“Basta col vecchio stereotipo”

All’evento milanese, da Cappelli a Venezia. “Artisti straordinari”, dice Santochirico. E così si difende la nuova rappresentazione del territorio

bas - LA 
 BASILICATA ALLA MILANESIANA
Alla Milanesiana: in prima fila Gaetano Cappelli, Mariolina Venezia, De Ruggieri

Potenza, 4 luglio 2013
Alla Milanesiana la Basilicata ha portato talento, gusto e creatività. Di più «la Basilicata mette insieme le voci del sapere, dell’arte e della cultura, per una riflessione che apre itinerari non soltanto fisici, ma anche intellettuali, di pensiero; che mettono insieme passato e futuro, memoria e tradizione.»
Il contesto lo ha disegnato, introducendo la giornata dedicata, il presidente del consiglio regionale, Vincenzo Santochirico, che oggi a Milano ha aperto i lavori dell’appuntamento interno alla manifestazione culturale.
«Il tema di questa edizione della Milanesiana, il segreto – ha aggiunto Santochirico -, si associa perfettamente alla Basilicata: una regione che può apparire chiusa, nascosta, inaccessibile, segreta, appunto. È una regione poco conosciuta, e che per questo necessita di essere narrata, raccontata, scoperta. La mancanza di un racconto coerente, che rispecchi la realtà, è dovuta a diversi fattori ed uno in particolare: la Basilicata è stata più che altro oggetto e luogo di studio da parte di intellettuali e narratori venuti da fuori, piuttosto che luogo di elaborazione. Lo dimostra, peraltro, il fatto che la rappresentazione più conosciuta sia quella che ne ha dato un intellettuale torinese, Carlo Levi».
«L’impressione, ancora oggi, è che agli occhi del mondo la Basilicata sia rimasta ferma a quella narrazione. Invece – ha detto ancora Santochirico – andrebbe valorizzata ulteriormente l’opera di chi, come Mariolina Venezia, Gaetano Cappelli, Raffaele Nigro, ne ha dato una nuova rappresentazione, ha letto e riletto la Basilicata ponendola al centro della loro narrazione».
A parere di Santochirico «non possiamo tenere incollata la Basilicata a ciò che è stata: è una regione che si è trasformata, è mutata. Basti pensare ai Sassi: vergogna nazionale quando vengono a Matera De Gasperi e Togliatti, svuotato con la legge del Cinquantadue. Solo trent’anni dopo, grazie anche al lavoro svolto dal circolo La Scaletta, è cominciata l’opera di riscoperta. Non più il girone infernale dei ragazzini che chiedevano il chinino di Stato per curarsi dalla malaria, come lo ha raccontato Levi; ma i rioni di tufo patrimonio dell’umanità, orgoglio della città, attrattiva nazionale e alla base della candidatura di Matera a capitale europea della cultura 2019. Anche la memoria è cambiata: da vergogna ad opportunità». (giovedì 04 luglio 2013)

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