Tesi come sempre alla ricerca di tutto ciò che non ci è vicino, il libro che con ogni probabilità abbiamo scansato senza leggere, ma che sta lì, sul primo scaffale della libreria in soggiorno, è la Bibbia. L’opera è composta da 73 libri, 46 dell’Antico Testamento (A.T.) e 27 del Nuovo Testamento (N.T.) Il tutto raccolto in un volume di medie dimensioni.
Quello che ho tra le mani è il testo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, conta 1332 pagine finissime e opache, più quelle delle cartine e dell’indice. Ciò che le costituisce si chiama Carta Bibbia non a caso: è particolarmente leggera e sottile per consentire un numero elevato di fogli con un peso contenuto e scarso ingombro; tuttavia è resistente perché è realizzata con pasta chimica bianchita e talvolta stracci. Il mio libro ha la copertina rigida in cuoio bordeaux scuro e i caratteri in oro sul piatto superiore e sul dorso; è un volume elegante e accattivante. Devo premettere che mi avvicino a questo testo come agnostica, e dunque m’interessa prioritariamente come opera letteraria. La corposa parte introduttiva di Mons. Gaetano Castello è interessante, accurata e molto onesta. Il monsignore, infatti, fa una serie di precisazioni preliminari necessarie a sgomberare il campo da equivoci e abbagli. Innanzi tutto, non disponiamo dell’originale della Bibbia; si ritiene che l’A.T. fu scritto nel VI sec. a.C., omogeneizzando testi precedenti. Si consideri che l’Iliade e l’Odissea, giusto per orientarsi meglio sulla linea del tempo, erano state scritte nell’VIII sec. a.C., circa due secoli prima. Si comprende quanto sia stata preziosa l’opera della critica testuale, che, dall’analisi di manoscritti diversi, ha fatto scaturire un testo critico che si è ritienuto il più fedele agli originali, da cui derivano le traduzioni moderne. Tutto ciò implica il permanere, nell’opera, d’inevitabili ripetizioni e contraddizioni, dovute alla molteplicità degli autori e alle differenti epoche storiche in cui operarono. Inoltre, anche per i credenti, ciascuna narrazione biblica non può essere intesa come il resoconto di un avvenimento storico: il linguaggio si fa spesso poetico, metaforico, leggendario, fantastico, soprattutto quando riferito al periodo antecedente il X sec. a.C.; infatti le fonti storiche iniziano a puntellare il racconto biblico soltanto dal regno di Davide e Salomone. Ma per i fatti anteriori, a partire dalla creazione, non è ovviamente possibile alcuna ricostruzione documentata.
L’A.T. è stato scritto in ebraico, in greco e in aramaico; il N.T. in greco. Sia il canone ebraico che quello cristiano cattolico includono nella Bibbia cinque libri – Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio –, che, nel primo caso, confluiscono nella Torà, nel secondo assumono il nome di Pentateuco. Il Deuteronomio è il quinto libro del Pentateuco, tuttavia si può parlare, per sineddoche, di opera deuteronomistica per riferirsi a tutto l’A.T. Nel Deuteronomio, infatti, viene esplicitata la logica sequenziale che sottende tutti gli avvenimenti biblici: trasgressione della Legge, castigo, pentimento, perdono, salvezza. La Bibbia include anche altri testi: per gli ebrei, i libri dei profeti – anteriori e scrittori – e opere varie, come il libro dei Salmi; per i cristiani, libri storici, profetici, sapienziali. Il N.T. comprende le Lettere di San Paolo; i Vangeli sinottici di Marco, Matteo e Luca, con i suoi Atti degli Apostoli; il Vangelo, le tre Lettere e l’Apocalisse di Giovanni.
