incognita nelle elezioni per il Parlamento del Kuwait
Prevista una vittoria dei candidati islamici. I candidati dicono di voler combattere la diffusa corruzione del Paese ricco di petrolio.
da AsiaNews.it
Kuwait City (AsiaNews/Agenzie) – Si vota il 29 giugno per il rinnovo del Parlamento del Kuwait. Prevista una vittoria dei partiti islamici, ma c’è l’incognita del voto delle donne. I candidati promettono di combattere la diffusa corruzione.
Gli esperti prevedono una chiara vittoria dei gruppi islamici, nonostante si oppongano ai diritti delle donne che votano per la prima volta e che sono la maggioranza degli elettori. Ci sono, infatti, 195 mila donne votanti contro 145 mila uomini, pari al 57%.
“Loro [i candidati islamici] possono aumentare la loro forza in Parlamento – commenta Adel al-Fouzan, capo del liberale Graduates Society – perché sono meglio organizzati degli altri”.
I partiti sono proibiti nello Stato e i candidati debbono registrarsi come indipendenti, ma gruppi islamici e liberali agiscono come partiti di fatto. Peraltro gli stessi islamici sono frazionati in diversi gruppi, che fanno riferimento sia alla maggioranza sunnita che alla minoranza sciita, con complesse alleanze reciproche. Concorrono in 21 dei 25 distretti e si prevede prendano la maggioranza dei 50 seggi in palio.
Molti candidati hanno vinto elezioni primarie presso le tribù beduine, cosa che garantisce loro il sostegno dell’intera tribù.
“I candidati islamici sono ben conosciuti – dice Nasser al-Abdali, capo della Kuwait Society for Development and Democracy – e hanno carisma. Hanno ampio sostegno anche tra le donne”.
Una indiretta conferma viene dal fatto che nelle elezioni dell’università del Kuwait gli islamici hanno sempre vinto tutti i seggi da 27 anni e oltre il 70% degli studenti sono donne.
Molti partiti indicano la priorità di combattere la “dilagante corruzione” e criticano la dinastia Al-Sabah, al potere da 250 anni. Il Governo è anche accusato di avere comprato voti.
A 19 candidati pro governativi – dice Mussallam al-Barrak, candidato dell’opposizione – sono stati dati 41 milioni di dollari Usa per comprare i voti, che in alcune zone costano circa 10 mila dollari ciascuno.
Sono stati distribuiti “in modo illegale” – dice Ahmad al-Saadun, altro politico dell’opposizione – 141 milioni di metri quadrati di terreno statale, per un valore di “sette miliardi di dollari”.
Gli elementi corrotti – spiega Abdullah al-Nibari, candidato liberale – vogliono “ottenere contratti nel settore energetico per 80 miliardi di dollari nei prossimi 15 anni”.
Il Paese ha una popolazione di 2 milioni di abitanti e un reddito annuo previsto di circa 50 miliardi di dollari. Sono previste opere importanti per 210 miliardi di dollari in 20 anni. Ma la corruzione – dicono molti candidati – c’è anche in cose poco importanti.
Il Paese è stato la prima monarchia della zona a introdurre una costituzione e libere elezioni nel 1962 e la prima a consentire il voto delle donne.
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DOMANI ELEZIONI POLITICHE, LA PRIMA VOLTA DELLE DONNE
(AGI/AFP) – Kuwait City, 28 giu. – Per la prima volta nei 44 anni di storia parlamentare del Kuwait, le donne domani andranno a votare. I 340mila elettori del piccolo sceiccato sul Golfo Persico, di cui 195mila donne, saranno chiamati a rinnovare i 50 seggi dell’assemblea legislativa. Gli analisti prevedono un’ampia vittoria dell’opposizione, formata da liberali e islamisti, dopo la piu’ aspra battaglia politica che il Kuwait abbia mai visto e che, il 21 maggio, ha portato alle dimissioni del governo accusato di corruzione. Lo scontro e’ stato accompagnato da critiche durissime alla famiglia reale al Sabah, che regna da 250 anni, anche se nessuno ha osato metterne in dubbio la legittimita’. Gli stessi esperti di politica kuwaitiana sono certi che, nonostante il diritto di voto attivo e passivo ottenuto un anno fa, ben poca fortuna avranno le 28 candidate che dovranno vedersela con quasi 220 aspiranti deputati uomini. Eppure nelle liste compaiono nomi di peso come quelli delle attiviste Rula Dashti, Nabila al Anjari e Fatima al Abdali, che hanno preparato corposi programmi elettorali. “Ci serve un miracolo”, ha ammesso Lulwa al Mulla, segretaria generale della Societa’ culturale e sociale delle donne, la piu’ grande organizzazione femminile del paese.
Teoricamente i numeri sonodalla parte delle donne. Le elettrici sono in maggioranza:195mila, 50mila in piu’ degli elettori, anche per via dellanorma che impedisce ai militari di votare. La legge elettorale prevede che in ciascuno dei 25 collegi siano eletti duedeputati e nonostante in 21 le elettrici siano piu’ degli elettori, e’ difficile scommettere che voteranno per una
donna. Dei 15 collegi in cui si presentano candidate, otto sono in aree tribali molto tradizionaliste, in cui le donne sono ancora coperte dalla testa ai piedi, volto compreso. Per questo alla fine saranno probabilmente i liberali – uomini – ad avere la meglio. In lista vi sono tra 60 e 70 deputati riformisti, tra cui 28 dei 29 che hanno dato battagliaal governo. “Credo che la maggior parte dei deputati uscenti, se non tutti, saranno rieletti”, ha commentato Ibrahim al Hadban, docente di scienze politiche all’universita’ di Kuwait City. Se cosi’ sara’, e’ probabile che lo sceiccato, che detiene il 10 per cento delle riserve di greggio mondiali, cambi la sua politica petrolifera. Il governo in carica ha lanciato l’anno scorso un piano da 66 miliardi di dollari per aumentare in 15 anni la produzione dagli attuali 2,5 milioni di barili al giorno a 4 milioni di barili. Il progetto prevede la modernizzazione delle infrastrutture petrolifere e la costruzione di una raffineria da 630mila barili al giorno. L’attuale opposizione ha molti dubbi sulle reali dimensioni delle riserve che secondo esperti indipendenti sono la meta’ dei 99 miliardi di barili delle stime ufficiali. Addirittura le riserve certe sarebbero solo 24,2 miliardi di barili. In questo quadro i liberali ritengono inopportuno investire tanto denaro e alimentare aspettative.
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