Da Orizzonti Nuovi ottobre 2005

Un tavolo di donne. Messo insieme in un solo pomeriggio. Senza cincischiare. Quasi tutte hanno detto subito sì. Ho chiamato per prima Tina Lagostena, che conosco da tempo, poi Marina Piazza. Contemporaneamente Rita Capponi, alla quale avevo chiesto di fare da moderatrice del tavolo, si è mossa per suo conto a chiamare Ilda Bartoloni, giornalista di Rai Tre, e Stefanella Campana, che avendo da poco scritto il libro sulle donne Kamikaze ci permetteva di preordinare un percorso storico con domande su che cosa si intenda per emancipazione femminile e se e come la violenza e la pace entrano nel progresso delle donne. Dirette, pragmatiche. Noi donne siamo più semplici e senza tanti fronzoli diciamo subito sì se la cosa ci piace, come diciamo no se non ci attrae. La stessa cosa per il tavolo del sabato. Quello previsto per i parlamentari nazionali. Abbastanza presto abbiamo avuto l’adesione attraverso la sede centrale, di Rosy Bindi, Maura Cossutta, Carla Mazzuca. Per caso abbiamo meno da fare e per questo diciamo sì? Non siamo forse noi donne ad avere mediamente tre lavori, quello vero, quello scelto e quello di cura della famiglia? Abbiamo voluto, nel pomeriggio del sabato “Proposta 102: il Patto Etico”, tre donne e tre uomini. Insieme alle tre parlamentari c’erano Vannino Chiti, Willer Bordon, Antonio Di Pietro. Moderati da Oliviero Beha che presentava anche il suo libro “Crescete e prostituitevi”. Siamo un partito moderno. Abbiamo dato un’impostazione diversa alla Festa dei Valori, la prima, su cui nessuno credo avrebbe scommesso. Anzi no. Uno ce n’era: l’onorevole Giorgio Calò che ha scritto un bell’editoriale sul numero di “Orizzonti Nuovi” poi distribuito durante la manifestazione. E’ un cuore giovane quello di Calò, capace ancora di entusiasmarsi. Ha descritto nel suo articolo quel senso di appartenenza che è mancato e purtroppo manca a molti. Invece ognuno dovrebbe capire che senza quella spinta interiore che ci fa credere in ciò che facciamo, a prescindere dai tornaconti personali, non si cresce. Si resta nani. Bisogna investire. In risorse economiche, ma soprattutto umane. Bisogna spendersi e dare l’esempio, ognuno secondo le proprie capacità. Il talento personale in uno specifico campo poi emerge se c’è la volontà di raggiungere un obiettivo. Invece si perde tempo. Si trascura la concretezza per smarrirsi in sterili recriminazioni, sul chi ha avuto e su chi ha dato. Senza contare che se un partito esiste e prosegue il suo percorso di crescita è perché ogni persona vale e merita di essere gratificata. Anche se poi questo non accade e spesso circostanze del momento attribuiscono ad alcuni il frutto del lavoro di altri. Quanti ne ho visti e conosciuti in tanti anni. Molti adesso non ci sono più, persi per strada, assorbiti da scelte diverse, forse delusi. Mai però dimenticati perché il loro lavoro silenzioso ha contribuito ad edificare questa giovane casa che il nostro Partito. In altre occasioni ho detto e scritto che non mi piace il modo di fare “usa e getta” che talvolta si adotta. Le persone non sono oggetti e di tutti rimane qualcosa, ed a tutti bisogna riconoscere di aver messo un tassello nell’edificio che è l’IdV oggi. Credo in questo Partito. Mi ci sono avvicinata tanti anni fa perché non era un Partito. Il movimento di Antonio di Pietro che apriva nuove prospettive nella politica italiana. Quella politica così amata e odiata quando i risultati sono indegni dello progetto insito nel sostantivo. L’appartenenza mi spaventava, perciò sono stata fra gli ultimi a prendere la tessera. Credo di aver impiegato meno tempo a decidere di sposarmi che a decidere di essere iscritta al partito. Ma fatta una scelta si deve agire con quanto è nelle nostre possibilità per la riuscita del piano di lavoro. Avere propositi di sviluppo, idee, obiettivi. Per questo mi auguro che l’Italia dei Valori possa sempre più contare su risorse umane di qualità. Spero che si riesca, attraverso la realizzazione del progetto CRS, (Centri di riequilibrio sociale) già positivamente valutato dal Presidente, dare un’assistenza di alto livello a quella parte di società che necessita di guida e di sostegno. E riuscendo a far questo, come ritorno potremo avere luoghi di aggregazione e di incontro; occasioni di scambi, anche culturali, oltre che supporti logistici e umani. Una vera ricchezza per noi che non abbiamo sezioni di partito. Un modo nuovo, utile ed autofinanziato di aggregazione. Con una spontaneo avvicendamento di parti sociali, e quindi risorse, tante risorse umane. Unico importante obiettivo per un partito che ha l’ambizione di crescere.Torniamo alla Festa. Il Dipartimento delle Pari Opportunità ha dato un risultato. Non solo per il lavoro fatto, ma per l’alta qualità dei dibattiti. Quello della domenica, che più ci riguarda, vedeva insieme alle rappresentanti di istituzioni già citate, anche Pia Locatelli, Adriana Padovano Spano, e Simona Torretta che testimoniava con la sua presenza il bisogno di un progetto di pace. Caratteristica prettamente femminile che se applicata alla politica può dare grandi risultati. Ma lo spazio delle donne deve aumentare. Dal tavolo “Percorsi di emancipazione e Ingressi riservati”, che Gr Parlamento trasmetterà il prossimo lunedì, è nato l’invito, rivolto a tutte le Parlamentari, ad agire insieme e senza steccati per il raggiungimento dell’equilibrio della rappresentanza femminile. “Per una democrazia perfetta” è il titolo del documento Lagostena che rammenta come con la coesione di tutte le parlamentari donne si è riusciti a forzare l’approvazione della legge contro la violenza sessuale. E lancia l’idea di riprovarci per affermare il diritto delle donne di essere in Parlamento con percentuali che non siano da Paese sottosviluppato.

Wanda Montanelli

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