di Miriam Rossi
Giornata mondiale della democrazia 2016
Di ansia e paura. Così è definita la nostra epoca secondo l’ultima edizione dell’Indice della Democrazia stilato dall’Intelligence Unit dell’Economist (EIU) che, in riferimento al 2015, evidenzia come i tempi non risultino affatto favorevoli alla difesa degli standard democratici o all’estensione della portata della democrazia in tutto il mondo. Guerra, terrorismo, migrazioni e crisi politico-economiche hanno testato i diritti e le libertà propri di ciascun sistema democratico e, troppo spesso, sono stati limitati in nome dell’ansia o della paura. Ne è un palese esempio l’adozione in Francia dello “stato di emergenza” dopo i cruenti attacchi terroristici che l’hanno colpita dal gennaio 2015, misura che fra l’altro prevede l’ispezione dei telefoni cellulari e dei computer sequestrati, la perquisizione di case e l’arresto di persone senza il previo assenso dei giudici: i diritti civili dei cittadini sono stati quindi profondamente limitati in cambio della promessa di una maggiore sicurezza per gli stessi. È per questa ragione che, seppur quasi la metà dei Paesi al mondo può essere considerata una democrazia, nel Report dell’EIU risultano appena 20 gli Stati promossi come “democrazie piene”, che corrispondono a poco meno del 9% della popolazione globale. Collocata al 21esimo posto, l’Italia è la prima delle “democrazie imperfette”, posizione dovuta alla scarsa partecipazione attiva dei cittadini ai processi di amministrazione democratica e anche all’abdicazione della politica ai “tecnici” in caso di manovre sgradevoli di fronte all’opinione pubblica.
È evidente che un Paese non può dirsi democratico solo perché ogni 4-5 anni si tengono libere elezioni. La democrazia passa attraverso la formazione delle scelte consapevoli dei cittadini nella selezione dei propri rappresentanti e l’opportunità di un costante monitoraggio della loro azione; risulta inoltre fondamentale che uno Stato garantisca il rispetto dei principali diritti civili e politici, quali la libertà di parola, di assemblea, di stampa, per dare effettivo corpo alla democrazia, dal greco antico “demos – krate”, potere del ma anche per il popolo.
Tale riflessione, ampliamente condivisa, ha indotto un anno fa i governi del mondo riuniti all’ONU ad adottare una nuova ambiziosa Agenda per lo sviluppo sostenibile, da realizzare entro il 2030, che riflette le fondamentali aspirazioni della popolazione sul globo per migliorare le loro condizioni di vita. Tra i 17 obiettivi che intendono cambiare nel profondo il sistema internazionale a livello sociale, economico-commerciale e politico, il 16esimo chiama direttamente in causa la democrazia chiedendo agli Stati di strutturare società inclusive e istituzioni responsabili. Inoltre la democrazia è strettamente interconnessa con numerosi aspetti della socialità: dal godimento universale dei beni pubblici (salute e istruzione) alla garanzia di sicurezza delle proprie abitazioni e di opportunità di lavoro dignitose per tutti. Proprio tenendo a mente tali Obiettivi, nella Giornata Internazionale della Democrazia che ricorre oggi il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon ha voluto ricordare che una efficace governance democratica migliora la qualità della vita di tutti i popoli e che lo sviluppo umano si ha laddove alle persone è data voce reale nel proprio governo e la possibilità di condividere i frutti del progresso. La formazione di una società civile forte si configura dunque come una dinamica fondamentale e vincente, troppo poco tenuta nella giusta considerazione. (Giovedì, 15 Settembre 2016)
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