La Sharia si sta abbattendo sulle donne egiziane e tunisine e l’Occidente stenta ad aprire gli occhi e a rendersene conto. I partiti musulmani saliti al potere in questi due Paesi stanno erodendo i diritti delle donne. E’ questo, in sintesi, l’allarme lanciato oggi pomeriggio a Roma nel corso dell’incontro ‘Le rivoluzioni nel Medio Oriente: quale futuro per le donne?”, organizzato dall’Associazione Summit, presieduta da Fiamma Nirenstein (Pdl), vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Con la vittoria dei Fratelli musulmani e di Ennahda, seguita alle rivolte della ‘Primavera araba’, la situazione femminile in Tunisia ed Egitto sta velocemente peggiorando, e’ stato detto. Diritti consolidati da oltre cinquant’anni (in Tunisia) e tutele difficilmente ottenute (in Egitto) rischiano di venire spazzati via. ”Con gli estremisti ‘moderati’ al potere, le cose non potranno che peggiorare”, ha sottolineato Valentina Colombo, docente di Geopolitica del mondo islamico presso ‘Universita’ Europea di Roma. ”Con la rivoluzione – ha ricordato – le donne tunisine hanno rischiato di ritrovarsi con un art.28 che da una situazione di uguaglianza con gli uomini le avrebbe portate a ritrovarsi in una situazione di complementarita’ tra i due sessi”. Un pericolo poi rientrato, rammenta la studiosa, ma non bisogna certo abbassare la guardia. ”Il preambolo della Costituzione tunisina – rimarca – pur non parlando espressamente di Sharia, utilizza una formula molto chiara e pericolosa quando viene scritto che ”nulla deve contraddire i precetti eterni e fondanti dell’Islam”. In questo modo, conclude la ricercatrice, ”sappiamo che la donna varra’ la meta’ dell’uomo”. Altro Paese, stesso modo di giocare con le parole. L’Egitto delle prime elezioni libere dopo l’era Mubarak inganna gli elettori, sostiene la giovane egiziana, attivista per i diritti delle donne e blogger, Dalia Ziada. ”Durante la campagna elettorale i Fratelli musulmani sono stati estremamente abili. Sono riusciti a ingannare i cittadini”. ”L’Islam siamo noi”, dicevano. ”Chi si oppone al governo Š un nemico di Dio, non del governo”. Oggi, ricorda la direttrice dell’Ibn Khaldun Center for Development Studies, non bisogna abbassare la guardia. Bisogna lavorare per difendere i diritti delle donne e formare anche i giovani con l’aiuto dell’Occidente”. Quel che l’Occidente puo’ fare concretamente per difendere le donne, ha concluso l’on. Nirenstein, e’ ora porre condizioni: concedere soldi a quei Paesi solo se ”i diritti fondamentali saranno tutelati e inseriti nelle costituzioni”. (ANSAmed 29-OTT-12)
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