di Antonia Chimenti

Politologi di chiara fama stanno indagando in termini di estrema chiarezza, con rigore scientifico e con onesta oggettività la percezione che del pianeta Italia hanno i canadesi.
Da questi studi si evince che la moda e la cucina suscitano entusiasmo e ammirazione nella popolazione di livello culturale basso e intermedio. Per le persone più istruite, invece, è l’arte a rappresentare un’attrazione di incommensurabile valore. In generale –e questo a tutti i livelli– i canadesi colgono e apprezzano la spensieratezza, l’amore per la vita, l’allegria degli italiani. Un mio allievo mi disse un giorno: “In Canada si vive per lavorare; in Italia si lavora per vivere”
Ma che cosa dicono gli italocanadesi? Che cosa rappresentano per loro la cultura e la lingua italiana? Gli italocanadesi si riuniscono in clubs di paese. In questi clubs mantengono contatti col paese natio, che nella loro memoria conserva la fisionomia dell’istante in cui emigrarono. I loro figli e nipoti hanno frequentato scuole inglesi, parlano la lingua inglese, hanno appreso il francese, che è materia scolastica obbligatoria, a partire dalla quarta elementare. E la lingua italiana? Un assaggio forzato della durata di mezz’ora, dalla scuola materna al grado ottavo (terza media).
I più volenterosi e motivati frequentano il “Saturday program”, rinunciano cioè alla festività del sabato, imparano a leggere, scrivere e parlare in italiano. La situazione non è esaltante. Occorre fare di più. Occorre rispondere meglio alla domanda che, soprattutto da parte di adulti di altra nazionalità, è profondamente sentita. Sono ormai sette anni che mio marito, mio figlio ed io stiamo lavorando intorno al progetto di istituzione di un liceo polivalente italocanadese. Abbiamo iniziato con proiezioni di films a sfondo storico-culturale, con conferenze nelle parrocchie, e interventi nelle radio italiane. I proventi dei nostri libri, pubblicati a nostre spese, serviranno a sovvenzionare quest’iniziativa. Vogliamo fare di più e meglio. Chiediamo, per questo, l’aiuto delle istituzioni culturali e politiche italiane.

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