di Tonino Luppino
Tonino Luppino, insegnante, giornalista e promotore culturale del Golfo di Policastro, sa come va il mondo: la gente ha sempre fretta e legge poco. Così lui, dopo tanti anni di lavoro di cronaca per radio e TV della sua regione, nonché di scrittura per quotidiani e periodici cilentani, quando decide di dare un proprio scritto alle stampe prepara un piccolo libro tascabile (68 sono le pagine, non numerate), leggero da tenere in tasca e veloce da leggere. Lo pubblica per l’associazione culturale “Antiche terre del Cilento e Vallo di Diano”, per ribadire fortemente il proprio legame con il territorio in cui vive. Territorio esplorato e vissuto soggettivamente non sempre in modo positivo, ma sempre con grande passione ed intraprendenza.
Protagonista de La contea dei Sup (Bastia Umbra, Litoprint, 2008) è il Verde, un personaggio di fantasia così ben radicato nelle esperienze reali che potrebbe anche essere vero. Il Verde, afferma Luppino, gli ha lasciato sue lettere ed appunti che costituiscono, insie-
me a personali memorie, il materiale del libro. L’espediente non è nuovo, ha precedenti illustri e ben si presta alla critica, alla satira o – perché no? -, alla saggia rassegnazione.
Eccovi dunque qualche esempio delle riflessioni del Verde, estrapolate dal suo diario:
“Inevitabilmente accade che verso coloro che ci han fatto del male, proviamo un sentimento di strana indifferenza, di stanchezza, per la loro sciocca stupidità e gretta presunzione, e allora…veramente perdoniamo!”
“Pur avendo come bersaglio la stupidità universale, nella mia intelligenza non c’è ombra di snobismo, alterigia o superbia nei confronti della gente. In mezzo alla stupidità universale che sale e cresce come le acque d’un fiume in piena, io mi muovo con fragilità, non avendo contro di essa altre armi se non la solitudine, l’ironia, la tristezza, il sorriso e l’ intelligenza”.
Alle riflessioni, ai commenti si aggiungono anche brevi racconti, aneddoti, ricordi, qualche volta curiosi, altre preziosi, unici. Un clima, in qualche modo “gulliveriano”, come notai nella mia breve presentazione al libro. Che altro dire? Nulla, se non: buona lettura a tutti.
Eleonora Bellini
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