Nei libri biblici, la storia del popolo d’Israele s’incardina nel tempo assoluto, i cui estremi limiti sono la Creazione e l’Apocalisse. Il racconto sugli ebrei inizia con Abramo, il capostipite, e termina con la venuta di Gesù Cristo, il Messia atteso ma non riconosciuto da tutti. Nel XVIII sec. a.C. – ma la datazione e i fatti non sono accertati –, quando, nella striscia palestinese, le condizioni di vita si fecero difficili, gli ebrei si spostarono in Egitto; più tardi, però, il faraone Ramses II li costrinse alla famosa fuga, guidati da Mosé. Dopo Salomone, il Regno si divise in due e finì sotto gli Assiri. La parte del Sud fu poi assoggettata ai Babilonesi, il cui re, Nabucodonosor, distrusse Gerusalemme e il suo Tempio e deportò buona parte degli israeliti in Babilonia. La fine della cattività babilonese, cioè il ritorno dall’esilio, avvenuto nel VI sec. a.C., fu consentito dai Persiani. Ciro dispose anche la ricostruzione del grande Tempio, restituendolo al popolo ebraico umiliato insieme alla sua dignità. Dopo i Persiani arrivarono i Greci e poi i Romani. Gesù Cristo nacque sotto il regno di Erode il Grande, e venne messo a morte dal procuratore della Giudea. Sotto il dominio romano si diffuse il cristianesimo e venne composto il N.T. I Romani intervennero contro le rivolte giudaiche con tre guerre, l’ultima delle quali si concluse sotto il regno di Adriano. Nel 135 d.C., schiacciati dal potere di Roma, i giudei vennero definitivamente dispersi.
Il racconto biblico ha esercitato e continua a esercitare un’influsso decisivo su tutta la cultura occidentale. Per fare un esempio, uno studente di letteratura inglese non sarà mai in grado di capire autori come Milton o Blake se non conosce la Bibbia. Lo stesso vale per la letteratura italiana: dalla Bibbia hanno tratto ispirazione la canzone in lingua volgare di destinazione religiosa della metà del Duecento, le sacre rappresentazioni come quella del presepe vivente di Francesco ad Assisi, il suo Cantico delle Creature, la lauda drammatica di Jacopone da Todi, per non dire della Divina Commedia dantesca, interamente percorsa dallo spirito biblico, e molte altre opere successive, fino a oggi. La Bibbia ha esercitato un’influenza decisiva anche sulla storia della musica. Si pensi alla musica sacra e al canto gregoriano, al dramma liturgico, al canto polifonico, allo spiritual. Compositori italiani e stranieri hanno trovato ispirazione nel testo biblico: Scarlatti, Vivaldi, Bach, Haydn. Anche le arti figurative hanno attinto abbondantemente al racconto della Bibbia, basti pensare ad artisti come Giotto e Michelangelo. Insomma credo che valga la pena muovere un passo verso quello scaffale della libreria domestica e trarne quel volume. Se non si dovrà cederlo al figlio o al nipotino che, alla scuola primaria, inizierà a studiarlo, secondo le più recenti indicazioni del ministro Valditara, sarà interessante sfogliarlo e provare a coglierne la struttura. Poi, cominciare la lettura dal principio, dalla Genesi. Non credo sia necessario darsi il compito di leggere tutti e 73 i libri. Si vedrà strada facendo se e quando fermarsi, o cosa saltare. La Genesi riserverà molte sorprese, ne sono certa. Lì profeti canuti vecchi di centinaia di anni fanno passare le mogli ultranovantenni per sorelle, al fine di trarre vantaggio dagli appetiti carnali (gallina vecchia…) di faraoni creduloni; lì figlie imbroglione compiono incesto sbronzando il padre, che pure non si fa scrupolo di offrirle in pasto ai sodomiti. Il libro racconta ancora di stupri, di approcci veri e fasulli, d’inganni di ogni tipo orditi ai danni di padri, fratelli, generi, suoceri. Il tutto senza condanna e castigo, ma anzi col beneplacito del Signore, in vista dei suoi fini imperscrutabili. La Genesi è una narrazione che, se non si adotta una necessaria prospettiva simbolica, scuote l’impianto etico di chi l’ascolta fino alle fondamenta. Però è un racconto che merita, davvero.
Cristiana Bullita
Un bell’escursus che dispiega come la cultura non può essere circoscritta in un ambito solo religioso e spazia da posti diversi a letture classiche ad autori di pregio e levatura universale. Complimeti all’autrice di questa significativa recensione.