Noi che siamo nati dopo la fine della seconda guerra mondiale in questa parte dell’Europa abbiamo vissuto finora una sorta di età dell’innocenza.
Figli della speranza in un mondo migliore ,convinti che le atrocità e gli orrori vissuti dai nostri genitori,passati a noi attraverso i loro occhi e le memorie ancora fresche, avrebbero dissuaso a lungo, forse per sempre, dal ripetere le follie della guerra. Ma,come qualcuno ha detto,talvolta la storia prende curve pericolose, la visuale si inquina e, se ci voltiamo indietro, di quelle memorie si è persa ogni traccia.
Fiumi di inchiostro e quotidiani consessi di parolai più o meno illustri,più o meno esperti in arti militari, spiegano,giustificano o condannano,quello che sta succedendo.
Piazze e strade ribollono di slogan e bandiere,come gli animi di rabbia e sdegno.
Ma come è potuto succedere tutto questo orrore ? Come è potuto accadere che una mattina ci svegliassimo dentro un incubo che, nella nostra innocenza, credevamo dovesse essere svanito per sempre?
E’ successo che, presi dalle nostre piccole e miserabili vite di tutti i giorni, dalla tiepida quotidianità, dalle nostre limitate aspirazioni di piccola pace domestica e consumistica, ci siamo come adagiati e fatti avviluppare in un sistema dove valori come la libertà, la legalità, la pace venivano dati per scontati.
Su questa nostra vecchia Europa è scesa una sorta di malinconica democrazia, ( Pascal Bruckner, “la Mèlanconie dèmocratique”-Seuil 1990,) priva di stimoli, perché credevamo che nessuno potesse più minacciarla dall’esterno, molto simile a certi matrimoni di un tempo, quando le donne si conquistavano una volta per tutte per poi essere relegate nei loro ruoli istituzionali, non più persone, ma strumenti.
Ma le democrazie non sono scontate e si immalinconiscono, come le mogli trascurate.
Ed è successo che a questa guerra “preventiva” dovevamo fare prevenzione da sempre.Invece abbiamo permesso ovunque che governanti democraticamente eletti si trasformassero in “gestori di deleghe in bianco”.
L’uomo contemporaneo ha delegato la “sporca politica” ai suoi rappresentanti per potersi dedicare completamente ad un totale disimpegno, alla ricerca di una irresponsabilità felice, sfuggendo alle conseguenze dei suoi comportamenti.
Ma non siamo più innocenti, non possiamo godere un istante di più dei benefici della libertà senza pagarne il prezzo e senza difenderne ogni giorno l’esistenza e i confini. Nessuno di noi,nessuno di quelli che solo ora manifesta e si indigna è mondo del sangue di ogni morto nelle guerre,che forse non abbiamo voluto,ma che non abbiamo neanche prevenuto, nelle guerre che mai si sono sopite ed in quelle nate ora e che ci minacciano da vicino e forse per questo ci fanno riscoprire il valore della pace.
Ogni morte di uomo mi colpisce e mi indigna perché un destino comune ci lega tutti:provo riluttanza, da sempre, in questi casi, in cui il sangue versato da ognuno ha scolorito colori e fazioni, a dovermi schierare per le ragioni dell’uno o dell’altro: sto con chi piange un figlio, un fratello, un padre, perché di ogni morte mi sento un po’ responsabile.
No, nessuno è innocente, e sarebbe bene che per un attimo scendesse un assordante silenzio, dentro al quale riflettere e meditare su come non i simboli d’appartenenza debbano regolare il cammino dell’umanità,ma la ragione che, sola, consente agli uomini , divisi per nascita e per cultura, oltre che per religione, “di guardarsi in volto e di riconoscersi”.

Carmen Patrizia Muratore (Responsabile Provinciale IDV,Genova)

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