Roma, 08 MAR (Velino) – “Avere un ruolo”, “trovare un punto d’ equilibrio tra il lavoro e la famiglia”, “soddisfare le proprie ambizioni”. Le donne palestinesi appaiono determinate e forti, concrete e allo stesso tempo sognatrici: e’ quanto conferma un video, realizzato dall’ Unita’ tecnica locale (Utl) della direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina a Gerusalemme, e diretto da Carla Pagano, esperta dell’ Utl in materia di politiche di genere e sviluppo. Il filmato – che dura cinque minuti ed e’ stato interamente girato tra Ramallah, Gerusalemme e Gerico – vede dodici donne raccontarsi: Mirna, Naila, Nisbet, Inam, Maysa, Badia, Amna, Rusalya, Huda, Ghada, Yusra, Maysa. Dodici nomi, dodici storie di successo e tre domande sull’ essere, il lavorare, il desiderare. Mirna, 30 anni, lavora in una galleria d’ arte nel cuore della Gerusalemme araba. Ha i capelli cortissimi e un piccolo brillantino al naso: “sono ambiziosa, instancabile sul lavoro, coraggiosa e non giudico gli altri”, afferma. “La donna dovrebbe diventare una decision maker”, spiega Naila, 32 anni, vicedirettrice della Camera di Commercio palestinese. Naila e’ moderna e autonoma: non e’ sposata ed e’ proiettata verso il mondo esterno.
Nisbet, 20 anni, di Gerusalemme, accento americano, confessa di amare due mestieri e di sentirsi
scissa tra il ruolo di ostetrica e quello di attrice: “Descrivo me stessa semplicemente come una ragazza che vuol vivere la propria vita e ricerca il senso della bellezza. Amo recitare e questo mi aiuta a motivarmi”. Inam, 39 anni, di origini beduine, e’ invece piu’ protesa verso il sociale e lavora con i rifugiati palestinesi, i bambini beduini, le donne: “Voglio cambiare le cose in meglio – afferma – la vera sfida per le donne passa attraverso le donne, non gli uomini. Il mio desiderio e’ contribuire ad un futuro migliore per un’ altra donna”. Maysa, 17 anni, e’ nata in un villaggio contadino a nord della Cisgiordania, ma ora vive da sola a Ramallah e vuole fare la giornalista. Huda e Ghada, due sorelle di 14 e 16 anni, vivono a Jerico e sognano professioni decisamente maschili per la cultura in cui vivono. Huda fa la sportiva e nella vita “vuole essere una campionessa”. Ghada invece studiaper diventare avvocato.
Yusra fa la pescatrice a Gerico e si sente completamente realizzata nella vita. Amna ha 67 anni ed e’ felice: dirige un’ associazione a Ramallah e crede nell’ uguaglianza tra i sessi. Rusalya, di professione cuoca, e’ “ambiziosa” e ha “molti obiettivi nella vita”. Infine Badia, sindacalista, crede fermamente che “la grande sfida palestinese sia eliminare le discriminazioni tra uomo e donna”. “Questo progetto e’ nato a coronamento della Giornata internazionale della donna, ma anche dei nostri programmi nel settore gender, molto importanti e impegnativi – ha spiegato al VELINO Gianandrea Sandri, direttore dell’ Utl di Gerusalemme -. Il video celebra tutte le varie sfaccettature
della societa’ palestinese con cui lavoriamo. Dalle imprenditrici, con le quali mediante le Ong, abbiamo in essere iniziative microcredito alle piu’ giovani. Verso queste ultime c’ e’ un programma di collaborazione con Unifem (il Fondo Onu per le donne) per costruire una rete di protezione contro la violenza sulle donne”. Non solo. “A questo proposito, inoltre, – ha aggiunto il direttore dell’ Utl -, Unifem ha aperto con noi il Centro Mehwar per il supporto, la protezione e l’ empowerment di donne e bambini vittime di violenza domestica e persecuzione di genere”. La Dgcs ha concesso al Fondo Onu per il progetto un contributo di due milioni di euro. “Infine – ha concluso Sandri -, abbiamo il programma a gestione diretta Tawasol, recentemente approvato dalla Dgcs -, il cui obiettivo e’ l’ empowerment economico e sociale delle donne a livello locale, attraverso l’ ottimizzazione del funzionamento e l’ incremento dei centri di donne nelle singole province dei Territori”. Si tratta di centri mirati allo sviluppo locale delle donne, “dove fare rete, per la raccolta di informazioni, training sulla comunicazione e il cinema, volti all’ empowerment sociale economico e culturale delle donne palestinesi”, spiega Carla Pagano. I centri, uno per ogni Governatorato, vengono gestiti da gruppi di donne e sono parte integrante del Welod, programma finanziato dalla Dgcs con 1,5 milioni di euro e avviato nel febbraio 2010″.
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