La conoscenza di vivere/non serve

I

rom - L 
 CANTO DI ROMENIA

Quello che diceva Ezra Pound a proposito dei suoi Cantos vale per Romenia Fosci Suri a proposito della sua raccolta intitolata Volevo solo un canto, Fratelli Palombi Editori, 1997 e cioè “lavora sulla vita che ci è stata donata”. Il cosa è molto più importante del come e la tecnica è la prova della sincerità.
Romenia lavora sulla vita instancabilmente, tenacemente, con certosina pazienza fila la trama del ricordo e della memoria, entrambi lontani ma indispensabili. Romenia fila anche la trama delle sue ben salde radici, quelle del paese di cui non vuole essere privata (Una pausa) e del focolare, del sentimento cioè, leggero e indispensabile. Sentimenti per il marito che non c’è più (14 febbraio –S. Valentino), per il figlio mai nato (Un lungo sogno), per la città (Pomeriggio romano, Un profumo, Dimenticata città), per il profumo dei fiori (La rosa), per la melodia della musica (Il flautista).
E che canto quello di Romenia, elegiaco, d’impronta gozzanianao quello del focolare (Nell’argento freddo dell’aria/come forte e familiare/è il profumo del fumo dei camini), di un passato non stupidamente rimpianto ma intimamente vissuto e pertanto divenuto eterno, di certe atmosfere di sere d’estate, o dell’eterno abbraccio della Natura (Il fiume, La neve nella notte, La quercia, Il filo d’erba ecc) per la quale nutre un sentimenti di profonda gratitudine. Quello di un passato che si rinnovella diventando eterno presente senza nessuna angoscia o idea di morte. Quello di un canto alla vita, bene inestimabile che vale sempre assaporare fino in fondo.

Focolare

Nell’argento freddo dell’aria
come forte e familiare
é il profumo del fumo dei camini.

L’ho incontrato ancora
tra le strette vie di un paese.
Gli angoli invasi svelavano
la realtà essenziale di ogni casa.

Sostai tra l’immoto aspetto
delle cose.

Tornarono ricordi,
tutto fu ancora presente
e una dolcezza pacata
inondò il mio cuore.

Fausta Genziana Le Piane

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