Di Silvio Bogliari
Il 3 maggio la FIGC stabilì il passaggio del calcio femminile sotto il suo controllo esclusivo e non più sotto la gestione della Lega Nazionale Dilettanti. Tuttavia, la Corte d’appello federale ha recentemente annullato tale decisione e il calcio femminile è tornato sotto il controllo dell’entità che si occupa delle categorie inferiori del calcio maschile: è questo il motivo per cui le squadre italiane femminili di Serie A e Serie B minacciano uno sciopero ad oltranza. Il campionato corre il rischio di non partire ed è notizia ieri che la Supercoppa tra Juventus e Fiorentina prevista per il prossimo 25 agosto, non si giocherà. La crisi istituzionale che si sta verificando nel mondo del calcio femminile è la manifestazione della crisi di un modello, quello intervenzionista, che trova nelle lentezze burocratico-amministrative e nella difficile distribuzione delle competenze, gli aspetti più negativi e caratteristici della pubblica amministrazione.
Lo sport italiano, come accade in Spagna, Portogallo, Francia e tutti i paesi di civil law, è espressione del modello intervenzionista in quanto gestito e amministrato da enti pubblici: il CONI in Italia, il Consejo Superior de Deportes in Spagna, il Comité national olympique et sportif français in Francia, sono tutti enti pubblici che dipendono dai Ministeri e dai rispettivi governi in carica. La struttura piramidale dello sport vede al secondo posto le Federazioni nazionali che compongono gli enti pubblici sopra menzionati; la FIGC è parte del CONI, così come è parte del CONI anche la Federazione Italiana Giuoco Squash o la Federazione Italiana Cronometristi. Infine, al terzo gradino, troviamo le Leghe professionistiche o dilettantistiche dei club, formate dai vari clubs di Serie A, Serie B ecc.
Quando il 3 maggio la FIGC ufficializzò il passaggio del calcio femminile italiano sotto il suo controllo, molti hanno esultato; in realtà, tale cambiamento doveva essere analizzato con una bella lente d’ingrandimento ed esaminato da un altro punto di vista. Infatti a norma dell’art. 20 dello Statuto del CONI “Le Federazioni sportive nazionali sono associazioni senza fini di lucro con personalità giuridica di diritto privato”. La natura giuridica della FIGC è fondamentale poiché le organizzazioni non a scopo di lucro non perseguono la realizzazione di profitti ma solamente ricercano utili da reinvestire a scopi organizzativi. L’obiettivo primario e generico della FIGC è quello di promuovere e disciplinare l’attività del giuoco del calcio e gli aspetti ad essa connessi [1]; inoltre la FIGC non organizza nessun campionato a livello maschile, per quale motivo dovrebbe iniziare una fase sperimentale proprio con i campionati di calcio femminile?
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