Roma, 12 nov. – (Adnkronos/Aki) – “In riferimento alla Vostra convocazione per la firma del documento al Tavolo sul Protocollo Antiviolenza, Vi comunichiamo la nostra astensione alla riunione di oggi 12 novembre”: e’ con queste parole che inizia una missiva inviata pochi minuti fa dalla Comunita’ Religiosa islamica italiana (Coreis) ad Arcangelo Patone, responsabile dei rapporti istituzionali del ministero per le Pari Opportunita’. L’associazione islamica guidata da Yahya Pallavicini, che fa parte della Consulta islamica del Viminale, ha deciso di boicottare i lavori del tavolo istituito dal sottosegretario Donatella Linguiti che si pone l’obiettivo di mettere a punto un ‘Protocollo di Intesa contro la violenza sulle donne’. “Pur riconoscendo i nobili propositi del Sottosegretario Donatella Linguiti, a nostro avviso, pero’, si sarebbero dovuti considerare metodi e contesti di maggiore efficacia attuativa – spiega la Coreis -. Prendiamo inoltre atto, dalla risposta del Sottosegretario, che le organizzazioni convocate sono state scelte prescindendo da un criterio di rappresentativita’ di fede e che non vi e’ stato pertanto alcun intento di discriminare una particolare religione rispetto alle altre. Ugualmente, tuttavia, riteniamo piu’ conforme una nostra partecipazione all’iniziativa e alla firma del Protocollo Antiviolenza qualora il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunita’ riterra’ di coinvolgere anche associazioni nazionali ed enti rappresentativi delle varie confessioni religiose”.
L’associazione islamica contesta in particolare la presenza al tavolo istituito dal ministero di organizzazioni islamiche come l’Ucoii e l’assenza delle associazioni femminili che da vicino aiutano le donne che subiscono violenze. “Pensiamo che si debbano chiamare organizzazioni che possono concretamente lavorare su basi qualitative e competenti – spiega Pallavicini ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL – per prevenire e risolvere il problema delle violenze sulle donne. Non bisogna invece dare credito ad associazioni che sono solo alla ricerca di una legittimazione politica. Il Sottosegretario ha detto che siamo stati chiamati non in base alla nostra religione, ma allora non capisco che competenza avremmo per occuparci di questo tema. Se vogliono coinvolgere le confessioni religiose devono chiamare i rappresentanti di tutte le confessioni e non solo i musulmani”.
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