In Italia non si vuol comprendere che il matrimonio islamico di per se’ contempla la poligamia. Cosi’ come non si vuole vedere che l’UCOII vorrebbe continuare a celebrare nelle moschee matrimoni poligamici anche se non riconosciuti dallo Stato. Cio’ non va bene alle donne musulmane, abbandonate e violentate dai mariti poligami, anche se sembra che cio’ possa andare bene all’attuale governo. Noi ribadiamo il nostro rifiuto all’istituto poligamico in Italia, prevedendo addirittura che chi pratica ancora questo reato possa essere espulso dal nostro paese o bloccato alle frontiere d’ingresso. L’Italia deve restare il paese delle liberta’ e dei limiti allo stesso tempo; perche’ il rispetto per le diversita’ e’ cosa ben diversa dal ‘multiculturalismo spinto’, che pretende un apartheid in cui ci sono regole diverse per culture diverse”.

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